Di Giulio e di Sigismondo [di Nicolò Migheli]

Mappa_di_Cagliari_di_Sigismondo_Arquer_dalla_Cosmographia_di_Sebastian_Munster_-_1550

Non è facile il ricordo di un intellettuale  a tutto tondo come Giulio Angioni. La sua complessità di pensiero e la sua grande produzione, il suo impegno politico nella società civile, mal si prestano ad essere descritti in poche note. Negli anni che verranno non mancheranno saggi e studi che ricostruiranno il percorso di una esistenza.

In hora mortis nostrae (la sua), per citare la sua ultima poesia pubblicata su FB il giorno prima del suo decesso, si possono solo cogliere alcuni lampi del suo percorso intellettuale. Giulio Angioni è stato uno dei maggiori antropologi, non solo sardo, ma di caratura internazionale. Allievo di Di Martino e di Cirese, ha proseguito gli studi e le opere dei suoi maestri.

Non è stato solo uno studioso ma anche uno degli scrittori più importanti degli ultimi trent’anni. Il suo fare letteratura è stato anche fare antropologia e sociologia in modo ibrido. Le parole del racconto permettono libertà che il rigore della disciplina non consente, si può entrare in ambiti di altri studi senza che gli specialisti si risentano, permettendo di raccontare la vicenda umana a tutto tondo.

È stato così per Angioni che con il romanzo ha colto le contraddizioni e il dramma della nostra contemporaneità. Uno per tutti: Assandira, dove descrive lo spaesamento della realtà pastorale e contadina, l’invenzione della tradizione perché così è vendibile sul mercato del turismo internazionale. La rivolta del vecchio pastore che non riesce più a sopportare il mastruccamento, la recita e la falsificazione di se stesso. Credo però che il suo romanzo più importante- è la soggettività del lettore che sceglie- sia stato Le fiamme di Toledo, libro che affronta l’ultimo anno di vita di Sigismondo Arquer nelle segrete dell’Inquisizione, il suo processo e morte sul rogo.

L’Arquer letrado in utroque iure, intellettuale cagliaritano del Cinquecento, si scontrò con i gruppi di potere della Cagliari del tempo. Ne ricevette una accusa di eresia e luteranesimo per aver collaborato alla Cosmographia Universalis di Sebastian Mϋnster e per i suoi soggiorni a Ginevra. Venne arso sul rogo il 4 giugno del 1571. I veri motivi, rivelati dagli ultimi studi che respingono l’imputazione di eresia, furono solo ed esclusivamente politici.

Bisognava far tacere chi aveva osato scontrarsi duramente con don Salvador Aymerich autore dell’impossessamento dell’ encierro, la provvista di grano del Castello di Cagliari. Una storia di privatizzazioni del bene comune che diventerà una costante nel rapporto di certe classi dirigenti con la Sardegna. Il romanzo di Giulio Angioni ha avuto il pregio non solo di raccontare una vicenda umana, ma ha descritto con compassione il dramma intimo di Sigismondo Arquer, il non essere compreso, l’avere idee che usate strumentalmente l’avrebbero portato ad essere arso vivo in quella piazza di Toledo.

Merito di Angioni è stato quello di aver fatto scoprire ad un pubblico vasto la complessità del pensatore cagliaritano che davanti ai giudici dell’Inquisizione spagnola rivendicò l’essere di nació sardesca, lui figlio di un nobile aragonese e di una sarda. Sigismondo Arquer come prototipo di certa intellettualità e anche di politici sardi, non riconosciuti, anzi rimossi per la scomodità e l’originalità delle proprie idee. Arquer come difensore del Bene Comune dalla cupidigia delle èlite e dei poteri che tutto strumentalizzano a proprio vantaggio.

Scrive Michela Murgia che Giulio le disse una volta: “Stai attenta alla storia che scrivi, perché poi la tua vita cercherà di somigliarle.” Una dichiarazione piena della sua ironia, ma anche un avvertimento di come le storie che si rivelano in un libro abbiano la potenza di condizionare chi le ha create, come se il demiurgo insito nello scrittore corresse il rischio di rimanere vittima di se stesso.

Grazie Giulio per quel che hai scritto, il tuo operare ci sarà utile in questa contemporaneità confusa e disillusa. A ti nche connoschere in sa Santa Gloria.

 

Lascia un commento