Referendum, il comitato del No chiede un intervento di Sergio Mattarella per l’equilibrio informativo [dii Barbara Acquaviti]
L’Huffington Post 09/08/2016. La grande manifestazione in cantiere, la ricerca di “sponsor” del mondo della cultura e dello spettacolo, la richiesta di un intervento del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per l’equilibrio informativo. E persino l’ipotesi di una denuncia per “turbativa dei mercati”. Il comitato per il No alla riforma costituzionale, presieduto da Alessandro Pace e che ha come presidente onorario Gustavo Zagrebelsky, prova a costruire la sua “campagna di autunno” contro il ddl Boschi dopo aver fallito l’obiettivo della raccolta delle firme. Il che vuol dire, peraltro, niente rimborsi mentre nelle casse del fronte del Sì è in arrivo mezzo milione di euro. Per ora si sta cercando di sopperire con l’autotassazione (chi ha potuto ha dato mille euro) e con piccole donazioni. Che, spiegano, hanno consentito di mettere da parte circa 160mila euro a fronte dei circa 90mila raccolti dal Sì. Problemi economici ma anche di “visibilità” perché il comitato per il no non potrà per questo prendere parte alla divisione degli spazi informativi cosiddetti di fascia A in tv. Da qui l’intenzione di rivolgersi al Quirinale. “A settembre ufficialmente – spiega Pancho Pardi – il comitato del No chiederà di essere ricevuto da Mattarella per spiegare le condizioni difficili in cui operiamo e chiedere attenzione da parte della presidenza della Repubblica sull’opportunità di concedere una giusta rappresentazione durante la campagna referendaria”. Un’iniziativa che segue una lettera inviata qualche giorno fa al Capo dello Stato da Pace e Zagreblesky per denunciare la “grave discriminazione” subita, dovuta “al silenzio” della stampa e delle televisioni durante la fase della raccolta delle firme. Ed è proprio in questo “silenzio” che il comitato del No rintraccia una delle cause principali del mancato obiettivo, insieme allo scarso sostegno di organizzazioni sul territorio, come ad esempio i sindacati. “Io non amo i piagnistei però – spiega l’ex sottosegretario, Vincenzo Vita – è vero che c’è stato un oscuramento. Non vogliamo cercare scuse, ma è vero che la raccolta delle firme è avvenuta nel silenzio mediatico totale. Le ragioni del no sono state appannaggio solo delle forze parlamentari di sinistra e centrodestra”. “C’è stato un black out informativo e le ultime nomine in Rai sono da questo punto di vista molto indicative”, dice invece Massimo Villone del consiglio direttivo del comitato. Per l’occasione si è ribattezzato “piazzista della Costituzione” scherzando sui tanti comizi che sta facendo in giro per l’Italia. “La nostra iniziativa – spiega – è fondata sui volontari. È vero, non abbiamo raccolto le firme ma il nostro intento era anche quello di costruire una rete sul territorio e questo obiettivo è stato realizzato. Abbiamo messo in piedi oltre 400 comitati, ma comitati veri, che non sono popolati di soldati di leva come quelli del Sì, ma da gente motivata”. Dove non arriva la televisione pubblica, ci si prova con la rete e i social. Anche perché, prosegue Villone, “ancora non è chiaro cosa faranno le tv di Berlusconi”. A proposito, con il comitato costituito dai partiti del centrodestra l’attività di coordinamento è di fatto inesistente. D’altra parte – dice ancora il costituzionalista – ci sono “due filosofie di fondo diverse: loro dicono di votare no perché così si dà una botta al governo, noi non siamo su questa linea. Siamo dell’idea che la vita del governo non sia coinvolta in questa storia e che anzi questa propaganda da fine del mondo sia indegna. È una di quelle favole che si raccontano ai bambini, ‘dopo arriva l’orco e ti mangia’”. Una differenza c’è però anche con la sinistra dem. “Noi – osserva ancora Pardi – pensiamo che la riforma sia pericolosissima a prescindere dall’Italicum. Si dà tutta la potestà legislativa al governo, è azzerata la separazione con il potere esecutivo, Montesquieu si starà rivoltando nella tomba”. Gli esponenti del comitato del No sono convinti che la battaglia sia ancora aperta. L’avvocato Felice Besostri ipotizza che si possa anche ricorrere a una denuncia, rivoltando contro Renzi le fosche previsioni di rischi economici e spread alle stelle in caso di bocciatura usato dai fautori del Sì. “A questo punto – prevede ancora Villone – mi aspetto che Renzi metterà la sordina al referendum e cercherà di magnificare l’azione di governo, magari con qualche mancia in finanziaria, ritardando la data il più possibile”.
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