Uno strano paese [di Pietro Maurandi]

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La sentenza della Corte Costituzionale sulla legge elettorale ha sconfitto pochi, spiazzato tutti e confuso molti. Non si sentono sconfitti neanche quelli che la legge l’hanno fatta, che oggi si presentano fra i più critici delle porcherie che hanno approvato. È anche la débâcle di tutta la politica che, dopo sette anni di critiche e autocritiche, non è riuscita a sostituire il porcellum con una legge decente. Senza parlare dei costituzionalisti, che sono usciti con le analisi più diverse e contrastanti. Peggio degli economisti. Sarà la fretta di commentare, sarà che mancano ancora le motivazioni, fatto sta che anche un punto fermo come la sentenza della Corte Costituzionale è l’occasione per dire le cose più strampalate e per disegnare gli scenari più improbabili.

La realtà è che l’Italia è uno strano paese. Negli altri grandi paesi europei c’è una destra affidabile sul piano della legalità e della democrazia, che quando governa segue i canoni della destra liberista e perbenista; e c’è una sinistra, ugualmente affidabile, che rappresenta e porta avanti le istanze proprie della sinistra. Perciò, quando gli elettori si stancano di chi li governa, hanno a disposizione una opposizione che farà cose diverse dal governo uscente e che si presenta come alternativa possibile.

In Italia non è così. C’è una destra (che qui si chiama centrodestra) insofferente della legalità e del moderatismo, che attacca a testa bassa tutte le istituzioni, in particolare quelle di garanzia; c’è una sinistra (che qui si chiama centrosinistra) che non fa il suo mestiere ma troppo spesso si piega a logiche liberiste. In questa situazione avanza un movimento tellurico, che dice sono tutti uguali e fa sognare molti dicendo tutti a casa. Un fiume carsico che è emerso e ha fatto il botto con le ultime elezioni e che ora occupa le piazze.

L’Italia è uno strano paese, e il termine ha un senso negativo. Sempre a metà fra la mitteleuropa e la repubblica delle banane. Un paese con grandi talenti, grandi capacità, grandi organizzazioni, precisione, accuratezza, attaccamento al dovere e senso dello Stato. Ma è anche il paese dove regnano approssimazione, faciloneria, trascuratezza, caudillismo e cialtroneria. Una divisione che non coincide affatto con quella fra Nord e Sud ma investe l’intero corpo sociale, la classe politica che lo rappresenta e la classe dirigente che lo guida. Due modi di vivere e di porsi che si fronteggiano e si combattono ma che sono obbligati in qualche modo a convivere.

Solo quando si è toccato il fondo dell’abisso le grandi energie sbaragliano le cialtronerie di vario genere e riportano il paese sulla strada virtuosa. Non saprei dire se sia meglio precipitare nel fondo per poi risalire con le migliori energie, o restare in questa situazione senza i dolori e le sofferenze che raggiungere il fondo comporta. C’è da augurarsi comunque che sia giunto il tempo in cui le migliori energie emergano per condurre il paese lontano dall’abisso.

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