Servono progetti per disarmare gli incendiari delle campagne [di Fulvio Tocco]

newton1

Viviamo in un mondo produttivo piccolo piccolo e chiuso negli interessi personali che assomiglia ad altre aree conflittuali del pianeta. Coltivare la campagna rendendola produttiva, sicura e custodita si può. L’alternativa è tenerla improduttiva e pronta per essere incendiata dai criminali a costi insostenibili.

Di fronte alla malvagità degli incendiari è necessario intervenire con iniziative semplici e con progetti di facile comprensione per disarmare questa forma di criminalità che ci rende sempre più poveri. Non potendo prevenire del tutto le strategie distruttive di uomini risoluti è possibile adottare politiche finalizzate ad attenuare il fenomeno degli incendi in estate e delle alluvioni invernali con progetti finalizzati alla tutela della campagna, intesa come bene collettivo.

Una corretta lettura di ciò che succede nelle campagne  è da supporto per trovare le soluzioni. Gli incendi e le alluvioni non possono essere affrontati, solo con le strade già sperimentate, oppure intervenendo quando i fatti accadono. Il “Sistema regione” con i suoi tempi e forme organizzative è inadatto a dare risposte concrete a carattere straordinario. Può essere d’aiuto per nuove strategie contro il fuoco in collaborazione reciproca con gli Enti Locali che vivono questo dramma.

Chi vede il suo lavoro andare in fumo è sottoposto a tensioni indescrivibili! Solo chi ha visto il proprio padre, un parente o un amico piangere perché gli hanno incendiato i campi di grano annullando il lavoro di un anno sa esattamente di che cosa stiamo parlando. Le amarezze espresse in questi giorni sui social da chi si è visto distruggere il raccolto o bruciare vivi gli animali sono abbastanza eloquenti.

La mia emotività mi porta a pensare che nella nostra isola si agisce senza una corretta lettura dei bisogni dei territori, non preparati ad anticipare i disastri che si abbattono sulle singole imprese e sull’economia reale. Il disinteresse verso le fasce fragili della Sardegna è una sorta di attentato alla dignità umana non meno di una maledetta mano incendiaria.

Viviamo perlopiù tra opinionisti senza cultura diretta, complici di un sistema perverso che non lascia spazio alla volontà della più umile delle persone, spogliandola del diritto universale che è la dignità e la libera possibilità di produrre per vivere e far campare la famiglia.

Che fare? La corretta lettura del territorio dice che per coprire i consumi si ricorre ai mercati esterni. Va da se che per attenuare il fenomeno di dipendenza è necessario produrre di più in casa nostra. Per farlo sono necessari Piani straordinari per stimolare la coltivazione “totale” delle campagne in affiancamento ai buoni programmi di sviluppo vigenti. Per attuarli sono necessarie delle ulteriori risorse finanziarie.

E’ una questione di scelte programmatiche! Si vuole coltivare la campagna, rendendola produttiva, sicura e custodita dagli agricoltori e dai pastori riducendo le aree di rischio risparmiando, o continuare a tenerla zeppa di sterpaglie, improduttiva e pronta per essere incendiata dai criminali d’estate? La normativa comunitaria ci viene incontro.

Le risorse risparmiate dall’uso degli aerei e degli elicotteri per la riduzione della superficie di rischio potrebbero finanziare annualmente dei Piani di coltivazione a ritorno agricolo, ecologico ed  ambientale con qunto di positivo che ne deriverebbe dal punto di vista sociale ed economico.

 

One Comment

  1. Mara

    Tipo ridurre la Sardegna a un fac-simile della Pianura Padana?
    Non mi pare una buona idea. Ben venga lo sviluppo dell’agricoltura, ma è altrettanto indispensabile preservare la grande biodiversità della “Sardegna Selvaggia”, quella che rende l’Isola unica, amata e desiderata dai viaggiatori. Contro gli incendi ci vuole un colossale piano di EDUCAZIONE, non solo ambientale. E pene molto severe, certe e ben pubblicizzate contro gli incendiari.

Lascia un commento