Liberiamoci dalla violenza [di Maria Antonietta Mongiu]
Pubblichiamo l’introduzione all’iniziativa “La violenza contemporanea nella Sardegna tra passato e futuro” che si è svolta nella Sala del Consiglio Comunale ad Orune, sabato 28 gennaio. Alte la qualità e la quantità degli interventi dei relatori, delle relatrici, del sindaco e del pubblico. Un ringraziamento speciale al Coro “Incantos de Orune” che ha punteggiato la serata con belle composizioni. Per tutti quelli che animano la Rivista SardegnaSoprattutto uno stimolo a proseguire nella strada intrapresa: consistere nel territorio della cultura ed essere laboratorio di pluralità e di rispetto delle idee dell’altro. Senza cultura le identità sono deboli ha detto Bachisio Bandinu. Questa debolezza di senso, per usare le parole di Mario Zidda, è la stagione che la Sardegna sta attraversando. Per ovviarvi tutti siamo chiamati ad assumerci responsabilità. Non solo i decisori ma i singoli e le organizzazioni per ridiventare tutti società educante (NdR). L’Unione Sarda 27 gennaio 2017. Dagli attentati ai Sindaci alle donne vittime dei soprusi. Ad Orune “per riannodare un filo tra la città e l’interno”. Come riannodare il filo che in Sardegna ha tenuto insieme Sardegna e Cagliari? Come riconoscere il mondo fuori della cintura daziaria e dare valore a uomini e donne che nei paesi si impegnano, militando nel difficile quanto civile territorio della cultura? Quello fuori dal circuito di rinomati festival. Interroghiamoci allora se le quotidiane attività aggregative, a tutta prima minimali ed in vita grazie al volontariato, o persino le biblioteche abbiano le stesse attenzioni di altre, assai sponsorizzate dal potente di turno, politico o intellettuale che sia. «Cagliari è sede di una grande università, delle Istituzioni, di importanti archivi, ha un giornale tra i più completi. Gli stessi intellettuali che hanno studiato la Sardegna dell’interno si sono formati attraverso espressioni urbane. Cagliari deve riassumere sempre più una direzione culturale» disse, in un’intervista all’Unione Sarda, Nereide Rudas, coetanea di Bachisio Zizi, scrittore orunese e suo amico, nel delineare la relazione tra la Sardegna e Cagliari, che oggi pare prospettarsi come antagonista. Per evitare di assecondare la tentazione, dovremo riprendere a discuterne con onestà intellettuale. E’ una discussione culturale e non di trasferimenti di risorse economiche, anche perché i paesi sono aggrediti da piccole e grandi cattedrali nel deserto, finanziate con soldi pubblici ed abbandonate al degrado come relitti. Non si tratta dunque solo di soldi. Ecco perché “lasciare la chiesa” e mischiarsi fa bene e non solo alle comunità locali che vivono una difficile transizione. Lo si vede, in forme eclatanti, in alcune trasmissioni locali. Per tutte “Sardegna canta” o “Sardegna verde” che restituiscono le profonde modifiche dell’isola che trascendono la percezione dei decisori, regionali o locali. Lo si vede nel j’accuse dei sindaci alla Regione e di più negli attentati agli amministratori. E’ importante allora confrontarsi evitando che questa fase scavi, come un fiume carsico, steccati e si riduca all’autoreferenzialità. S’impone una stagione di confronto con chi vive nei territori, impegnato a far crescere la comunità di appartenenza. Essere classe dirigente, a tutti i livelli, oltrepassa il proprio destino personale e richiede di impegnarsi ancora di più perché tutti godano del diritto costituzionale allo studio, al lavoro e, di conseguenza, alla sovranità. Chi è in stato di necessità non è libero; in paese come in città. Si tratta allora di aumentare il diritto di parola e di ascolto nelle nostre comunità ma anche la ricerca sulle stesse. In altri termini dobbiamo tutti rivedere il campionario delle narrazioni stereotipate a partire dal tema della violenza nelle diverse declinazioni in cui si registra. Giacchè è tema centrale nella geopolitica dell’isola ma anche nel sistema delle relazioni interpersonali. Il dibattito deve stare allora in quella parola pubblica che è quella formalizzata piuttosto che nei territori pericolosi che sono luoghi comuni e stigmi. |