Ecco della letteratura senza letteratura….[di Raffaele Ibba]
«Ecco della letteratura senza letteratura, per dimostrare che tutta un’epoca della cosiddetta letteratura, se non tutta, non può sopravvivere a un certo regime tecnologico di telecomunicazioni (il regime politico al riguardo è secondario). Né la filosofia né la psicoanalisi. Né le lettere d’amore. Quelle che tu mi scrivi io le rileggo correndo per la strada e urlo come un folle, sono le più belle che io abbia mai letto, le prime che siano state scritte, ma anche, devo dirtelo, le ultime. … Dopo non potranno più, nemmeno io, provo un po’ di pena per te. Non solo perché il tuo amore ne riceve una tinta un po’ escatologica e crepuscolare, ma perché, non sapendo più scrivere delle “letteredamore”, loro non ti leggeranno mai. “Wachs, / Ungeschriebnes zu siegeln, / das dainen Namen / erriet, / das dainen Namen / verschlusselt.” è Celan, Mit Brief un Uhr, in Sprachgitter che mi aveva dato nel 1968». (Jacques Derrida, La Carte Postale, Mimesis edizioni, Milano 2015, Traduzione di Luana Astore. pag. 214 Il testo italiano della poesia di Paul Celan che Derrida cita è questo, nella traduzione di Giuseppe Bevilacqua per i Meridiani di Mondadori, a pag. 258 – 259. Il testo citato da Derrida è la prima strofa della poesia. Cera, a sigillare il non-scritto che presagì il tuo nome, che cifrò il tuo nome. Vieni, alfine, luce natante? Dita, ceree anch’esse, stirate da estranei, doloranti anelli. Sparite le punte, liquefatte. Vieni, luce natante? Vuoti di tempo i favi dell’orologio, nuziale lo sciame s’appresta a partire. Vieni, luce natante.
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Che scriverai, giovane amica mia? al pallido soffio delle tue lune tu che ami contemplare ragazze e valutarle – bellezza guarda bellezza – tu, cosa scriverai del tuo amore al tuo amore? quando avrai un amore in lotta nel tuo cuore e non solo desideri d’amore.
Ho più di un’incertezza stanotte e tu perdonami, vecchia mia, se ancora cambio destinataria senza remore mentre la notte avanza. Ma non vedo campane, mancano fattori di verità e le nostre malattie appartengono al mondo, alla vecchia Terra roba antica e senza le maestrie di lettere inventate sopra le invenzioni di cuori in attesa… |