Tracce egizie al Museo Nazionale [di Maria Antonietta Mongiu]

papa francesco ok

L’Unione Sarda 05/04/2017. La città in pillole. Una proposta da attuare durante il viaggio del Papa di fine aprile in Egitto.  Nel monito di Bergoglio «bisogna uscire per portare la misericordia di Dio a tutti»,  è il primo  il gesto più difficile.

Gesto rivoluzionario che presuppone disponibilità ad interrogare le proprie e le altrui complessità e che ci interpella sul piano culturale prima che religioso. Chi con superficialità crede che quell’espressione sia semplice, ignora che è abitata dalla dialettica del riconoscimento che si fonda sulla possibilità di ritrovare l’altro in noi e viceversa.

Pratica che abbisogna di una risoluta volontà perchè è innaturale. Ecco perché il viaggio del papa in Egitto, alla fine di aprile, assumerà molti significati. Vi conterà non poco la cultura materiale dei luoghi e il loro riconoscimento.

Non tanto quella dei faraoni per il ruolo che l’Italia svolge nel settore. Per capire, basta uno sguardo al nuovo allestimento del Museo egizio di Torino e alla mostra “Missione in Egitto 1903-1920”, dedicata ad Ernesto Schiaparelli, o al coinvolgimento di studenti di origine egiziana nell’alternanza scuola/lavoro del museo!

Conteranno di più il vasto ambito del Cristianesimo primitivo e le sue relazioni con l’Islam delle origini che coinvolsero, nelle liturgie ed iconografie, tutto il Mediterraneo. Spesso si fecero sintesi in Sardegna.

Il Cristianesimo copto, tuttora resistente in Egitto, nell’isola si manifestò con splendidi incensieri, confrontabili con quelli del Museo Copto del Cairo, o con le fiaschette di San Mena, martire egiziano.

Durante il viaggio papale, si mettano in evidenza nel Museo Nazionale di Cagliari. Perché fanno parte della identità sarda e perchè il loro riconoscimento è il modo migliore per celebrare Giulio Regeni.

 

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