Mozione 250 – Sul progetto di impianto di megacentrali termodinamiche [di Emilio Usula]
Presentazione della mozione in aula. 28 09 2016 . Questa mozione ha per oggetto e trova motivazione nella vicenda che vede da una parte una multinazionale dell’energia, la Flumini Mannu Limited con sede legale a Londra e fiscale a Macomer, che cerca con tutti i mezzi, di ottenere il via libera alla costruzione di megacentrali termodinamiche solari in territori e terreni Campidanesi , utilizzati da sempre a fini agricoli, e dall’altra, non una sola azienda agricola ne una singola famiglia di agricoltori e pastori (come qualcuno cerca di far intendere), ma una intera comunità, un intero territorio , io dico, l’intera comunità Sarda che si oppone a questi progetti. Ringrazio i firmatari della mozione ma anche i colleghi che semplicemente non hanno avuto occasione ( forse per colpa mia) di sottoscriverla e condividerla. So che è una preoccupazione e un problema che anche nella minoranza si sono posti e si pongono, con prese di posizione e dichiarazioni pubbliche Sto parlando del progetto di realizzazione di un megaimpianto termodinamico nei comuni di Villasor – Decimoputzu, e di altri analoghi impianti, proposti nei territori di Gonnosfanadiga- Villacidro. Si tratta di progetti che complessivamente comportano una richiesta di utilizzo, di fatto una sottrazione di suolo agrario, un consumo di territorio, per una estensione di circa 340 ettari . La mozione nasce dal grande clamore e risalto anche nei media, suscitato dalla contrapposizione in particolare di una famiglia, di una azienda agricola nel territorio di Decimoputzu, a una multinazionale straniera con sede a Londra e con rappresentanza legale a Macomer, che dapprima con modi falsamente gentili e promesse varie, poi sempre più con arroganza e metodi intimidatori, cerca di impadronirsi delle terre di proprietà di questi allevatori -agricoltori. Bisogna sottolineare subito che si tratta di terreni , di aree dove di fattoe in forza delle leggi vigenti, non sono ammessi usi diversi da quelli agricoli. Anche sotto l’aspetto umano, è una cosa indecente, che oggi, in particolare, ci si trovi a dover intervenire per tutelare il diritto sacrosanto, che non si doveva neanche mettere in discussione, di una famiglia di onesti imprenditori agricoli, vessati e tartassati da pressioni speculative , che sfiorano la violenza privata. Una famiglia proprietaria e titolare di una florida azienda con migliaia di capi di bestiame, un’ azienda tenuta e condotta, con sapienza antica ma con metodi moderni, con criteri di rispetto dei parametri di benessere animale, un’ azienda capace di stare al passo dei tempi, con innovazioni colturali e rinnovamento tecnologico, un’azienda che grazie alla passione all’intelligenza, capacità e professionalità imprenditoriale, ha potuto usufruire anche di regolari contributi e misure di sostegno, con danari pubblici ben spesi, ben utilizzati, come raramente succede. Un’azienda che insieme ad altre ha permesso, con la qualità certificata dei propri prodotti, di fare in modo che quel territorio goda di benefici pubblici, come zona di produzione di eccellenze come il pecorino romano DOP, il fiore sardo DOP e lo stesso pecorino sardo DOP , risultati produttivi di terreni, di aree e di aziende inserite da molti anni anche nel sistema di controllo del consorzio di tutela della IGP agnello di Sardegna, a pieno titolo dentro programmi operativi e misure di sostegno e tutela previste dal PSR 2007-2013 e 2014-2020. Fatti chiari, certificati da associazioni di categoria come coldiretti, aras, organizzazioni di pastori e altre. Non una ma tante aziende che lavorano bene, che producono , che fanno reddito , danno e creano posti di lavoro diretti e indiretti. Aziende che operano in armonia con le popolazioni di quel territorio, con le stesse amministrazioni locali, con artigiani e PMI