Posso prendere le difese di Daniela Falconi sindaca di Fonni? [di Nicolò Migheli]
SardegnaSoprattutto è una rivista plurale, riporta articoli che spesso sono dissonanti tra loro. Questa è la sua virtù e la sua forza. In queste pagine vi è un pezzo di Giovanni Cardeu in merito alla polemica divampata tra il responsabile della Protezione Civile Graziano Nudda e Daniela Falconi sindaca di Fonni. Conosco Graziano Nudda e Daniela Falconi in entrambi ho sempre apprezzato professionalità ed impegno. Quello scontro prontamente registrato, ripreso dalla stampa e finito sui social non rende giustizia a nessuno dei due. Il dott. Nudda è stato oggetto di una denigrazione inusitata, in questo Cardeu ha ragione, tanto da finire come capro espiatorio di un sistema, quello dell’Amministrazione Regionale, ormai ai limiti della crisi di nervi. Perché di questo si tratta. Mentre tutto il Centro Sardegna era sommerso da una nevicata che non si ricordava da cinquant’anni, mentre le popolazioni e i sindaci si davano da fare per soccorrere i cittadini e liberare le strade, l’Assessora all’Ambiente della Regione rilasciava dichiarazioni in cui si affermava che l’emergenza era risolta. Il sito della Protezione Civile era aggiornato agli incendi di questa estate. Le informazioni erano quelle che erano, ed ancora una volta le responsabilità sono in capo ad una giunta che si è dimostrata lontana dai sardi. Cardeu nella sua difesa di Graziano Nudda, rovescia la frittata e accusa niente meno che la sindaca di Fonni. Non solo, in maniera a mio avviso scorretta, tira in ballo il padre, il suo passato di politico e la sua realtà di imprenditore. Che cosa questo abbia a che fare con Daniela Falconi e con il suo ruolo istituzionale dovrebbe spiegarcelo Cardeu. Si insinua che la sindaca di Fonni sia stata vicina all’esperienza politica di Sardegna Possibile quasi fosse una colpa, avendo io fatto parte del gruppo di sostegno alla candidatura di Michela Murgia posso affermare che è una affermazione falsa. Daniela Falconi partecipò ad una Conferenza Aperta sull’agroalimentare, coordinata da me, ad Arborea insieme a centinaia di persone che forse manco votarono per SP. Il comune di Fonni è stato amministrato da altri fino all’anno scorso e la signora Falconi è sindaco dal 5 giugno 2016. Quindi non si può certo imputare a lei la responsabilità di turbine e mezzi spalaneve non acquistati. Credo invece che anche questa sia l’occasione per discutere seriamente su come è organizzata in Sardegna non solo la Protezione Civile, ma tutta la macchina regionale, che pur continuando ad assumere persone si sta dimostrando poco adeguata agli eventi. Si vive in piena emergenza, d’estate gli incendi, in autunno le alluvioni ed adesso pure la neve. Credo che una riflessione seria vada fatta. Credo che l’abbandono dei territori e lo spopolamento siano fenomeni che si possano evitare. Invece tutto concorre affinché tutto vada nell’ottica della desertificazione. Un passaggio dell’articolo di Cardeu per tutti, quando rimprovera i pastori fonnesi di essere rimasti nel loro paese invece di transumare. Un invito all’abbandono che dimostra non solo scarsa conoscenza delle problematiche della campagna e dell’impresa agropastorale contemporanea, ma persino di Fonni, delle sue molteplici imprese, di un luogo che riesce a resistere in una Sardegna che si spopola, preda di perdita non solo economica ma anche culturale. Di polemiche come questa non se ne sentiva affatto bisogno. Ci necessita invece una politica nuova, che negli occhi dei sardi, che sappia proporre cooperazione ed azioni comuni. Perché il problema non è solo il neocentralismo romano, lo è anche quello cagliaritano e lo sta diventando ogni giorno di più. Leggendo tra le righe dell’articolo si coglie una competizione tra territori – Fonni ha avuto molti finanziamenti- che poco serve, anzi è deleteria per il nostro futuro. Questo però è il mantra dominate della politica regionale attuale e i risultati si vedono: animi sempre più avvelenati su risorse che diminuiscono di anno in anno. Daniela Falconi e gli altri sindaci dei paesi di montagna, in questa emergenza hanno agito bene. Il rischio però è che sempre più persone in futuro si allontanino dall’amministrazione dei comuni, enti sempre più sotto finanziati esposti a richieste dei cittadini che spesso non possono essere evase. Chiunque si candidi oggi, la prima domanda che si sente rivolgere è un: ma chi te lo fa fare? Sindaci responsabili di tutto ma senza mezzi. Se continua così ci aspetta un futuro di amministrazioni commissariate, con buona pace di chi a parole vorrebbe democrazia e partecipazione. |
Sindaci incazzati, Sindaci che promettono fuoco e fiamme contro il sistema regionale reo di non funzionare. La storia degli ultimi decenni, quando si sono verificate emergenze, é ricca di prese di posizione come questa, con azioni e toni più soft o più accesi. Di solito e lo sfogo del momento, comprensibile perché istintivo, quindi spontaneo, ma, abbiamo sempre visto che poi piano piano tutto torna ad essere come prima. Ci si riallinea al sistema. Un classico. Non fosse stato così non staremo assistendo al fallimento politico e generazionale, dato che i giovani scappano e i paesi dell interno invecchiano demograficamente, al di là delle cicliche enunciazioni, lamentele e minacce di spaccare tutto.
