Il vero disastro per il centro sinistra è l’assenza di senso della sinistra [di Andrea Sotgiu]

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Rassicura sapere che il Pd sardo  a giorni si riunirà per cercare di uscire dalle secche in cui si trova. Ufficialmente dalla condanna di Soru ma nei fatti dalle sue dimissioni da presidente della Regione e dalla successiva sconfitta del centrosinistra. La tiepida opposizione a Cappellacci su sanità, piano paesaggistico, ambiente, energia fa intendere che il crollo della sinistra in Sardegna non è di oggi.

La mappa dei poteri non registra d’altra parte grandi differenze tra schieramenti perché le persone nei gangli di potere sono un’alchimia dove tutto si tiene.  Le vicende di questi ultimi tre anni (inchieste e dimissioni varie ma anche elezioni politiche, regionali, europee) sono state una via crucis per la Sardegna e per i  convinti democratici.

L’isola nel mentre è sparita dalla politica nazionale. La sua attuale ininfluenza  si percepisce dall’assenza nelle analisi sull’astensionismo in Italia o sulle prossime scadenze elettorali. Lo stesso scarso interesse dei pentastellati per la Sardegna è una conferma. Grillo ed i suoi si tengono alla larga dall’assalto al palazzo regionale che ha mostrato la sua debolezza con la candidatura di Michela Murgia. La cittadella non è caduta solo perché le regole elettorali l’hanno blindata. La verità è che l’ammontare dei votanti sardi si recupera in un quartiere di Roma e sarà sempre peggio per l’incombente denatalità.

Date queste condizioni cosa deve fare l’assise del Pd che sta per riunirsi? Ciò che non ha fatto il Consiglio regionale della Sardegna. Chiedersi se nel partito e, più in generale, in Sardegna sia pendente una questione morale e se questa abbia condizionato e condizioni la formazione e l’azione delle amministrazioni ai diversi livelli. Molti degli indagati infatti  lo sono per atti compiuti nell’azione politica.

La condanna, in primo grado, dell’ex presidente della Regione Soru non ha niente a che fare con questa. I suoi problemi con la giustizia non sono meno gravi ma siamo al primo grado di giudizio in una materia controversa. L’enfasi con cui  i media trattano le sue questioni giudiziarie non deve condizionare una serena discussione sulla sua azione o sulla questione morale di chi oggi governa o si candida a farlo. Soru non può essere usato come foglia di fico dai suoi avversari o dalle sue residue tifoserie. Non si può capitalizzare un progetto che prescinde dalla persona, come altre volte ho scritto.

Il percorso che il Pd deve attivare è chiedersi soprattutto che visione ha o intende avere della Sardegna. E’ quella di Pigliaru? Al di là del suo programma elettorale, generico quanto carente, non pare abbia segnato, in quasi mezza legislatura, una vera discontinuità da Cappellacci. Di più, viene percepito interno al renzismo e cioè “delegato” al governo di un territorio di cui disporre per tutte le dipendenze e servitù. Sarà il caso, di consegunza, fare una verifica su un avanzamento o no rispetto a Soru nei temi cruciali della Sardegna?

Sono strade possibili per individuare un segretario ed un nuovo gruppo dirigente che pretendano dall’esecutivo che il piano paesaggistico regionale chiuda il suo iter in una fase in cui sta ripartendo l’assalto alla diligenza. Stavolta anche sotto le mentite spoglie delle energie rinnovabili. Leggere quanto ha dichiarato l’Eni sui suoi progetti nel settore preoccupa perchè oggi la Sardegna è sprovvista di antidoti ed incapace di imporre prima di ogni azione persino l’attivazione di bonifiche dei territori in cui le industrie hanno lasciato disastri.

Un gruppo dirigente che chieda una forte leadership nelle relazioni con il governo  sottraendosi alla vistosa subalternità; di attuare una politica culturale di respiro come nella passato governo di centro sinistra; di rimettere la sanità al primo posto piuttosto che assistere all’attuale confusione o peggio al ritorno alla sanità privata a carico del pubblico.

Se il Pd riuscirà a farlo forse salva se stesso e soprattutto la Sardegna dal ritorno di un centro destra più avvertito nel pretendere più autonomie ed opportunità dai governi di centro sinistra. Il vero disastro per il centro sinistra è l’assenza di senso della sinistra. Se continua così, è fuori  discussione che riporterà alla ribalta in Sardegna la destra che si credeva defunta

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