C’è una gran voglia di fare politica per non lasciare che altri decidano per noi [di Antonietta Mazzette]

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Sei italiani su dieci hanno rigettato la contro riforma di Renzi/Boschi e ben sette su dieci sardi hanno fatto altrettanto. Questo è un chiaro segno che, a dispetto di tutto, compresi i quesiti mendaci del Referendum, gran parte dei cittadini ha capito che in gioco c’erano i nostri stessi spazi di democrazia.

Di questi sei italiani su dieci, molti sono giovani di tutte le estrazioni sociali e livelli culturali. Ne ho incontrato nelle aule universitarie, nei bar, nelle palestre e nei supermercati. Mi è capitato di parlare con alcuni e soprattutto di ascoltare molte delle loro ragioni del NO. Solo alcune erano strettamente collegate alle questioni per così dire “tecniche”, in particolar modo se si trattava di studenti di Giurisprudenza e Scienze Politiche, ma tutte comunque avevano una natura politica legata alle specifiche condizioni di disagio.

Questo sì diffuso e pervasivo che, nonostante i proclami del Governo Renzi inneggianti al cambiamento, non è mai entrato nell’agenda politica nazionale e, a seguire, di quella dei Presidenti regionali che lo hanno così acriticamente supportato.

Ma il NO non è stato solo dei giovani. Anche l’universo variegato degli adulti ha compreso sia la fallacia e la pericolosità della contro riforma, sia il fatto che determinati gruppi sociali (dalla politica alla finanza e ai media, nazionali ed internazionali, questi sì la vera Casta) sono stati i grandi sostenitori del SI. Ed è questa una delle ragioni della loro sconfitta, insieme al fatto che le proposte sbagliate e persino pasticciate, com’era la proposta Renzi/Boschi, non poteva che essere respinta.

Ho ascoltato con attenzione il discorso di commiato di Renzi. Discorso che non è mai stato attraversato dal dubbio che forse a sbagliare è stato lui e quanti lo hanno sostenuto in questo periodo elettorale, tanto lungo quanto inutile, oltre che oneroso per le casse pubbliche: ad esempio, chi ha pagato gli alti costi della campagna del SI?

L’unico tratto umano del suo discorso è stato quello rivolto alla moglie Agnese e ai figli, tutto il resto è stato stupefacente per la pervicacia con cui ha difeso un’idea accentratrice di Stato, subalterna al comandante di turno.

Ma siamo già al dopo Referendum e ora spero che tutto il fermento di idee e di aggregazione che si è creato spontaneamente attorno alla nostra Costituzione non si disperda fino a scomparire. Che quel fermento di idee e di reti rimanga alla luce del sole, perché potrebbe trasformarsi in nuovi progetti e in nuove iniziative.

Ciò che questa lunga campagna referendaria ci ha insegnato è che c’è una gran voglia di fare politica, ovvero, di non lasciare che altri decidano per noi. Siamo qui e siamo tanti. Quasi tutti distaccati da quei sistemi di potere così corruttivi di coscienze e di anime. Siamo qui e siamo tanti. Con una gran voglia di costruire un futuro diverso e migliore, basandoci esclusivamente sul nostro saper fare, pensare, comunicare.

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