A Cagliari Villa Vivaldi Pasqua, prestigioso bene identitario, minacciata dall’ennesima speculazione [di Franco Masala]
Al limite del centro storico, nei margini del quartiere di Villanova, si trova l’ingresso poco evidente della Villa Vivaldi Pasqua che in realtà ha il fronte principale affacciato su uno spazio a verde molto suggestivo di fronte al Conservatorio di musica “Giovanni Pierluigi da Palestrina”. La facciata su due piani è scandita da paraste di ordine gigante legate da una cornice mistilinea che si conclude con pinnacoli di forma piramidale. La porta principale ad arco è sovrastata da un occhio ellittico, da una decorazione in stucco con volute vegetali circondanti la testa di un moro, e da un balcone curvilineo in ferro battuto, completato dallo stemma della famiglia Vivaldi Pasqua. Davanti alla costruzione si sviluppa un’area a verde tra due alti muri ciechi, conclusa nel lato verso il giardino da una scalinata a pianta curvilinea e due rampe conducenti alla parte bassa del giardino. Anche qui la ringhiera è un bell’esempio di manufatto in ferro con ornamenti vegetali e geometrici. Rispetto all’edificio settecentesco a lato si collocano le vecchie scuderie con strutture in pietra e in mattoni, recuperate dopo un intervento di restauro. Il proprietario di un tempo, Don Pietro Vivaldi Zatrillas marchese Pasqua di Trivigno, fu una presenza di grande rilievo alla corte dei Savoia tra il 1799 e il 1815, e volle la costruzione che in origine era un “casino di campagna con un giardino per diporto” più che una villa. I documenti archivistici riportano notizie risalenti al 1799-1802 e riguardano sia la villa sia i terreni circostanti che giungevano fino all’ingresso semicircolare dell’ex mobilificio Cao nella via San Rocco. Non si conosce il nome del progettista la cui attività però rientra in quell’architettura di gusto piemontese diffusa per tutto il Settecento che la Villa Vivaldi rivela pur nella sua semplicità. Alla Villa Vivaldi Pasqua si affianca la Villa Calvi, anch’essa appartenente ai Cao, a ridosso della vastissima area dell’ex Mobilificio Cao, prima dismesso e poi venduto nel 2007. Accanto al prestigioso bene identitario una nuova minaccia: la “proposta di programma integrato” che, ignorando bellamente l’adeguamento del PUC al PPR, ci presenta una simulazione con gli ormai consueti vetri e tubi per un’architettura che stancamente ripete modelli corrivi. *Storico dell’architettura. Responsabile paesaggio del FAI Sardegna
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