Istruzione e competenza, fondamento della rappresentanza e della democrazia [di Maria Antonietta Mongiu]
Il tema della rappresentanza e della democrazia agite come referenza della sovranità del popolo, così come è prevista dalla Costituzione, ci interroga profondamente e non solo in questo momento. Ci interpella fin dalla sua nascita sulle pratiche attraverso cui viene attuata con pienezza e con consapevolezza. Ecco perché mentre sembrano prevalere le tifoserie referendarie ed una sorta di sospensione della vita repubblica, in attesa del 4 dicembre, bisogna tornare a riflettere sui fondamenti posti dai nostri padri costituenti. In un’Italia analfabeta dove le donne votavano per la prima volta essi posero l’istruzione pubblica e la ricerca come precondizione ed autocoscienza per le pari opportunità. Ecco perché le posizioni al limite del millenarismo e dell’intolleranza, oggi in voga nella politica, sembrano escludere il popolo sovrano e non consentono di analizzare con lucidità come si agiscono effettiva rappresentanza e compiuta democrazia. Chiediamoci allora quante persone in questo paese siano in grado di comprendere nel dettaglio non tanto e solo lo specifico dei quesiti che compaiono sulle schede quanto le variazioni sostanziali di questi nell’esercizio della rappresentanza e nel proprio vissuto. Se stiamo alle diverse categorie e generazioni dei Rapporti OCSE relativi all’istruzione, ci dobbiamo preoccupare non solo perché l’Italia, contrariamente alle affermazioni, disinvesta nell’istruzione e nella ricerca e registri un’ aumentata disparità nelle competenze tra i quindicenni italiani e dei paesi più evoluti e tra le regioni del nord e del sud dell’Italia. Se tra le competenze di base è compresa quella decisiva ovvero la capacità di lettura e di decodifica va da se che non abbiamo solo un problema culturale ma anche di competitività ed infine, quel che è peggio, di democrazia. Notizie preoccupanti per l’Italia dunque perché i parametri di competenza di base sono inferiori a quelli dei paesi sviluppati ma anche perché il numero dei nostri diplomati e laureati è inferiore. Non rassicura affermare che negli ultimi decenni ci sono stati miglioramenti nel numero dei diplomati. La differenza ad esempio tra Germania ed Italia dei diplomi di istruzione secondaria superiore ammonta all’11% in nostro sfavore. Aumenta, ove si tratti di diplomi d’istruzione terziaria. In Italia è il 20,2% mentre la media OCSE è del 37,1% . Dati di tale fatta ineriscono nella capacità di comprensione di testi complessi. Ciò è evidente persino nella fascia dei laureati specie tra quelli in possesso di lauree “deboli. L’indebolimento ha inerito in altri primati negativi quali gli stipendi più bassi per insegnanti rispetto al resto d’Europa. Una differenza che aumenta ogni giorno di più con il blocco degli scatti di anzianità e le continue variazioni nelle carriere. Il che praticamente significa una capacità diminuita nell’aggiornamento, nell’acquisto di libri, nel fruire di prodotti culturali. In altri termini nella capacità di aumentare la propria competenza. La diminuita capacità stipendiale degli insegnanti trova riscontro più in generale tra i laureati che hanno altresì meno possibilità di essere assunti e più facilità di essere licenziati. Quanto tutto questo incida nell’esercizio di rappresentanza ha già qualche riscontro con l’aumento della fuga dal voto con l’aumentata scolarizzazione che non significa, come si è visto, un’ aumentata competenza. Questa ha molto a che fare con il contesto. Registra lo stato di salute di una società educante e del suo progetto pedagogico prima che plitico.L’attivismo culturale a cui si assiste è più industria culturale autoreferenziale che cultura formante competenze diffuse. I depliant promozionali del Mise, fonte di polemiche, hanno evidenziato che gli ingegneri italiani sono tra i meno pagati d’Europa e che persistono nelle fasce salariali discriminazione di genere. L’arretratezza dell’accesso alla formazione di lavoratori e lavoratrici non è che un’ulteriore diminutio nella possibilità di aumentare il livello di comprensione dei processi e di fatto dei livelli di espressione di rappresentatività. Il depauperamento e depotenziamento culturale evidenziato dalla diminuzione della quantità di lettori è appena sopperita dall’aumento di ingressi ai Musei nella prima domenica del mese per la incentivante gratuità. I due dati sono in sostanza facce della stessa medaglia. L’investimento nella spesa per singolo studente delle superiori e dell’università, pur aumentata, non raggiunge d’altra parte gli stessi livelli europei ed è spesso estemporaneo. C’è condivisione nell’affermare che un intervento strutturale incide molto di più con i bonus a spot. Essendo l’Italia e la Sardegna in particolare agli ultimi posti nelle graduatorie OCSE – PISA (Programme for International Student Assessment) dobbiamo prendere atto che è necessario accorciare la distanza con le democrazie nordiche. Quei livelli di competenza e di istruzione consentono di esercitare un’altissima capacità di comprensione testuale e di risoluzione dei problemi e di conseguenza risultati importanti nell’esercizio dei diritti-doveri all’interno della propria comunità. Non è solo un problema di essere studenti brillanti ma soprattutto cittadini attivi nell’esercizio appunto della cittadinanza e quindi della democrazia. |
Il tuo, cara M. Antonietta, un grido nel deserto delle coscienze di certa politica e di tanti italiani. Gian Carlo
Approcci concreti ed argomentati come questo, possono apparire molto meno seducenti del florilegio di slogan che sta animando quasi sempre la discussione pubblica sul tema. Nondimeno si tratta invece del vero cuore politico della quistione, come avrebbe detto l’Uomo di Ales. Se non altro perché con un livello così basso di capacità di valutazione, parlare di veri diritti di cittadinanza e partecipazione consapevole alla democrazia, resta un’espressione vuota e retorica. Sopratutto perché non consente al nostro “cittadino tipo” di inquadrare il vero nocciolo del tema in campo: come dovrebbero risolvere la nostra democrazia e la nostra Carta, un dualismo naturalmente antagonista che è nato con la stessa politica e la democrazia. Il difficile, difficilissimo, equilibrio tra rappresentanza e governabilità. Cordialmente. SC