Zedda non fa [di Alessandro Mongili]
Intervistatore: Bisogna battersi per far restare Ryanair? Massimo Zedda: «Dobbiamo farci conoscere, stiamo promuovendo la città all’estero. Ryanair può aiutarci, lo stesso può fare Alitalia. Ho chiesto a Montezemolo – presidente del comitato olimpico Roma 2024 e di Alitalia – una maggior attenzione verso Cagliari e mi ha garantito la disponibilità. I collegamenti sono vitali per un’isola, il governo ha appena stanziato novanta milioni in tre anni per la continuità territoriale aerea». Ci sono tanti motivi per cui in tanti non voteremo Zedda come Sindaco di Cagliari per un altro mandato. Opportunamente, lo stesso Sindaco Zedda ha ricordato chi è lui, politicamente, in un’intervista a L’Unione Sarda apparsa il 10 maggio. Lui è quello che non ha idea che esista un problema di mobilità per i Sardi, ma crede invece che Ryanair serva a farci “conoscere”, e per questo intercede presso i nostri potenti dominatori chiedendo “attenzione”. Di battersi, manco una lontana voglia. In fondo, noi non abbiamo diritti, nell’ottica di quelli che “Ora tocca (solo) a noi”, ma al limite possiamo chiedere favori a chi comanda davvero, sempre che ci comportiamo “responsabilmente”, cioè in modo ubbidiente, e che ci affidiamo a chi conosce i vari montezemoli. La prima e più importante ragione per cui non si può votare Zedda è però il quadro politico al cui interno un’esperienza come la sua è possibile. Votare Zedda significa votare Renzi, cioè sostenere una politica di stravolgimento della Costituzione in senso pasticcione ma con intenti autoritari, e una politica confindustriale con le insegne della sinistra. Votare Zedda significa inoltre votare Pigliaru, cioè sostenere una Giunta destra-sinistra senza nessuna attenzione per i problemi della Sardegna, ma solerte nell’andare incontro ai desiderata di Renzi e di chi egli rappresenta. Nel complesso, significa sostenere esperienze che rispondono alla crisi con le politiche che hanno condotto proprio a questa crisi, e in particolare in Sardegna hanno condotto a una deriva generale. Sostenere Zedda all’interno di un quadro come quello appena descritto significa votare per il Governo del Jobs Act e dei voucher da un lato, e per la Giunta che allontana Ryanair e che cede a ogni richiesta dei poteri forti dall’altro, che sta affossando la Sardegna nonostante tutte le panzane che la loro (pessima) comunicazione istituzionale mette in giro. C’è, solo per questa ragione, da mettersi la mano sulla coscienza a sostenerli. Si tratta di una responsabilità politica e civica che è grave assumersi. Dobbiamo ricordarci che l’elezione non riguarda un giudizio su Zedda, un problema secondario alla fine, ma la nostra sorte collettiva, come cagliaritani e come sardi. Ben altri sono i problemi e Zedda potrebbe essere una risposta se non fosse egli stesso uno di questi problemi, per le sue alleanze e per il suo stile di governo. Non si tratta, quindi, di “dare un voto a Zedda”, quanto di capire se Zedda e quelli di “Ora tocca a noi” costituiscano una risposta utile per i nostri problemi, cioè per i problemi dei Cagliaritani. Io credo di no. La seconda ragione per cui “Zedda non fa” è infatti legata all’assoluta mancanza di una visione futura per la città, che parta dai suoi problemi e prospetti soluzioni. Nessuna politica abitativa, nessuna politica culturale, nessuna attenzione ai problemi della disoccupazione, discorsi vaghissimi sull’integrazione dell’area metropolitana e con il resto della Sardegna, nessuna attenzione in generale per la comprensione stessa di questa dimensione, disprezzo e aggressività per chi osa criticare, porre i problemi, proporre soluzioni. Nessuna risposta alle richieste delle comunità dei migranti e dei cittadini stranieri che ormai fanno parte integrante del tessuto urbano e che, cosa che andrebbe a nostro vanto, sono molto più integrati da noi che in Italia. Molta attenzione, invece, ai rapporti con Roma, con i potentati. Nessuna apertura al mondo fuori dall’Italia. Una cultura assieme provinciale e subalterna. Zedda propone, come suo programma, la replica di questi cinque anni e ci chiede di fidarci del gruppo di potere raccolto intorno a lui. Ma quel che ha fatto non è stato altro che svuotare i cassetti delle Giunte di destra, che l’hanno preceduto, realizzare molte delle loro cose, anche accettabili in alcuni casi, e lanciarle sul mercato della comunicazione come se fossero una megarivoluzione galattica. E invece erano solo giardinetti pubblici. Magari realizzati in un clima di pressapochismo e di indifferenza verso i disagi causati, e che spesso sono privi – occorre dirlo – di dignità architettonica. Piccole cose, anche se talvolta benvenute. Infatti, non si può certo dire che alcune sue realizzazioni non siano cose