Treni sardi tra l’essere e l’apparire [di Andrea Sitzia]
Un importante giornalista, da poco prematuramente scomparso, teneva una rubrica settimanale dal titolo vagamente ammiccante di “Oltre il giardino”. Il titolo rimandava anche anche ad un bel film che fruttò Oscar e candidature, affrontando come garbata commedia, temi importanti tra cui il rapporto tra l’apparire e l’essere. Se proviamo a dare uno sguardo al presente e probabile futuro del tribolato sistema di trasporti su ferro della nostra Isola, non è difficile trovare elementi e vicende che di differenza tra l’apparire e l’essere appaiono pieni. Ad esempio, voci ben informate riferiscono che la Regione Sardegna (sedicente garante del diritto alla mobilità dei sardi), avrebbe commissionato a Rete Ferroviaria Italiana (si badi bene a livello nazionale e non locale) uno studio sulla possibile offerta di servizio ipotizzabile per il 2019. Se ci si chiede perché al 2019 e non al 2018, la risposta è facile facile: perché solo al 2019 è previsto che i lavori sulla vetusta rete sarda (completamento del sistema SCMT), potranno essere ultimati per consentire ai sospirati pendolini di mostrare finalmente le loro mirabili prestazioni velocistiche, per le quali sono sati comprati e profumatamente pagati dalla stessa RAS. Ma se ci si chiede, ad esempio, dove i pendolini potranno sviluppare i 180 km/h promessi (e costosi), dato che le parti più veloci della linea non permettono (e non permetteranno) di andare oltre i 150 km/h la risposta non arriverà, per la semplice ragione che dovrebbe essere: da nessuna parte. Se ci si chiede poi quale impatto avranno sugli orari e tempi realmente raggiungibili, le rigorose disposizioni di sicurezza emesse dall’Agenzia Nazionale per la Sicurezza Ferroviaria (ANSF), di cui sono rimasti vittima da dicembre anche i collegamenti su ferro verso Nuoro, è ragionevolmente prevedibile che i diktat dell’ANSF penalizzeranno anche le molto, troppo, rosee previsioni della RAS, che insegue oramai spasmodicamente le mitiche 2 ore e un quarto tra Cagliari e Sassari, e le solleticanti ricadute mediatiche e di immagine politica. E’ difficile anche capire perché queste ambiziose progettazioni escludano totalmente Trenitalia, che adesso è impegnata in una defatigante confronto con la stessa RAS per arrivare a firmare il sospirato Contratto di Servizio; proprio Trenitalia che questi mirabolanti progetti dovrebbe poi realizzare, se vorrà e se potrà, dato che fino a prova contraria, è lei che ci dovrebbe mettere i treni ed il personale. Ovviamente ciascuno può facilmente già da questo, valutare la correttezza istituzionale di questi comportamenti, nel balletto “a trois” tra Regolatore/garante e ed aziende di trasporto. Questi sono veri misteri dell’alta elaborazione trasportistica su ferro nella nostra Regione. Nel frattempo più prosaicamente, quel poco che circolava sulla rete ARST per Nuoro è fermo; le modestissime migliorie di percorrenza attuali dei pendolini sulla rete statale sono state ottenute solo tagliando le fermate intermedie, di fatto lasciando interi territori senza neppure un minimo accesso ai treni, come nel Meilogu, o offrendo servizi inutili per i pendolari negli altri bacini locali. Treni nuovi a parte, le vecchie automotrici mostrano oramai segni di usura e di “no comfort” di cui sono piene le proteste di pendolari e viaggiatori occasionali. Di costruttive e buone pratiche per capire davvero cosa occorra per migliorare concretamente e da subito il trasporto su ferro per i sardi, non si vede traccia, e quelle possibili sono tenute rigorosamente nel cassetto anche se a costo zero. A completare questo quadro desolante, giova rilevare che non esiste da anni uno straccio di seria analisi della domanda, volta soprattutto ad individuare quella di chi oggi il treno non lo prende, e spesso con validissime giustificazioni perché lontanissimo dalle sue esigenze di mobilità. La Politica va in TV a fare la ruota davanti al ministro in visita che promette tanti soldi per varianti di tracciato di più che dubbio rapporto costi/benefici, e ci spiega candidamente l’ovvio: i sardi tornerebbero al treno se avessero treni di qualità ed utili alle loro esigenze (vedi interviste in TV del 26 novembre 2016). Si, grazie presidente: ne siamo tutti convinti. Ma con questi attori? Che a tutto pensano, fuorché a qualche minima azione rapida che potrebbe dare un minimo segno di attenzione, e soddisfare le richieste continue di persone ed amministrazioni locali? A molti pare invece che tra qualche piccolo segno concreto a vantaggio dei sardi, e la sordità delle aziende unita alla vuota vanità delle Politica sui media, la distanza inizi ad essere fastidiosa. Tutti sembrano curare benissimo la ricaduta mediatica di promesse, spot, comparsate in TV e raffinate forme di annunci a sensazione, dietro i quali però la quotidianità delle migliaia di sardi che prendono il treno, o lo hanno appena “perso”, resta sempre la stessa: inadeguata a qualsiasi standard decente di oggi. |