Se davvero si voleva cambiare il sistema allora perché non si è stati capaci di incidere su alcune scelte strategiche per la Sardegna? Perché tanti Amministratori che si lamentano nei fatti poi nulla fanno per opporsi alle cattive scelte? Perché hanno avvallato e votato nei consigli comunali rinnegando anche posizioni precedenti di critica delle manovre come quella delle Unioni dei Comuni che indeboliscono le autonomie comunali e consegnano l isola e i territori al neocentralismo regionale e allo svuotamento delle zone interne? Perché in ANCI, cinghia di trasmissione del PD (ma, non si può certo dire che altri partiti brillino per le loro azioni), cioè del partito della maggior parte dei Sindaci sardi, questi ultimi, tranne eccezioni, nulla hanno fatto per fare azioni comuni e incisive contro le cose che dicono che non vanno bene e che vengono realizzate dalla Regione? Perché sul sistema forestale non hanno prodotto azioni tese a modificare le politiche e l organizzazione di Forestas? Quali sono oltre le mere rivendicazioni, gli atti concretamente messi in campo?
Perché gli Amministratori non fanno la guerra e mettono al centro non il Partito, ma davvero la loro unitá e la loro visione? Sinora non lo hanno fatto e badate non parlo di singoli che ogni tanto si trovano coerenti e seri nel portare avanti le loro giuste battaglie, ma di inesistenza di sindaci che anche con le loro associazioni davvero si uniscono e producono azioni non di mero folklore.
Serve ribaltare completamente quanto viene realizzato oggi a livello governativo e regionale. Territori al centro di ogni azione politica perché in essi sono contenute le reali risorse che possono produrre ricchezza per la Sardegna, Comuni al centro del sistema istituzionale perché enti capaci di attuare quelle azioni individuate grazie al contributo e alla creatività dal basso proveniente dalle collettività locali.
La globalizzazione, la cancellazione delle identità anche degli individui, l omologazione al sistema del consumismo di massa, Governi nazionali e regionali che avvallano scellerate scelte che minano alla base l esistenza stessa della nostra cultura e specificità, un Unione Europea che azzera la nostra sovranità e non solo monetaria, appaiono limiti invalicabili e tracciano già oggi il nostro destino, quello dei nostri figli e delle future generazioni, ma, se noi Amministratori fossimo coerenti con quanto lamentiamo spesso dopo mille frustrazioni dovremo dimostrare, oltre slogan e critiche al sistema che non funziona e che si dice di voler cambiare, davvero azioni concrete che dimostrino la volontà del cambiamento. Senza aspettare il verificarsi di emergenze e senza dopo poco riallinearci a quel sistema distorto e o ai partiti e, senza sprofondare nel nostro quotidiano.
Nella lettera gentilmente pubblicata da Sardegnasoprattutto a mia firma, a proposito dell’emergenza neve e del caso Fonni, non ho mai fatto riferimento a Falconi imprenditore. Migheli deve aver letto male. Anche altri passaggi lo fanno apparire preoccupato di altre cose (i sindaci che sono tutti bravi? La Regione nel suo complesso cattiva? Il movimento di Michela Murgia ?) e poco attento a quelle che io ho voluto sottolineare.
E che non sono offese. Sono rilievi, magari critici, anche molto critici. Basterebbero ad aprire una discussione vera, senza che si sovrapponga ad essi chissà quale cattiva
intenzione, verso il sindaco di Fonni, la famiglia, le zone interne, i pastori, i paesi.
