“Riciclette” ed altro dei ragazzi di Quartucciu [di Franco Masala]
Sicuramente né Salvatore né Kamal, né Alessandro né Thior né gli altri ragazzi hanno mai sentito parlare di Dada né, forse, di Pop Art. Ma, vedendo le loro opere, realizzate con materiale di riciclaggio che va da ruote e manubri di bicicletta a oggetti metallici riassemblati, l’accostamento suona spontaneo. Cento anni fa esatti, nella Zurigo neutrale di una Europa in piena Grande Guerra, nasceva il movimento Dada che faceva piazza pulita di ogni corrente precedente, auspicando una creatività libera di ricorrere a tutti i materiali possibili e a qualunque forma utilizzabile. Già qualche anno prima Marcel Duchamp aveva posto una Ruota di bicicletta su uno sgabello, unendo quindi un oggetto nato per muoversi ad un altro destinato a stare fermo secondo un paradosso che va contro ogni logica. Successivamente, con la sua Macchina celibe, sempre Duchamp diede vita a un complesso di meccanismi attaccati a un vetro che non ci consentono di afferrare né il loro funzionamento né la loro utilità. Tutte opere che richiedono allo spettatore di mettersi in movimento per cogliere il significato di ciò che vede o semplicemente per soddisfare una legittima curiosità. È un po’ ciò che accade per le opere realizzate dai ragazzi del Carcere minorile di Quartucciu, ultima iscritta al FAI tra le tante classi della Sardegna. Senza saperlo hanno fatta propria la lezione delle Avanguardie artistiche storiche e ci offrono alla vista e alla curiosità oggetti strani e coinvolgenti. Sono biciclette che non camminano nonostante le ruote – ma talvolta una è sgonfia, l’altra fa da manubrio – o biciclette riciclate – appunto riciclette – che si fanno rossoblu per un improbabile tifo per il Cagliari o, ancora, telai capovolti pronti per un’impossibile impennata. Non mancano vistosi “pezzi di Pop Art” dove ruote dentate, chiavi inglesi, mouse ormai fuori uso si accompagnano a bulloni, molle e cinghie, messi in evidenza da pannelli dipinti con vivacissimi colori. Il trionfo dell’inutile, insomma, ma venato di un fine intento ironico che rende le opere appetibili e intriganti. Insomma le opere di Alexander Calder, di Fausto Melotti, di Jean Tinguely, di Bruno Munari o di Andy Warhol sono in buona compagnia …e le potremo ammirare come tappa imperdibile della FAI Marathon domenica 16 ottobre nello spazio antistante il Planetario dell’Unione Sarda dalle 10:00 alle 19:00. |