Cohn-Bendit: i tre leader rilancino l’ideale federalista. O sarà un’usurpazione [di Stefano Montefiori]

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Il Corriere.it L’intellettuale e politico franco-tedesco: «L’unica via per andare avanti?
Difesa comune, mutualizzazione del debito e investimenti».

Che effetto le fa immaginare Merkel, Hollande e Renzi a Ventotene?
«Sono molto curioso di vedere che cosa faranno durante il summit. Ventotene è un luogo importante, carico di storia, potrebbero approfittarne per ridare forza all’Europa. Temo invece che continueranno a essere gli stessi che abbiamo visto all’opera in questi anni. E allora, se visiteranno la tomba di Altiero Spinelli, assisteremo a un’usurpazione della sua memoria, perché nessuno dei tre leader mostra di avere un vero progetto europeo».

Daniel Cohn-Bendit, 71 anni, è poco indulgente con il trio Merkel-Hollande-Renzi, e con la decisione simbolica di organizzare il vertice sulla portaerei Garibaldi ancorata vicino alla piccola isola del Tirreno: il «manifesto di Ventotene» scritto al confino da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Ursula Hirschmann ha guidato l’impegno politico di Cohn-Bendit nei suoi vent’anni da deputato europeo ecologista.

Con Guy Verhofstadt, Sylvie Goulard e Isabelle Durant, nel 2010 Daniel Cohn-Bendit ha fondato al Parlamento europeo il «gruppo Spinelli», una rete di personalità di diversi orientamenti politici accomunate dal desiderio di anteporre gli interessi dell’Europa a quelli nazionali. Proprio come raccomandava nel manifesto di Ventotene Altiero Spinelli, negli ultimi anni sempre più inascoltato dai leader europei.

 Che cosa si aspetta dal trio?
«Se rendendo omaggio a Spinelli vorranno rilanciare l’idea di un’Europa federale dico “bravi!”, ma non ci credo. Nelle loro parole non c’è mai alcun riferimento alla volontà di dare nuova forza all’Europa in senso federale».

 La Francia è sempre stata più restia al federalismo, concetto in teoria più famigliare alla Germania. Ora anche Berlino sembra frenare. L’idea di un’Europa federale è ormai da considerarsi accantonata?
«Nella coppia franco-tedesca Merkel e Hollande mi sembrano ugualmente corresponsabili della mancanza di un progetto federalista. Si è fatta strada questa visione di una Europa delle nazioni, ma io continuo a credere in un’Europa federale, che ovviamente protegga e rispetti le diverse identità che rappresentano la sua ricchezza. Il solo modo di andare avanti è la mutualizzazione del debito, un rilancio degli investimenti, una difesa comune. Una maggiore condivisione di sovranità, per arrivare a una sovranità europea».

 Di difesa comune si parlerà nel vertice di domani, ma qui torna il problema della Gran Bretagna, alla quale la Francia è legata da un importante trattato bilaterale sulla cooperazione militare.
«È il problema di una visione nella quale ogni Stato ha continuato a pensare prima di tutto ai suoi interessi».

 Quanto influirà la Brexit?
«La Germania sembra disposta a concedere tempo alla Gran Bretagna, forse troppo. Londra vorrebbe essere “un po’ incinta”, ma deve capire che non è possibile. Ha scelto di uscire dall’Europa, ora ci lasci andare avanti».

 Quali potrebbero essere i terreni di intesa tra Germania, Francia e Italia?
«Si dovrebbe cercare un compromesso sulla Siria, e su un grande progetto di investimento europeo. Se invece ciascuno resta sulle sue posizioni avremo i soliti accordi minimi che non significano nulla».

 Si parla molto di un’opinione pubblica euroscettica. Ma ci sarebbero forze pronte invece a sostenere un nuovo progetto europeo?
«Un potenziale federalista esiste. In Francia per esempio il ministro Macron è molto attivo in senso europeista, in Germania le forze ci sono, potrebbero essere mobilitate se i leader ne fossero capaci».

 La visione federalista è irrinunciabile?
«Io non dico che un’Europa federale si possa costruire in due anni. Ma è inevitabile andare verso una sovranità europea, e quindi verso un’Europa federale. Questo resta l’orizzonte. Sempre che si voglia avere un ruolo nella gestione della globalizzazione».

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