Vita di Bohème [di Franco Masala]

quadro II aria musetta

C’è tutto ciò che ci si aspetta nell’ennesima ripresa di Bohème sul palcoscenico del Teatro Lirico di Cagliari: la stufa, la cuffietta, la neve, i giocattoli, il manicotto. La regia di Ugo Tessitore si snoda con una routine prevedibile al servizio di una messinscena assolutamente tradizionale, proveniente dal Teatro Regio di Parma.

Per fortuna c’è la musica di Puccini a suscitare la classica “mozione degli affetti” per una delle opere più amate e rappresentate dell’intero repertorio lirico. Ancora una volta a sorprenderci è la vena melodica del compositore, capace di avvolgere parole e situazioni in un’atmosfera di sentimenti che prendono e fanno spuntare una furtiva lacrima anche nell’ascoltatore dei più incalliti.

Non è da meno la finissima orchestrazione che tesse una rete di suoni pronti a sottolineare passi che altrimenti passerebbero inosservati. Due per tutti, proprio nel primo quadro: lo smorzarsi delle note musicali allo spegnersi del fuoco e il tintinnìo che accompagna le gocce d’acqua spruzzate sul volto di Mimì svenuta.

Una vocazione al teatro che giustamente fa di Giacomo Puccini l’ultimo compositore veramente popolare e capace di trasformare in oro tutto ciò che tocca e che fa riflettere al confronto con Ottorino Respighi, autore de La campana sommersa che un mese fa ha inaugurato la stagione 2016 cagliaritana. Lì una trama musicale e continua, quasi totalmente avulsa dall’azione scenica e dal canto, qui un senso della parola che fiorisce nel canto di conversazione di cui Puccini fu maestro.

Il valore aggiunto della ripesa cagliaritana è l’esecuzione affidata a giovani interpreti, primi fra tutti il direttore Michelangelo Mazza e i due protagonisti, Valentina Boi, soprano di evidenti origini sarde, e Matteo Lippi, capaci di far rivivere amori, speranze e dolori di giovani squattrinati, con efficacia vocale prima ancora che scenica.

Non è da meno Lavinia Bini che rende più umano e meno frivolo del solito il personaggio di Musetta mentre due giovanissimi polacchi, Krzysztof Baczyk e Andrzej Filończyk, rivelano un’ottima dizione italiana al servizio di una resa vocale apprezzabile. Bene gli altri, come si diceva nelle vecchie cronache ma con una menzione speciale per Vincenzo Taormina, gigantesco Marcello, e l’unico veterano, Stefano Rinaldi Miliani, che canta (finalmente) senza indulgere al parlato il ruolo del padrone di casa Benoit, in genere ridotto a risibile macchietta.

Successo assicurato e pienone in sala.

La Bohème Scene liriche in quattro quadri, libretto Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, dal romanzo Scènes de la vie de Bohème di Henri Murger. Musica Giacomo Puccini. Cagliari, Teatro Lirico. Repliche fino all’8 maggio

*Foto di Priamo Tolu  ©

 

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