Sassari negli anni ’40 e ’50 è stata la capitale isolana dei ritmi sincopati. Fausto Orizi, classe 1920, è uno dei testimoni dell’epoca d’oro delle orchestre. 93 anni suonati. Tutti con la sua fedele tromba a ritmo di jazz e swing. E’ una città e un’isola che non ci sono più, quelle che racconta Fausto Orizi, marchigiano di nascita ma sassarese d’adozione fin dal 1940 anno in cui, militare, fu spedito in Sardegna.
L’incontro con la musica inizia prestissimo, a 8 anni nel paese natale di Colmurano vicino a Recanati. Una trombetta giocattolo fa scattare l’attrazione fatale. Poi col trasferimento a Recanati l’ingresso nella banda cittadina – sovvenzionata dal cantante Beniamino Gigli – fino allo scoppio della guerra e al suo trasferimento a Sassari.
Proprio nella città turritana, a partire dal ’41, si realizza una piccola magia. Nella Divisione “Calabria”, alloggiata in uno stabilimento ecclesiale nei pressi della Chiesa di San Giuseppe, si ritrovano decine di appassionati di musica, in particolare la musica “proibita” all’epoca (siamo prima dell’armistizio del ’43 e i ritmi anglofoni non sono graditi).
L’arrivo di un giovane Sergente Maggiore dal “Continente” nel ’43 incendia definitivamente la divisione e la rende celebre non solo in città. Il graduato è nientemeno che Fred Buscaglione, scappato (pare) alla sua pericolosissima destinazione russa ed approdato nella tranquilla Sardegna. E’ sotto la sua direzione che si tiene un concerto storico nel teatro Verdi, che richiama centinaia di spettatori entusiasti. “Buscaglione era una testa matta”, ricorda Fausto Orizi. “Scappò più volte dalla caserma senza avvisare i suoi superiori solo per vedere suonare un pianista a Cagliari. Quando, una volta, sparì per tre giorni interi venne degradato, e non poté più dirigere”. Della “Calabria” faceva parte anche il maestro Giulio Libano, che divenne poi noto nella tv degli anni ’60 per la sua collaborazione con personaggi come Mina e Lelio Luttazzi.
Dal ’41 quindi, fino alla fine della guerra, l’orchestra inizia a suonare nelle “serate danzanti” all’interno di un (malfamatissimo) hotel, ormai scomparso, all’Emiciclo Garibaldi. Racconta, Fausto Orizi, di come assieme all’orchestra venissero ingaggiate anche disinibite signorine da fuori città, per compiacere i nostri soldati. Non che i militari di stanza in Sardegna avessero gran che da fare. I congedati dell’epoca erano soliti dire di aver trascorso la guerra “a faccia a foggu arrusthendi ziminu” (“davanti al fuoco ad arrostire zimino”, anziché davanti al fuoco dei cannoni).
Insomma, la città di Sassari era una pacchia per gli amanti della musica. Tanto che la Divisione, destinata alla tristemente famosa trincea di Montecassino, non partì proprio per volontà dei superiori locali, che apprezzavano la buona musica e le “serate divertenti”. Dopo l’armistizio i contatti con le truppe americane favoriscono ulteriormente la conoscenza della musica jazz. Si comincia così a suonare anche assieme ai musicisti alleati, in cantine e localacci sassaresi e cagliaritani, approfittando delle trasferte.
Ricorda ancora Fausto Orizi; “In una occasione riuscimmo ad andare a suonare in uno scantinato al centro della città di Cagliari, non ricordo più dove fosse. Il posto (e noi stessi) non aveva alcuna autorizzazione, così arrivò la polizia militare e ci portò via, assieme alle signorine che ci facevano compagnia”.
La fine della guerra non spegne la voglia di swing dei giovani sassaresi. Sulle ceneri della Divisione Calabria si forma il gruppo “Swing”, diretta dal maestro Francesco Serra, che vede alla tromba proprio Fausto Orizi assieme ad altri grandissimi e indimenticati musicisti dell’epoca: Salvatore Fiori, Giuseppe Marongiu, Mario Denurchis, Pietro Scano o – come veniva soprannominato – “Pietro la scimmia” (pare a causa dei tratti somatici non proprio raffinati).
L’orchestra (in termine “gruppo” o peggio ancora “band” ancora non venivano utilizzati), suona in moltissimi centri della provincia, con alcune puntate a Cagliari e in provincia di Nuoro, sfidando maltempo, fiumi straripati e – si narra – banditi, rapidamente ammansiti dalla musica e dal vino. Ovviamente non esisteva il “service”, ovvero il servizio tecnico di amplificazione, quindi toccava al più agile del gruppo arrampicarsi sugli alberi a sistemare degli altoparlanti di circa10 chili. E se l’autista delle auto si scordava di andare a prendere i musicisti non ci si faceva problema di rientrare in 10 in una sola macchina, tanto più quando nel gruppo era presente qualche componente di sesso femminile.
La “Swing” divenne poi la “Boys”, con altri musicisti ma repertorio simile: da Moonlight Serenade, sigla di apertura e chiusura dei concerti, a brani di Cole Porter, Duke Ellington, Glenn Miller, Benny Goodman e tanti altri autori dell’epoca. La stagione d’oro delle orchestre swing finì con gli anni ’60 e l’irrompere sulla scena musicale dei Beatles e del primo Rock’n Roll. Ma ancora oggi, se chiedete a tanti sassaresi un po’ in là con gli anni di Fausto Orizi, Francesco Serra e dell’orchestra Swing, probabilmente li sentirete sospirare in ricordo dei bei tempi andati.
*Laureata in Filosofia, consulente di comunicazione pubblica e politica. Vive a Sassari con marito, figlia e due gatte.
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Bellissimo articolo…. non solo perché si parla di mio padre e del tuo , ma per aver saputo descrivere cosi bene , uno spaccato di vita e del genere musicale che hanno dato un po di allegria ballando il rock end roll ed altri balli favorendo anche gli incontri romantici,compreso quello fra mio padre e la mia madre .Noi due abbiamo avuto poco modo di conoscerci .. … sono stata molto più vicina a tue sorelle maggiori sia per lavoro che per età .
grazie Cristiana.
Sono il Maestro Pietro Scanu (la scimmia).
Tengo a precisare che il nomignolo ‘la scimmia’ non è dovuto ai miei tratti somatici ma da uno scherzo fatto da un amico dell’orchestra ‘boys’ della quale facevo parte.
Bellissimo articolo, io come molti giovani sassaresi
ho frequentato la scuola di chitarra del maestro Serra.
Vorrei contattare la Sig. Serra per scambiare qualche ricordo del padre.
Antonio
Il Maestro Pietro Scanu! Mio padre (Rosolino) mi ha parlato parecchie volte di lei.
P.S. articolo molto interessante.