locali, per cui non dovremmo essere costretti a occuparcene per dire che queste realtà imprenditoriali hanno il diritto di proseguire a operare, allevando bestiame e lavorando la terra , i loro terreni come hanno sempre fatto in armonia con le comunità locali. Cosi come ha fatto l’azienda Cualbu di Decimoputzu – Fonni, che è diventata, forse anche senza volerlo, anzi suo malgrado, l’azienda simbolo, solo per il fatto che da sempre e da subito, questi signori continuano semplicemente a riaffermare , il loro diritto a lavorare la terra a fare gli allevatori, a rimanerne proprietari e conduttori, e proseguire con serenità quella che è l’attività di famiglia da generazioni e generazioni. In questo senso è offensiva l’ affermazione che questa sarebbe un’opportunità , peraltro non richiesta, che viene offerta a dei “poveri pastori”, di emanciparsi da un’agricoltura , a detta loro improduttiva e arcaica. La verità è che siamo di fronte a predatori che si attribuiscono il ruolo di benefattori… Una storia vecchia.. Su questa questione, la Regione Autonoma della Sardegna, la giunta, ha già dato risposte inequivocabili e coerenti in più occasioni e in particolare nelle articolate e circostanziate note dell’assessorato all’ambiente che contiene anche i pareri e le osservazioni dell’assessorato all’agricoltura e dell’industria, inviate nel Luglio 2014 al ministero dell’ambiente. Ancora la Regione con l’assessorato alla difesa dell’ambiente ha già espresso parere negativo con note del Febbraio 2015 e Giugno 2016, rispondendo anche alle integrazioni volontarie della Flumini Mannu Limited. In quelle note si sottolinea a più riprese l’improponibilità del progetto della Flumini Mannu per motivi di inalienabilità dalla destinazione d’uso agricolo, di rispetto ambientale , di tutela della biodiversità per le gravi implicazioni derivanti da una grave e non mitigabile occupazione e alterazione irreversibile del suolo . Molto ci sarebbe da dire anche sulla colpevole vaghezza e contradditorietà del progetto della Flumini Mannu in termini di ecosostenibilità , delle ricadute certe ma nascoste o sottostimate, sulla enorme sottrazione di risorse idriche, sull’alterazione irreversibile dei suoli e della stessa falda acquifera sotterranea, ma diventerebbe troppo lunga. Basti dire che questo progetto, questi progetti sono in evidente e clamorosa difformità rispetto al Piano Pesaggistico Regionale, da quanto disposto nel piano di assetto idrogeologico e dal piano di stralcio fasce fluviali, e infine dalla stessa Pianificazione Urbanistica Comunale. In questo senso si sono peraltro e a più riprese pronunciate in modo chiarissimo le amministrazioni comunali di Villasor e Decimoputzu. Solo per inciso ma è bene ricordare e ribadire che solo l’intervento proposto da questi signori della Flumini Mannu nella zona di Decimoputzu Villasor presuppone una sottrazione di territorio di 269 ettari , una superfice cioè superiore alla somma delle superfici occupate dai centri abitati di quei due paesi. Di questo si tratta. Questo è in poche parole il tentativo di una multinazionale di impossessarsi di centinaia di ettari di terre fertili , di proprietà di imprenditori agricoli capaci e operosi, per impiantarci e farne sede di una improbabile e fantasiosa mega centrale termodinamica . Con Questa mozione, vogliamo denunciare anche un analogo tentativo in atto nella piana tra Villacidro e Guspini dove la proprietà più frammentata rende il piano di indebita appropriazione, anche più pericolosamente insidioso e possibile. Oggi su tutta questa vicenda siamo chiamati a intervenire, per dare un segnale , come massima istituzione rappresentativa della Sardegna in una, spero, univoca e chiara direzione di sostegno, inequivocabile, per riaffermare un diritto sacrosanto che non può e non deve essere messo in discussione dalle fameliche attenzioni e intenzioni di multinazionali