Salviamo le biblioteche ambientali [di Giorgio Nebbia]
Eddyburg.it 18 Aprile 2016. “Ambiente”, “ambientale”, sono termini che, in genere, si riferiscono alle azioni per evitare e rimediare le alterazioni dell’ambiente, inteso come acque, aria, foreste, suolo, esseri viventi. Non a caso il Ministero si chiama per la “tutela” dell’ambiente; il braccio scientifico di tale ministero si chiama Istituto Superiore per la ”Protezione” e la Ricerca Ambientale (ISPRA). Infatti l’ambiente deve essere tutelato e protetto dalle attività umane e, in qualche caso, da eventi “naturali” come terremoti o eruzioni vulcaniche. Le alterazioni di origine umana derivano da interessi contrapposti, spesso o talvolta entrambi legittimi: chi produce merci utili e occupazione e chi protesta per i fumi che escono dai camini; chi costruisce una casa in montagna e chi protesta per il taglio dei boschi, eccetera. La protezione dell’ambiente, da parte della pubblica amministrazione e da parte di associazioni o movimenti di ecologisti e ambientalisti, presuppone “la conoscenza” delle sue condizioni e delle sue modificazioni e questa può essere acquisita soltanto esaminando libri e documenti sparsi in numerosi posti, più o meno facilmente accessibili. Una associazione ecologica può contrastare l’inquinamento di un fiume soltanto se conosce tutti i suoi caratteri, la localizzazione e il tipo delle attività inquinanti, la natura delle scorie che finiscono nelle acque, i danni alla vita acquatica e alla salute delle persone che, a valle, traggono dal fiume l’acqua da bere. Si tratta, di conoscenze chimiche, fisiche, geologiche, biologiche, contenute in libri e relazioni spesso raccolti da enti e uffici pubblici, anche se raramente si sa dove si trovano. E’ stata quindi molto opportuna l’iniziativa della dott. Anna Laura Saso, dell’ISPRA prima ricordato, di raccogliere a Roma, il 15 aprile scorso, presso la Biblioteca Nazionale, i responsabili delle principali agenzie e istituzioni invitandoli a “raccontare” il ricco patrimonio di libri e documenti relativi all’ambiente esistenti nelle loro biblioteche e in quale modo ogni cittadino vi può accedere. Tanto per cominciare, lo stesso ISPRA possiede nella sua biblioteca libri e relazioni proprio nello specifico tema ambientale, così come in ciascuna regione le varie agenzie locali per la protezione ambientale possiedono biblioteche con la documentazione relativa soprattutto al territorio in cui operano. Chi fosse interessato allo difesa del suolo ha a disposizione una biblioteca e una cartografia del territorio che risale al 1867; subito dopo la nascita del Regno d’Italia è stato infatti creato il Comitato, poi Servizio Geologico d’Italia che ha studiato la geologia del nostro paese e che ha raggiunto un prestigio internazionale per le molte campagne di indagini geologiche svolte in tutto il mondo. Dall’esame delle carte geologiche, redatte nel corso di un secolo e mezzo, in parte consultabili in Internet, è (sarebbe) possibile capire dove “non” avrebbero dovuto sorgere quartieri residenziali, edifici, strade, stabilimenti industriali a causa della franosità del suolo e del pericolo di alluvioni. E, volendo, le amministrazioni pubbliche potrebbero sapere dove simili opere non dovrebbero essere autorizzate in futuro. Nel 1927 fu creato Il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) che coordina le ricerche scientifiche italiane attraverso diecine di laboratori propri o presso le Università. Il CNR in novanta anni ha raccolto una vastissima biblioteca contenente libri e collezioni di riviste in tutti i campi scientifici, in gran parte direttamente legati all’ambiente. Nel 1934 fu creato l’Istituto Superiore di Sanità che possiede una enorme documentazione sulle fonti di inquinamento e sui loro effetti sulla salute degli Italiani; un’altra importante biblioteca ambientale si trova presso l’ENEA, l’agenzia nata nel 1952 per le ricerche nucleari e ora specializzata nelle nuove tecnologie energetiche e ambientali. Il convegno sulle biblioteche ambientali ha messo in evidenza che una parte, continuamente crescente, delle conoscenze sullo stato, sull’evoluzione e sulle alterazioni dell’ambiente, sparse in questi e altri enti pubblici, è disponibile in Internet e diventa quindi accessibile a coloro che riconoscono e vogliono contrastare le violenze alla natura e al territorio. E’ stata anche costituita una associazione di “amici” delle biblioteche ambientali. Un altro aspetto importante riguarda il recupero delle biblioteche e degli archivi di privati, persone o anche associazioni o gruppi che sono stati attivi nelle lotte ambientali. Qualcosa è stato salvato, come l’archivio dell’urbanista Antonio Iannello da parte del Comune di Napoli, quello dello scrittore Antonio Cederna a Roma; rischia la dispersione la biblioteca di Fabrizio Giovenale, uno dei fondatori di Legambiente, in locali sotto sfratto alla periferia di Roma; la Biblioteca Motolese si trova a Taranto nel Quartiere Tamburi, a ridosso dei fumi dell’ILVA. Molte altre raccolte private di libri e documenti ambientali sono confinate in luoghi poco accessibili e moltissime sono andate perse. La Fondazione Luigi Micheletti di Brescia da venti anni va, letteralmente, “alla caccia”, di libri e archivi ambientali privati, a pericolo di dispersione, che raccoglie nella sua biblioteca-museo sulla storia contemporanea; un patrimonio che, in parte, aspetta di essere catalogato e inventariato e che rappresenta una fonte di studio e ricerca per comprendere molti eventi della storia dell’ambiente attraverso le testimonianze dei protagonisti. A causa della miopia delle istituzioni pubbliche alla Fondazione mancano soldi per le persone e per lo spazio di archiviazione, un peccato perché soltanto la conoscenza degli errori passati permetterebbe di prevedere, prevenire ed evitare errori e costi ambientali futuri. Come ha scritto Shakespeare, “il passato è prologo”. |