buone o non si tratti di miglioramenti. Sono però aspetti secondari per la nostra vita. Zedda ha infatti evitato, quasi scientificamente, non dico di risolvere, ma semplicemente di affrontare i nostri problemi principali. E quest’ultima è una cosa che, come elettore, non gli perdono. La Giunta Zedda è stata la Giunta della cosmesi, degli annunci, della comunicazione, in una linea di assoluta aderenza con il renzismo e con il berlusconismo. Una Giunta wannabe. Ma se non si vota Zedda, chi si vota? La risposta non è facile. Purtroppo, la candidatura Massidda, che all’inizio sembrava interessante, è stata riassorbita dalla solita destra cagliaritana, becera, ignorante, furba (come mostra il malcostume di moltiplicare le liste). Altre proposte sono legate a piccoli gruppi che occorre in ogni caso ringraziare per averci messo a disposizione le loro candidature, e fra cui sarà possibile compiere scelte alternative, con la speranza di mandare in Consiglio comunale qualche esponente della società civile o che provenga dalla politica di base, e non dalle cupe anticamere del portaborsisimo locale. Votare e sostenere qualche candidato valido nelle liste alternative a Zedda ci offre una prospettiva, apre qualche speranza per il futuro. Votare Zedda, invece, significa chiuderci a ogni speranza di cambiamento, significa condannarci all’emigrazione dei giovani, alla perdita di coscienza di sé, alla precarietà e alla dipendenza, quasi fosse un destino.
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Di fronte al disastro cosmico delle giunte Floris-Cappellacci mi sento di dare un giudizio meno severo ai corrispettivi Zedda-Pigliaru. Non saranno il meglio del meglio, d’accordo, ma di questi tempi anche il “minimo sindacale”dei due “sinistri” dovrebbe essere giudicato con occhio più benevolo. Poi non conosco il programma di Zedda per i prossimi cinque anni, quindi non posso esprimere valutazioni in merito. E rimane, enorme e assoluta, la certezza che Massidda sindaco, di cui ricordo la sollecita prenotazione ad uno degli attici che si dovevano(ahimè) costruire a Tuvixeddu, sarebbe la replica del Floris sindaco.
Condivido tutto…infatti questa volta non voterò zedda (tutto volutamente in minuscolo)… e mi spiace dirlo, ma per me pigliaru si sta rivelando peggio del peggio.
Peccato. Mi ero illusa che questo spazio accogliesse riflessioni, critiche, proposte, ragionate e ponderate. Insomma che fosse un luogo di confronto di idee e di posizioni. Invece devo constatare che è stato infettato dal male di tutti i social che lo ha trasformato in uno sfogatoio come dimostrano gli interventi di Mongili e Marini che utilizzano queste pagine non per criticare il sindaco Zedda, come sarebbe giusto, ma per sfogare giudizi preconcetti, senza l’onestà di riconoscere a questa Amministrazione neppure un piccolo merito. Anzi, come nel caso della partecipazione alle selezione per Capitale europea della Cultura, si capovolge la realtà. Arrivando a definire Cagliari una città “in ombra, disabitata e in declino”. Uno sproposito. E quali sarebbero le città “in luce” e quelle “in sviluppo”. Ma in che mondo vivono queste persone? Si sono rese conto che da molti anni la Sardegna è martoriata dalla crisi? E pensano veramente che il responsabile sia Zedda? O che la città cambierà volto e tornerà “all’antico splendore” delle giunte Floris.
Auguri.
Gentile Anna, come ben dice noi accogliamo riflessioni, critiche, proposte ragionate e ponderate. Gli articoli di Mongili e Marini non sono sfogatoio ma analisi che può trovare solo qui visto il conformismo che anima i mezzi di informazione cagliaritani. Se lei avesse argomenti per ribattere potrebbe spedirci un articolo e noi saremo ben lieti di pubblicarglielo.
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La politica Zedda/Massidda dà delle garanzie, questo è innegabile.
Come quelle di due droghe dagli effetti tossici.
E la scelta tra due agenti tossici serve solo a decidere quale strada prendere. La destinazione, alla fine, è la medesima: pronto soccorso.
Infatti, scegliere la meno peggio tra due tossine serve a qualcosa? Forse a prolungare l’agonia (vogliamo chiamarla vita?).
Io voglio stroncare l’agonia della mia città, non prolungarla!
Di fronte a siffatte garanzie preferisco il “salto nel vuoto” della cura sperimentale, la politica degli altri candidati fa al caso mio.
Io, a casa, per un non voto, non ci resto.
Quando non si hanno argomenti la frase chiave è sempre la stessa “..si vabbè, però manca la prospettiva, manca la ‘visione futura’ “.
Un po’ come quando ai miei tempi si andava al cineforum e alla fine (seppure il film appena visto fosse comunque risultato gradevole) faceva figo uscirsene con la classica frase “..si vabbè, però manca il messaggio, il messaggio qual è?”