che non tengono in nessun conto il diritto di singoli proprietari, e della stessa comunità Sarda tutta. Siamo di fronte al tentativo di una multinazionale straniera , con gli immancabili ascari di turno locali e nazionali, di ottenere con prepotenza, e con il grimaldello giuridico di un aumento di potenza installata, un riconoscimento di valenza di progetto di interesse pubblico, avvalendosi della famigerata clausola di supremazia dell’interesse nazionale, superiore e prevalente gli interessi privati o localistici, o della stessa Regione Autonoma, come vorrebbero far intendere i sostenitori di questi novelli colonizzatori. Ecco perchè a questa mozione ha anche una valenza politica più ampia , che va oltre la questione particolare, perchè siamo di fronte a valori, interessi e contenuti che toccano direttamente, profondamente la nostra sovranità, il nostro diritto di decidere, la nostra visione di sviluppo, la nostra più profonda essenza e capacità di far valere le prerogative e le competenze di regione con una autonomia speciale , che non può essere scavalcata in nome e per conto di presunti e tanto enfatizzati e altrettanto pericolosi interessi nazionali prevalenti. Io, noi Rossomori, in questa vicenda vediamo il pericolo di una anticipazione, una sorta di banco di prova un cuneo d’ingresso per altre questioni, interventi, decisioni, dove l’interesse della Sardegna deve soccombere, deve o può essere messo da parte, di fronte all’ invocato supremo interesse di Stato. Ma non voglio anticipare troppo temi che fanno parte anche del nostro modo di sentire e valutare i contenuti del prossimo referendum sulla legge costituzionale, e su questi contenuti la nostra posizione sarà fermissima . Badate siamo di fronte davvero a un tentativo che se riuscisse, aprirebbe la porta a altri inevitabili scippi , con l’identificazione della Sardegna come terra, sempre facilmente conquistabile dove è facile, grazie a leggi permissive, non tener conto del diritto di legittima proprietà e della stessa destinazione d’uso e vocazione di quelle terre, per farne un uso indiscriminato e scellerato. Magari cercando e ottenendo anche lucrosi finanziamenti Pubblici. Qui sta il punto cruciale! La vera e più forte motivazione di certe imprese, come in questo caso sta nell’intenzione di metter le mani su contributi e finanziamenti pubblici per impianti di strutture energetiche, anche in assenza di un vero fabbisogno di energia, che in Sardegna si produce già in eccedenza rispetto alle proprie necessità. L’obiettivo perseguito prioritariamente in modo subdolo ma comunque prepotente e smaccato, non è produrre e vendere energia pulita ma è con tutta evidenza quella di appropriarsi di risorse pubbliche. Questo ci obbliga a riflettere davvero sullo scenario probabilissimo di cosa potrebbe succedere al venir meno del sistema di incentivi pubblici, vero obiettivo e vero “core business” di tutta la faccenda. Verrebbe meno la finalità prioritaria dell’impresa che a suo piacimento e discrezione potrebbe abbandonare e lasciare solo il disastro territoriale e ambientale, con altri immensi territori e aree agricole resi improduttivi e da bonificare . Mi chiedo e chiedo a quest’aula e alla Giunta: Non ne abbiamo già abbastanza in Sardegna di territori espropriati e sottoposti a servitù di varia natura? Non ne abbiamo già abbastanza di siti SIN da bonificare e mai bonificati? Con questa mozione, che spero possa trovare l’unanime consenso di questo Consiglio e della stessa Giunta, noi chiediamo al Presidente e alla giunta di opporsi inequivocabilmente a questi tentativi di neo colonizzazione e di impugnare tutti i provvedimenti autorizzativi atti alla realizzazione di tali impianti o similari, presso tutte le sedi ministeriali o governative competenti. * Consigliere Regionale. Componente di Medici per l’ambiente
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