Milis: “La Sagra dei ceci”, molto di più di una sagra paesana [di Bruno Vacca]
Ancora nella seconda metà del XIX secolo, analogamente a quanto verificatosi nei secoli precedenti con le dominazioni catalana, aragonese e poi spagnola, le comunità sarde soffrivano di ricorrenti carestie, legate a fatti climatici, siccità o alluvioni, e, nelle zone interne, morie di bestiame per patologie ritenute incurabili, che aggravavano i problemi delle popolazioni, già provate dalla diffusa povertà. La malnutrizione era la conseguenza insieme all’acutizzarsi di patologie che riguardavano le persone più deboli. Particolarmente colpita l’infanzia, con tassi di mortalità oggi riscontrabili nei paesi in via di sviluppo. Centri come Milis, che pure godeva di un relativo benessere, per le favorevoli condizioni ambientali, che dal XII-XIII secolo, avevano permesso colture di pregio come gli agrumi, periodicamente venivano colpiti da carestie. Cronache del XVIII secolo narrano di interventi benefici da parte delle famiglie nobili e benestanti. Anzi, in un caso, definita ricchissima, in occasione di alcune carestie che si succedettero nell’arco di pochi decenni. Anche la chiesa, attraverso parroci sensibili, cercava di alleviare le sofferenze delle popolazioni, attraverso la distribuzione di cibo, o venendo incontro anche finanziariamente ai bisogni dei più poveri. E’ nel ricordo collettivo lo spirito caritatevole di un parroco, Don Giorgio Mastinu, che, nella festività di S. Giuseppe, al quale era molto devoto, predisponeva una zuppa di ceci da distribuire ai poveri. Lasciò nel suo testamento un legato per destinare i prodotti del suo orticello “Su cungiau de su predi” alla preparazione del piatto di ceci. Un modo, quello di Don Mastinu di cercare di dare una risposta concreta, anche se piccola, alle ricorrenti carestie. La tradizionale preparazione dei ceci, in occasione della festività, si ripete da ben 114 anni. Andata nell’oblio, durante la II^ guerra mondiale, fu ripresa, prima dall’ECA (Ente Comunale di Assistenza) col volontariato femminile e, successivamente, dalle Suore Vincenziane dell’Asilo Infantile. Con la chiusura di questo e il trasferimento delle suore nella Fondazione Istituti Riuniti di Assistenza Sociale, la manifestazione, dai primi anni Settanta, fu ripresa e sviluppata dal suo fondatore Cicito Vacca, dalle suore e dai numerosi volontari conferendole il carattere di ”Sagra” e momento significativo della vita milese. La Fondazione, con la “Sagra dei ceci”, perpetua lo spirito caritatevole del parroco Mastinu e di Cicito Vacca, che in un documento del 1954, parte del carteggio che lasciò alla sua scomparsa, lasciò una frase significativa del suo modo di essere davanti alla sofferenza ed alla speranza di un futuro migliore e più giusto: “Milis è per me tutto, perché a questo paese mi legano tanti cari ricordi della vita. Amo i miei concittadini e particolarmente quelli poveri. Il mio cuore gioisce quando un cittadino riesce, attraverso il lavoro onesto e il sacrificio, congiunti alla fede cristiana, ad affermarsi nel campo del bene e dell’onore”. Il suo testamento morale, che è anche lo spirito col quale la Fondazione organizza anche la prossima “Sagra dei ceci”, momento di aggregazione per tutti coloro che vi si ritrovano rappresentati. In questi giorni numerosi volontari sono già al lavoro per raccogliere i “finocchietti selvatici”, lavare e preparare i 300 Kg. di ceci che saranno utilizzati, predisporre i 15 calderoni per la cottura e quant’altro necessario. Il tutto all’interno dei locali della Fondazione dove verranno predisposti circa 500 posti a sedere per consentire ai numerosi partecipanti di gustare i ceci. Gli abitanti di Milis e tutte le persone che vogliano partecipare, si ritroveranno domenica 19 marzo presso la Fondazione Istituti Riuniti di Assistenza Sociale, per gustare una fumante e profumata zuppa di ceci preparata secondo una antica e immutata ricetta da numerosi volontari. * Presidente della Fondazione Istituti Riuniti di Assistenza Sociale. Milis |