Nella crisi industriale di Ottana, ci sono anche i casi delle fabbriche di Bitti (Betatex) e Siniscola(Solis) [di Vittorio Sella]
Non ho visto il documentario di Antonio Sanna e Umberto Siotto sull’ industria di Ottana. Ma ricordo la situazione politica che ha contradistinto gli anni in cui è sorta l’industria chimica nel nuorese. Contesto che Umberto Cocco, attento osservatore della condotta dei partiti politici, ha saputo raccontare e rievocare per scongiurare la tendenza a dimenticare le responsabilità dei ceti politici governanti, come sta capitando da qualche anno con certa saggistica all’insegna del noi non sapevamo. Ne condivido l’analisi e la riflessioni sul futuro delle comunità a rischio di morienza. Non dimentico, invece, il documetario “Una fabbrica inventata in un paese reale: Bitti” a cura della compianta Maria Piera Mossa, giovane regista sarda, che negli Settanta del secolo scorso ha saputo narrare il dramma della perdita del lavoro delle operaie assunte per qualche anno nella fabbrica tessile Betatex, nel cuore del nuorese. Oggi cimitero industriale nella piana di San Giovanni, frutto di quel disegno politico ed economico per poli di sviluppo, che ha coinvolto anche la pianura litoranea di Siniscola con la nascita della Solis, un’azienda divoratrice di soldi pubblici e mai entrata in funzione. Avrebbe, pensate, produrre il caffè bianco. La fabbrica, dotata di impianti con tecnologia all’avanguardia, non ha immesso sul mercato nemmeno un chilo di caffè. Per questi due casi siamo di fronte ad una realtà, tipica degli anni tra il il 1975 e il 1990 in cui la Sardegna non sceglie da protagonista il suo sviluppo, ma “ è scelta” da potentati esterni, da politiche economiche per la sua posizione geografica e dal sistema degli incentivi in contrasto con le esigenze di crescita delle “risorse locali”. Si è trattato di un modello che a cascata ha coinvolto più aree geografiche, anche in luoghi dove la presenza di una fabbrica appariva impensabile per l’assenza delle infrastrutture come le strade facilmente percorribili e i porti attrezzati. Si usava allora il termine “volano” per indicare il motore che avrebbe dovuto mettere in movimento il progresso economico con lo sviluppo a partire da alcuni punti localizzati all’interno delle aree marginali e in condizioni di sottosviluppo. Sono state create reti di infrastrutture in grado di accogliere gli interventi industriali di sviluppo? La realtà ha dimostra che cosi non è stato in tutte le aree individuate nella rete dei Poli come a Bitti ( Betatex ), area marginale di collina, come a Siniscola ( Solis ), area marginale di pianura, dove sono state localizzate negli anni Settanta-Ottanta del secolo scorso le due iniziative economiche ( Betatex e Solis ): entrambe sono crollate, anziché contribuire al decollo del processo di sviluppo con un nuovo settore economico. Si sono sovrapposte a ciò che in quelle aree si sapeva fare e occorreva fare, secondo un concetto di sviluppo endogeno e in aggiunta alle attività tradizionali basate sull’agricoltura, sulla pastorizia e sull’artigianato, radicati nel territorio, ma in deficit di modernità in quanto incapaci di assicurare il soddisfacimento dei bisogni materiali e culturali per tutti. La “modernità” invece è stata individuata nel sistema industria incentivato con il sostegno finanziario pubblico, che ha legittimato la dipendenza economica e sociale. I limiti sono venuti dalla distanza del polo industriale in collina di Bitti dal porto, dalla carenza di infrastrutture e dal piano di rapina delle risorse finite in mano ad un imprenditore-prenditore, che ha mandato in fallimento l’ impresa economica nel volgere di pochi mesi. Il secondo caso (Solis ) non presentava problemi di distanza dal Porto o aspetti determinati dalle infrastrutture. A saltare, a fabbrica realizzata con impianti ad alta tecnologia sul piano della produzione e refrigerazione, è stato il Progetto in quanto tale: liofilizzare il caffè brasiliano trasformandolo da nero in bianco. Questo sistema, che per alcuni potrebbe essere stato un sogno, è saltato nel territorio tra mare, pianura e medio altopiano, ambiente tradizionalmente segnato dal lavoro agricolo, pastorale, e artigiano. I casi della Betatex e della Solis, entrambi a regia politica Dc (Giosuè Ligios e Angelo Roich) per la vita effimera e lo spreco delle risorse finanziarie, sono diventate nell’immaginario collettivo simbolo dello sperpero di risorse. L’eredità che ne è conseguita è una realtà di nuova dipendenza, alimentata dalla cassa integrazione e dall’ assistenzialismo, piaghe che mortificano il diritto al lavoro. Dinamica che Marcello Lelli ha saputo cogliere nel saggio “Proletariato e ceti medi in Sardigna”, pubblicato da Denato nel 1975, traendo un bilancio della esperienza dell’ industrializzazione selvaggia nella Sardegna con prevalente economia agropastorale. |