Agli analfabeti il premio Goldman per l’Ambiente. E ai nostri politici? Il premio Attila [di Raffaele Deidda]

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Insieme ad altri cinque è stato conferito a Máxima Acuña, contadina peruviana analfabeta, il Premio Goldman 2016 per l’Ambiente. Si tratta del più grande premio al mondo per gli attivisti ambientali. Un Nobel dell’ecologia attribuito alle persone che si sono distinte nel proteggere e migliorare l’ambiente, anche mettendo a repentaglio la loro incolumità. Máxima Acuña ha difeso il suo territorio, nel nord del Perù, regione di  Cajamarca, contro lo sfruttamento del colosso minerario statunitense Newmont mining corporation, intenzionato ad ampliare la miniera nel campo della famiglia di Máxima col prosciugamento del lago che serve per irrigare i terreni e trasformarlo in una discarica di rifiuti tossici. La contadina ha vinto la sua battaglia nonostante pressioni ed intimidazioni, resistendo per se stessa e la sua famiglia e per la comunità locale. Salvando così l’ambiente.

La vicenda della contadina peruviana ne richiama un’altra degli inizi del secolo scorso. C’è, in Islanda, la cascata di Gullfoss (cascata d’oro) nota come la “regina di tutte le cascate in Islanda” per la bellezza dell’ambiente e la spettacolarità dei due salti d’acqua del fiume Hvítá. Una società inglese avrebbe voluto acquistare la cascata  per realizzare una diga  e costruire una centrale idroelettrica, con il consenso del governo. Anche in questo caso una donna, la contadina Sigríður Tómasdóttir, proprietaria dell’area, si oppose alla realizzazione delle opere, determinata a gettarsi nella cascata se i lavori  fossero iniziati. Assistita dal giovane avvocato Sveinn Björnsson, divenuto poi primo presidente della repubblica islandese, vinse la battaglia. Oggi la cascata costituisce una delle maggiori attrazione turistiche islandesi per lo spettacolo naturale. Un monumento nei pressi della cascata ricorda l’eroica contadina.

Anche la  Sardegna ha un suo eroe ambientale, si chiama Ovidio Marras. Anziano pastore sardofono, ha sconfitto i potentati del mattone che avevano già realizzato imponenti opere inglobando la sua propreietà a  Tuerredda, tra le più belle spiagge del mondo. Ha detto Ovidio Marras all’indomani della sentenza della Corte di Cassazione che ha bloccato i lavori: “Volevano circondarmi di case, volevamo intrappolarmi nel cemento, forse speravano che me ne andassi. Ma adesso saranno costretti a buttar giù tutto. Non era accettabile che noi dovessimo andar via da qui, da casa nostra, per far posto ai ricchi. Questo posto è di tutti e io lo dovevo difendere”. Che dire? Ovidio for Goldman Prize!

Quale premio meritano invece quei politici italiani democratici e sapienti, che hanno invitato i cittadini ad astenersi dal voto sul Referendum Trivelle, avvalorando di fatto le strategie delle compagnie petrolifere per lucrare mentendo alle comunità, falsificando i controlli, giocando con la salute delle popolazioni nella totale incuranza per l’ambiente? Politici più dotti dei cinquanta scienziati che hanno sottoscritto un appello a favore del SI,  ritenendo anche che “invitare all’astensione in una consultazione democratica è sempre un atto di irresponsabilità civile e politica che non può che aggravare la grande malattia delle democrazie contemporanee: l’astensione dilagante”.

Bisogna produrre ricchezza, mantenere e creare  posti di lavoro, sostengono i poco lungimiranti politici che sanno che non sono le trivelle a produrre vera ricchezza  Non certo come l’ambiente, il turismo intelligente e sostenibile, la bellezza del paesaggio.

Lo sanno bene in Basilicata, dove i voti hanno superato il quorum. E’ stata una valanga di voti a favore del SI, il 96% a fronte di meno del 4% dei NO. I lucani hanno già sperimentato sulla propria pelle cosa significa lo sviluppo da trivelle. La Basilicata ha  574.251 abitanti. Le royalties che le compagnie petrolifere pagano sono pari a 68milioni di dollari/anno. Cifra pari 118 dollari/anno per abitante, ovvero a 104,79 euro. Pari ancora a 28 centesimi di euro per abitante al giorno.

Davvero una grande ricchezza per il territorio, che in cambio ha ricevuto devastazione ambientale, inquinamento, malattie e distruzione di migliaia di aziende agricole! Non sono noti dati ufficiali sulle royalties complessive versate alle casse pubbliche dalle compagnie titolari delle trivelle oggetto del referendum. Si calcola che siano pari a 38 milioni all’anno. Nel 2015 tutte le royalties su petrolio e gas hanno fruttato all’Italia 351 milioni: circa 5 euro per ogni italiano. Più o meno quanto ha speso il Governo evitando di accorpare il referendum alle elezioni amministrative. Cifra che il premier Renzi ritiene sia stata buttata per un referendum inutile e demagogico.  Con buona pace della democrazia partecipata.

Che premio dare a Renzi e ai suoi fedelissimi dirigenti periferici, compresi quelli sardi,  coperti e allineati sulle sue scelte, specie quelle che rischiano di compromettere i beni più preziosi, l’ambiente e il territorio? Se fosse ancora disponibile il premio Attila, magari…

Foto: Máxima Acuña  e suo marito Jaime Chaupe

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