I “Ritratti di SardegnaSoprattutto” (2). Gorgio Carta: l’uomo che oggi parla ai ragazzi [di Susi Ronchi]
L’intervista a Giorgio Carta è la seconda della Rubrica “I ritratti di SardegnaSoprattutto” dedicata a uomini e donne il cui ruolo li rende osservatori priviliegiati della realtà contemporanea e, in particolare, della Sardegna. La prima a Fiorella Pilato è stata pubblicata il 30 gennaio. (NdR). Un ricordo dolce vela i suoi occhi e avvolge il suo cuore. Giorgio Carta è pronto a raccontarsi ma dedica il primo pensiero alla sua dolce metà che non è più accanto a lui: “Paola, mia moglie dal 1966, due giorni prima di Natale di tre anni fa non si è svegliata, lasciando un vuoto immenso, oggi più di allora, perché il tempo non lenisce il dolore, piuttosto lo indurisce. Paola non era la mia metà, era il mio doppio!”. Una grande famiglia, 4 figli e 7 nipoti tutti maschi, inconsolabile per la perdita di una donna che aveva fatto di se stessa il centro permanente di quel piccolo e intenso mondo di affetti. “Una donna bellissima, grazie a lei ho potuto dedicarmi appieno al mio lavoro”. E ancor più bella la ricorda. Carriera lunga e ricca di successi quella del pisdino Giorgio Carta, medico, tre specializzazioni, ha vinto il primariato a Cagliari di Cardiologia, ma la politica comincia a fargli l’occhiolino e quasi in sordina muove i primi passi nel Consiglio comunale del capoluogo. “Mi aveva proposto di candidarmi il segretario della Federazione cagliaritana che era un rappresentante di medicinali, mi ha convinto, ma non è stato un caso perché la tendenza alla politica o ce l’hai o non ce l’hai.” E lui, Giorgio Carta, dimostrando di averla davvero nel sangue questa tendenza – dice che la sua droga è la politica – ha percorso tutta la scala del potere in crescendo, da Cagliari a Roma, dove è entrato in Parlamento nel 1992 e ne è uscito nel 2008, e nonostante le diverse vicissitudini del partito socialdemocratico, fondato da Giuseppe Saragat , non ha mai cambiato casacca, rivestendo anche il ruolo di segretario nazionale. In Sardegna è stato assessore regionale nelle Giunte Rais, Rojch, Melis, Floris, Cabras. Un vero uomo di potere? “Se per potere si intende essere riuscito a conquistare un’immensa fiducia da parte degli elettori, allora sì, mi sento proprio uomo di potere. Nel 92, la mia prima volta alla Camera dei deputati, ottenni ben 14 mila preferenze, un grande successo personale. Ma posso garantire di non aver mai sfruttato la mia posizione per interessi familiari, né detengo ricchezze e patrimoni frutto della mia attività politica, ma sono fiero di aver dato una mano a tante persone”. Quasi 40 anni di politica attiva, cosa le hanno lasciato a livello personale? “Ho imparato che la vita politica è una dimensione, è una visione che interamente ti avvolge, ti coinvolge, diventa un tutt’uno con te stesso, tu e la politica un’unica cosa e soprattutto, se si riesce a percorrere questa dimensione attraverso una crescita, una maturazione personale, allora quella strada intrapresa non si ferma quando si smette e si torna definitivamente a casa, no prosegue su un versante intellettuale, di cultura, di esperienza. Per me la vita politica non è mai finita”. È luogo comune affermare che la politica vera non esiste più e con una certa nostalgia si guarda al passato, ai grandi nomi della Prima e della Seconda Repubblica pur consapevoli che allora come oggi c’era molto di storto, molto di marcio, perché non si riesce a cambiare passo? “La politica deve essere esercitata come lo strumento capace di superare le disuguaglianze in una società profondamente iniqua e per molti versi ingiusta, invece si usa per dividere e rendere le fratture più nette. Sono ogliastrino, vengo da una famiglia molto semplice, ho visto per la prima volta il mare a 17 anni, sono stato educato al rispetto degli altri e delle differenze e con questi valori ho sempre vissuto, ma vorrei trasmettere qualcosa del mio ‘sapere’ ai giovani”. Incontrare gli studenti è uno degli appuntamenti ormai per lei irrinunciabili? “Con l’Associazione degli ex parlamentari che presiedo entriamo nelle scuole per battere su un punto in particolare: l’importanza delle assemblee elettive, la necessità della loro tutela come conquista di democrazia perché sono i luoghi ideali per esprimere la volontà popolare. Il confronto con i giovani è spesso serrato e in una società che va impoverendosi sul piano economico e che costringe le famiglie ad affrontare gravi difficoltà, a volte si guarda con diffidenza a coloro che vengono considerati detentori di ‘privilegi’ come appunto i politici.”- E lei cosa risponde a questi giovani? “Con molta semplicità spiego che loro devono chiedere alla politica, nelle sue diverse forme, di essere messi in condizioni di competere, di andare avanti, di occupare i luoghi delle decisioni, e non aspettare un posto di lavoro come favore concesso. La malapolitica come la corruzione e il malaffare sono costanti purtroppo presenti in ogni ambito della società, quindi per ottenere la buona politica si devono affrontare dei rischi e anche dei costi che vanno pagati. Io stimolo i giovani a non scoraggiarsi, li invito a partecipare, a non sottrarsi a compiti e responsabilità perché loro possono correggere gli errori e colmare quell’ abisso che si è creato tra partiti, istituzioni e cittadini”. Questa è la filosofia di Giorgio Carta, che ha fatto i suoi passi, nei decenni, tra personaggi di grande calibro come Carrus, Soddu, Gianoglio, Raggio, Macciotta, Cogodi, Anedda, Emanuele Sanna, ‘lupi’ li definisce. E come si è mosso lei come un agnello ….? “Non proprio, come un lupo tra i lupi!”. |
Bellissimo autoritratto della dimensione privata e di quella pubblica. Una vita complicata ed impegnativa oggi resa malinconica da un assenza di quel “doppio” che ha concesso a Giorgio un impegno totale nella politica vera.