Ricordando Maria Lai[di Franco Meloni]
Metà Giugno 2004, una settimana dopo la vittoria elettorale, con tigli fioriti che riuscivano a far dimenticare la bruttezza delle case sulla strada costruite secondo il canone NeoSardo NonFinito, matrimonio a Cardedu. Questo paese è, come avrebbero detto a Vienna, un’espressione geografica. Nato per il cedimento di un villaggio sui monti, è stato trasportato in pianura usando una squadretta per tracciare vie e servizi. Immaginazione: zero. Largo ai geometri. Zia Lola abita qui, in una casa che sembra una creatura vivente. Basta distrarsi e spuntano stanze, anditi, officine. Vecchie cantine diventano falegnamerie e la mappa di Harry Potter non potrebbe nulla nel ricostruire percorsi. Un inno al condono edilizio e alla mancanza di un piano comune di appoggio. Artisticamente evoluta. Ricorda la casa in quattro dimensioni descritta in un modo meravigliosamente possibile. Ma la casa è estremamente viva. Nessun architetto potrebbe arredare con tanto calore superfici percorse da strati sovrapposti di sensazioni vissute. Non esiste angolo che non pretenda attenzione. Il matrimonio è bello. Gli sposi giovani e felici e i parenti e amici riuniti da tutte le parti d’Italia. Multigenere e multiculturale. Forte aggregante la simpatia e la voglia di fare festa. In più Eva, con Valeria in Prima Elementare qualche anno fa, mia modella preferita per foto sempre belle, aspetta un figlio. Che cosa si vorrebbe di più? Io vorrei un nipotino, prima della conclusa senescenza che impedirebbe di poterlo viziare come merita. Ma ora pensiamo agli sposi. Pranzo secondo la tradizione ogliastrina. Quindi niente cena. Giusto per non strafare. Gli amici sono stati destinati in modo da occupare camere e letti in modo rispettoso per la privacy e il decoro familiare. Nessuna trasgressione. Io, momentaneamente spaiato, ho chiesto di essere sistemato in un qualunque sottoscala, purché vicino. Il laboratorio di Zia Lola? Assolutamente no, ha risposto l’Artista. Non se ne parla nemmeno. Ma è per Franco. Allora va bene. Queste cose gratificano una vita più della vittoria in un concorso di bellezza. Avere la fiducia di una persona esigente come Zia Lola è da riportare sul CV. Mi accompagna solerte. Ho tutto, federe, lenzuoli, asciugamani e libri. Dotazione minima di sopravvivenza. Mi mostra il letto e mi raccomanda di chiudere alla partenza porte come in un sommergibile. Mi consegna le chiavi, “quella verde è quella giusta, ridalle a Giuliana in persona, mi raccomando”. Nessuna fotografia, le prometto. Mi sembra inutile dirlo, ma è il minimo che possa fare per tranquillizzarla. Subito dopo parte per impegni che non fanno sentire i favolosi 84 anni lucidamente ed elegantemente indossati. La notte è piena di stelle. Molto più che a Cagliari. Una civetta scandisce elveticamente il tempo facendo nascere in molti istinti non proprio francescani. Io entro nel laboratorio. Accendo il minimo per non inciampare e, senza guardare se non gli scalini che il progettista folle ha inserito ovunque, arrivo al letto. Lo controllo con più cura. Mi era sembrato appena sufficiente per Pisolo. Uno dei sette, intendo dire. Invece no: uno scatto e i bracci si appiattiscono in modo da far stare un umano di taglia sarda. Dopo la guerra e sconfitta la malaria, non certo un proteinizzato virgulto dei giorni nostri, ma basta, almeno per una notte. Dormo. Mi sveglio per il freddo. Coperta provvidenzialmente vicina. Mi riaddormento cercando di non pensare dove sono. Mattina sparecchio in modo da non lasciare traccia del passaggio. Chiudo porte e attraverso al contrario le stanze piene di cose. La loro presenza è forte. Richiudo molto soddisfatto di me. Ho vinto una grande tentazione. Ma, anche con la donna più bella del mondo oltre la porta, non mi sarei mai abbassato a guardare dal buco della serratura. Riconsegno le chiavi a Giuliana, giovane promessa della letteratura. Conferma la sensazione di magia che si avverte nello studio di Zia Lola. Aspettata e sentita, sempre. Sono molto contento: le nozze sono belle e piene di vita. Noi abbiamo in più, da una settimana, la speranza che qualcosa possa cambiare in meglio. La Sardegna è bellissima e ora possiamo osare di più. Con la ragione e con il cuore. Chissà se Zia Lola mi farà visitare lo studio. Sono sicuro che, in sua compagnia, sarà un’esperienza indimenticabile. *Fisico. Università di Cagliari |