Referendum: gli Algoritmi non hanno coscienza [di Pietro Casula]

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Da settimane la mia mailbox è piena di video su Renzi unitamente a commentari di amici e conoscenti che si chiedono come si può ancora sopportare un presidente del Consiglio che ai contestatori dice „…il mio tempo è il futuro, non le rivendicazioni sul passato. Volete che vi diamo ragione sul passato; tenetevelo, non serve a niente“. Come si fa a credere a questo personaggio che ovunque vada é seguito da contestazioni e scontri, che divide anche la sua maggioranza e manda in escandescenza l’opposizione?

Lasciamoli imprecare, denigrare, screditare e vilipendere a vicenda. Alla fine, forse, a vincere saranno quelli che nessuno si aspettava: Gli algoritmi che selezionano tra rilevanti informazioni e che con queste riflessioni foraggiano in continuazione i social media. L’opinione pubblica, in questa dinamica elaborata, disputa tra narrativa e verità. Pluralismo è acqua passata. Si polarizza, si radicalizza, invece, a più non posso anche oltre i limiti che il cosiddetto buon gusto riesce a malapena a tollerare.

Semplicemente si crede a quanto sondaggi, l’impiego di Social-Bots, gli algoritmi che su Facebook e Twitter simulano il sostegno per un candidato. Forse, in questo delicato momento politico italiano, non esiste contrapposizione al trio Renzi-Boschi-Verdini. Triade che ci sorprendono e ci stupiscono più che suscitare aspettative ottimistiche. Ma chi, in cuor suo, pensa che questo sia la cima, il non-plus-ultra dell’era digitale, probabilmente dovrà riconoscere che questo è solo l’inizio.

Ricordo tempo fa, a proposito di come ridurre il numero dei Deputati e Senatori e mettere fine al bicameralismo perfetto o alla corruzione omnidirezionale nelle politica italiana, avevo proposto una pazza idea – che peraltro circolava già in Germania – e cioè alle elezioni mandare in corsa un supercomputer, il Watson. Novità assoluta – e noi italiani amiamo tantissimo le novità – che alcuni trovarono buffo e bizzarro, ma non fu realizzabile in quanto incostituzionale.

Con questo non è che le considerazioni sulla possibile scesa in campo del supercomputer siano accantonate del tutto. Anche perché, stando ai „rumor” nei meandri di palazzo, si pone ancora la domanda: Perché l’intelligenza artificiale che opera meglio di quella umana, che costruisce automobili e che fa la metratura precisa  del mondo, non può essere in grado di governare?

Dopotutto, un mainframe, l’unità centrale cioè di un sistema che governa le unità periferiche, può elaborare una enorme quantità di dati e quindi disporre di una pressoché imbattibile qualità decisionale. E allora nessun disagio, nessun sbalzo d’umore, nessuna animosità personale che metta i bastoni tra le ruote. Una macchina decisionale assolutamente incorruttibile!

La politica come processo puramente matematico porta, tendenzialmente, alla dittatura del parere della maggioranza. Ma la nostra etica si fonda nella diversità, la nostra comprensione democratica nel riconoscimento delle minoranze e la loro tutela, la coscienza e la nostra fede  nella responsabilità delle nostre azioni, del nostro comportamento. E a questo, per quanto le nostre azioni siano soggette ad errori e la comunicazione interpersonale sia spesso faticosa e complicata, non si può rinunciare.

Altro dicono gli statements di questo rottamatore – da molti visto come il nuovo assoluto, il salvatore – che si rivelano sempre più come una artificiosa ricerca dell’effetto, vuota retorica, chiacchiere tattiche da campagna elettorale. E in questo sembra abbastanza profondo il consenso pubblico. Parlare improprio si dice quando il detto non si intende come é stato detto. Balle! Volgarmente detto.

Questa inautenticità, questa falsità, è un atto d’accusa, forse un sintomo del nostro tempo. Voglio dire, quando la comunicazione si perde nel nulla, quando ciò che viene proclamato platealmente, alla fine si rivela irrilevante o irresponsabile, chi oracola così perde ogni credibilità. E questo nel vero senso della parola. Egli appare come non essere degno che qualcuno gli creda.

Gli italiani, gli elettori sono più volatili, più imprevedibili e più sicuri che mai. Ma di tutto questo gli algoritmi non hanno e non avranno mai la più pallida idea.

* Sardi nel mondo – Neuss

 

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