In Sardegna quelli che…“contenti & compiaciuti” [di Andrea Sotgiu]
Impressiona leggere le recenti interviste ad assessori e allo stesso presidente della Regione Sardegna. Se ne ricava che nell’isola esista un ceto padronale e feudatario a casa, gregario e subalterno oltre Tirreno; provinciale sempre, che si autorappresenta pienamente “contento & compiaciuto”. La percezione che amici e parenti mi hanno sempre segnalato, condivisa da molti sardi, è diventata mia. Ho avuto la ventura di vivere in Sardegna per un periodo più lungo delle solite vacanze e dei frequenti fine settimana in una casa nel nord est, eredità di una nonna gallurese. Mi arrogavo un punto di vista ed uno sguardo più lucidi e più indipendenti di amici e parenti per le mie credenziali professionali e relazionali. Sono pertanto spesso intervenuto sugli accadimenti sardi cercando di non farmi condizionare dai loro giudizi. Viverci però per mesi ridiscute il mio atteggiamento che talvolta forse è sembrato persino troppo critico. In realtà è stato fin troppo bonario ed oggi ho sentimenti contrastanti e posizioni certamente più dure, al limite dell’insofferenza. Girare ed assistere ad iniziative, eventi, feste, o quotidianamente leggere i giornali e guardare le televisioni locali mi inducono ad essere più indulgente con alcuni sardi del passato, residenti fuori dall’isola, che se gli capitava di ritornare e risiedervi a lungo diventavano persino aggressivi. Ne sono rimaste tracce in articoli, saggi, romanzi. Intellettuali che non si nascondevano dietro le apparenze e che raccontavano la verità sui comportamenti di decisori ed in generale delle classi dirigenti. Che, evidentemente, continuano imperterriti Non è che non volessero bene alla loro terra ma rimanevano piuttosto sconcertati non solo dai comportamenti ma anche da come venivano raccontati. Raramente capita anche oggi che qualcuno entri nel merito dell’interdipendenza tra chi gestisce il potere e chi lo rappresenta e racconta. L’atteggiamento dominante nell’isola tra chierici, di qualsiasi natura specie quelli della politica, è quella del tipo “contento & compiaciuto”. Sempre rivendicativi e revancisti. Mai una nota autocritica. Tutti felicemente mimetizzati nella comune categoria neofeudataria che non comprende solo molti accademici, professionisti ed esponenti della politica – talvolta coincidenti- ma anche organizzatori di festival e di sagre dai titoli bizzarri. Un circo festoso e molto pubblicizzato perché a carico della Regione che attraverso sagre, pubblicità istituzionali, trasmissioni trasudanti bollini RAS, cerca il consenso. Ma i temi sul tappetto ci sono tutti e tutti irrisolti. Quelli di sempre. Dalle politiche del lavoro a quelle dell’industria – in questa legislatura i relativi assessorati potevano essere anche aboliti – dal diritto allo studio a quello della salute in ogni sperduto borgo – col direttore unico ha ancora senso un assessorato regionale? -, dai trasporti al welfare e ai servizi alla persona di fatto inesistenti, ai rapporti con lo stato ed il governo – le vicende del Patto per la Sardegna o le esternazioni sul Sì del governatore denunciano ormai che autonomismo e sovranismo per questa maggioranza sono parole senza senso. Che dire della fuga dei giovani tra cui massicciamente universitari e laureati. Un giunta povera di politiche e di concretezza ma ricchissima di annunci e di proclami, tavole rotonde e giri da un borgo all’altro. Mai un consuntivo su risultati. Meglio non proseguire ma le sue inconsapevolezza e distanza dalla realtà sono ben raccontate persino dall’invadente quantità di veline che occupano ogni spazio. Auguri ai Sardi che in gran parte sono esclusi da tanta razza “contenta & compiaciuta”.
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Storia della Sardegna Sabauda 1720-1847, di Girolamo Sotgia, Editori Laterza 1984.
Issu pode dae ki dda gìai legiu custu libru, geo dapo legiu dae pacu, e oe non ke tenede nudda de mudau ke a tanno.