Non vedo offesa nel dire che secondo me un sindaco impegnato da molti anni in politica, proposta più volte per candidature e ruoli non solo territoriali e che ha avuto la fortuna di vivere in una famiglia che ha fatto – meritoriamente – politica a livello del territorio e regionale, è a pieno titolo classe dirigente.
Ha responsabilità almeno altrettanto grandi di un funzionario regionale quale è Graziano Nudda.
Responsabilità non vuol dire colpa.
Secondo punto: perdere le staffe durante un’emergenza, con persone e animali in pericolo, avendo a carico una comunità, è comprensibile, umano, sarebbe disumano non sbottare, non arrabbiarsi, contenersi.
Ma poi c’è il momento della riflessione. E siamo sempre lì, a ogni emergenza: nel Meridione e in Sardegna, se ci fate caso (ricordate il terremoto in Friuli?), è sempre colpa degli altri. E’ il maledetto vittimismo di cui ci ammaliamo sempre più, complici gli strumenti di diffusione di massa del mal di pancia e dell’insulto che sono i social e soprattutto facebook.
Il massacro a cui è stato sottoposto Graziano Nudda è indecoroso, e
l’elevazione a eroina della sindaca di Fonni forse anche suo malgrado, era lo schema che ho voluto rilevare, criticare.
Terzo punto: la neve a Fonni è normale anche se fosse vero che non ne era caduta tanta da 50 anni, e non è vero. Migheli non ironizzi su quella parentesi a proposito della transumanza: la transumanza era un modo per affrontare le cattive stagioni, il gelo, la neve. C’erano anche molti più abitanti a Fonni allora. Non vuol dire che devono riprendere a farla oggi (fra l’altro la fanno), ma che la comunità sa per un sapere antico che lassù arriva la neve e che bisogna prevenire e difendersene. Mi sembra enorme (e certo non per colpa di Daniela Falconi, ma la sua responsabilità la chiama a parlarne, a spiegare) che mentre si investono milioni di euro per costruire la stazione di sci, ennesimo investimento pubblico, non se ne siano messi da parte per attrezzare il Comune, la Comunità montana, uno dei consorzi cui si è dato vita negli anni a Fonni e dintorni, per comprare mezzi per liberare almeno le strade principali.
Se Migheli viene anche solo nell’Appennino emiliano a vedere come funzionano le emergenze e come la prevenzione, scoprirebbe…. l’acqua calda: ogni istituzione, ogni volontario, ha la responsabilità precisa di presidiare metro per metro il territorio in caso di neve normale e di nevicate eccezionali, ciascuno secondo le proprie possibilità e disponibilità, e tutti coordinati dal Comune e convocati in estate per fare i piani.
Se è stato d’inverno a New York, con la neve a volte alta molti metri, avrà visto che i primi che scendono a spalare davanti a casa a Brooklyn e spesso anche sotto i grattacieli di Manhattan, sono i newyorchesi. Con la pala. Prima che arrivino i mezzi, le turbine, gli spazzaneve, gli spargisale.
Quarto punto: la prevenzione. Stanno qui le debolezze della Regione per quel che io vedo e so. Per gli incendi e quando nevica o piove. Ma quest’opera è nella sua normalità nelle mani di tutti, è culturale, fatto sociale, collettivo. Richiede, mi sembra prima di tutto, che si smetta di fare il vittimismo.
E se lo fanno i sindaci, è l’equivalente di Renzi che se la prende con l’Europa. Che cattivi maestri abbiamo, come vede, Nicolò! Ma non titillando gli allievi poniamo rimedio a questi vizi.
post scriptum: a proposito dei sindaci, è sicuro lei che non ce ne siano abbastanza? O che non se ne vogliano più candidare? Mi dicono che lei è un sociologo: non sarebbe interessante studiare perché accade il contrario, in Sardegna almeno, da quanto mi dicono? Ce ne sono sempre almeno due per paese, spesso tre, come a Santu Lussurgiu l’ultima volta, per dire di un luogo che lei conosce.
Aggiungerei, per correttezza verso i funzionari e dirigenti del Centro Funzionale Decentrato, che non corrisponde al vero l’affermazione “Il sito della Protezione Civile era aggiornato agli incendi di questa estate” (http://www.sardegnaambiente.it/protezionecivile/)
In esso invece si trovano, con poco sforzo, tutte le documentazioni relative all’evento in questione, allerte comprese, con bollettini di monitoraggio emessi e pubblicati a cadenza trioraria dal Centro Funzionale Decentrato (nella sezione “Evento in atto”) che ha seguito l’evento 24 ore su 24