Il caso Torino diventa interessante per tutta Italia [di Vittorio Emiliani]

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PatrimonioSOS online, 29 ottobre 2016. Patrizia Asproni, nella veste di presidente di Confculture (Confindustria), sintetizzò qualche anno fa al Teatro Argentina una sorta di personale manifesto culturale: “Stesse in me, cancellerei subito il Ministero per i Beni Culturali e affiderei tutto al Ministero dell’Economia e Sviluppo“.

Una profetessa, una anticipatrice della turbo-cultura renziana. In quella direzione infatti va, in pieno caos operativo, il MiBACT renziano: la tutela e le Soprintendenze finiranno – secondo la legge Madia – sotto i prefetti (già nel sisma di Amatrice le stesse non sono state mai nominate né tantomeno viste) e la valorizzazione turistico-commerciale potrebbe benissimo diventare una branca di Economia e Sviluppo.

La stessa manager ha dato qualche giorno fa con gran clamore di stampa le dimissioni dalla carica di Torino Musei (e Mostre) accusando la sindaca 5 Stelle Chiara Appendino di non averla mai ascoltata e di averla in sostanza costretta al grave passo impedendole, di fatto, di organizzare la Mostra già programmata su Edouard Manet. Mostra che sarebbe stata catalogata dalla sindaca fra quelle “blockbuster“, sorta di pacchetti turistici che girano il mondo costando molto e lasciando dietro di sé assai poco, ma che ormai imperversano nell’inesausto e onnivoro “mostrificio” nazionale. A tutto danno di autentiche e sempre più rare mostre “di ricerca” le quali richiedono ovviamente anni di studio e di preparazione.

Uno scontro fra turbo-cultura in salsa renziana (Asproni) e cultura-cultura (Appendino)? Come è già avvenuto per il Salone del Libro, Milano si è subito presentata sulla piazza torinese pronta a rilevare senza problemi l’organizzazione dell’evento culturale. E’ in atto una sorta di assedio della Giunta Cinque Stelle di Torino per indebolire la sua presenza in campo culturale a livello nazionale? Qualcuno già lo dice apertamente.

Alla Asproni, manager toscana, molto grintosa, chiamata dal sindaco Piero Fassino (decisamente incline a privatizzare le gestioni museali), Chiara Appendino, dai banchi dell’opposizione, non aveva certo riservato carezze. Anzi aveva più volte attaccato quella politica troppo privatistica, troppo incline ad un costoso e superfluo “mostrificio“.

Dal canto suo, l’attuale assessore alla Cultura del Comune di Torino, Francesca Leon, non è una dilettante in materia, a Torino ha ideato e dirige la Carta Musei imitata in altre città. Figlia del brillante economista keynesiano Paolo Leon, uno dei più attivi nel non facile campo dei beni culturali, morto purtroppo pochi mesi fa, è una solida professionista del ramo, sa quello che fa. Sarà interessante seguire gli sviluppi torinesi che sono peraltro anche un termometro italiano.

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