Il mio Mandela Day a Serdiana [di Giuliana Mura]

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Venerdì della scorsa settimana ho trascorso il Mandela Day a Serdiana insieme a Don Ettore Cannavera ed oltre 400 persone. Non é’ stato per caso o cercare una superflua e autoreferenziale visibilità ma una scelta di vita che dura da anni. Dopo tanto tempo mi sono sentita di appartenere ad una cultura, un gruppo, libera di esprimere e condividere i significati di terra , pace e solidarietà in modo chiaro senza terminologie mediatorie strategiche quasi indecifrabili. Ho esordito con esperienze comuni di vite coerenti etiche e sociali senza il timore che il mio vicino di banco mi valutasse antagonista politica polemica disfattista od ingestibile.

Non mi son dovuta giustificare per i fallimenti da politica regionale perché io non ho mai avuto l’onore e l’immenso onere di ricoprire tali cariche. Non ho potuto dire come chi da oltre vent’anni siede nelle poltrone di centro e periferie ” la colpa è per lo più del governo della destra, anzi dei troppo democratici di centro o forse degli estremisti di sinistra”ma sempre dell’altro anche dello stesso partito ma diversa corrente. Da anni ho sostituito il concetto di colpa con quello di responsabilità attiva ed omissiva, individuale e collettiva. Credo che la solidarietà non più delegabile ma solo vivibile. Non ho usato il termine indigenza del popolo della nostra terra perché buona parte della platea ha capito meglio “povertà’”. Indecente povertà. Miseria ladra ha suggerito un signore d’età avanzata di professione agricoltore seduto davanti a me.

Ho piuttosto potuto parlare dei ragazzi che negli incontri nelle scuole ci chiedono dell’art. 1 della Costituzione e della paura del futuro, ancor prima delle Leggi incompiute elettorali e dintorni .I ragazzi domandano:“ se è inapplicato il nostro primo patto sociale che faremo ?” I disoccupati cronici, cassaintegrati o precari, ha aggiunto una signora di mezza età che mi ha gratificato salutandomi con un semplice “grazie”. Infine  ho potuto e dovuto ( noi che si studiava Kant ) raccontare degli amici senegalesi ed altre etnie che tra i primi hanno aiutato durante il disastro alluvionale e che molti cittadini italiani chiamano, quando sono educati, “extra comunitari”. Vi prego analizzare il lessico di questa straordinaria invenzione di fine tecnologia legislativa.

Gli Italiani brava gente si sono commossi per la morte di Mandela come per i tanti fratelli mancati a Lampedusa. Ma nelle campagne per la raccolta delle firme “Italia sono anch’io” per riconoscere l’appartenenza non solo emotiva ma anche di diritto ai figli dei c.d. extracomunitari tanti amici e compagni non c’erano. Ne dietro ne davanti ai banchetti. Il significato della parola nasconde la mancata interiorizzazione dei nomi che distinguono questo movimento, la negazione sistematica dei valori da parte dei poteri forti e che tramandiamo ai nostri figli.

Terra Ambiente Salute violate. Pace e Giustizia semiuguale per tutti. Solidarietà non accompagnata da azione modeste, concrete come esempi di vita coerenti. Il programma dell’Associazione propone la gestione di una cambiamento insieme, orizzontale e verticale. Dentro e fuori. Non basta il comitato elettorale . Vi chiederei di partecipare. Il mio Mandela Day a Serdiana è stato ascoltato.

*Coord. Gruppo Giuridico .Bobbio – Forum giustizia P.D.- C.G.I.L

 

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