Anche per Legambiente i contenuti del DDL sul Governo del territorio regionale appaiono contradditori [di Annalisa Colombu e Vincenzo Tiana]

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Dopo i documenti sul  DDL Governo del territorio, adottato dalla giunta Pigliaru il 17 marzo 2017, di Italia Nostra e del Wwf , pubblichiamo quello di Legambiente. Mette conto di soffermarsi sull’ultimo capoverso  che recita testualmente:

“Ci permettiamo di ricordare che la Giunta regionale all’atto del suo insediamento aveva assunto l’impegno ad adempiere a due atti fondamentali: 

– redazione del PPR delle zone interne a completamento di quello sulle zone costiere  

– accelerazione dell’adeguamento dei PUC al PPR per completare il disegno pianificatorio.

In conclusione rivolgiamo un invito alla Giunta Regionale perché sulla legge urbanistica, che disegnerà lo sviluppo dell’isola per i prossimi decenni, si apra una discussione pubblica ampia ed autorevole. La nostra associazione si sente fin d’ora impegnata per contribuire ad una legge innovativa e rigorosa nella salvaguardia così come richiesto dal nuovo quadro internazionale.” (NdR).

LEGAMBIENTE SARDEGNA   Auspica che la nuova legge urbanistica confermi le misure di salvaguardia rigorosa per la fascia costiera e riaffermi la fascia costiera bene paesaggistico strategico per lo sviluppo della Sardegna, nella convinzione che occorre puntare sulla valorizzazione del paesaggio, accumulato nella lunga durata della nostra storia millenaria,  tassello fondamentale della strategia più generale che consiste nel costruire lo sviluppo – il nostro futuro – puntando sulle risorse locali e inserendole negli scenari globali.

Ribadisce la priorità di: – completare gli adeguamenti dei PUC al PPR, ed aggiornare tutti gli strumenti di pianificazione urbanistica e di programmazione settoriale, armonizzandoli con il PPR – estendere il PPR  alle zone interne, anche per sostenere i piccoli Comuni quali presidio di tradizioni e valori identitari; – predisporre un piano organico e di medio-lungo periodo per gli interventi di ripristino, riqualificazione e restauro ambientale, particolarmente del paesaggio costiero, capace anche di generare nuova occupazione;

Premessa • VINCOLO 300 METRI 

Il 23 aprile del 1993 il Consiglio Regionale approvava la trasformazione delle norme di salvaguardia degli artt 1 bis ed 1 ter delle legge 431/89 (legge Galasso) in divieti di edificazione. La Regione Sardegna, con quell’atto, si poneva all’avanguardia in Europa nella tutela del Territorio costiero. Tale legge ricordata per il divieto di costruire nella fascia dei 300 metri ed in altri ambiti di pregio paesaggistico ed ambientale è ad oggi agli atti come Art. 10 bis della LEGGE URBANISTICA 45.

  1. Sono dichiarati inedificabili in quanto sottoposti a vincolo di integrale conservazione dei singoli caratteri naturalistici, storico-morfologici e dei rispettivi insiemi: a) i terreni costieri compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea della battigia. b) le zone umide incluse nell’elenco di cui al D P R 13/3/1976, n. 448; c) i fiumi compresi in un apposito elenco e le relative sponde i, per una fascia di 150 metri ciascuna: d) i territori contermini ai laghi naturali compresi in una fascia della profondità di 300 metri e) le zone di interesse archeologico; f) le isole minori della Sardegna g) le spiagge, i compendi sabbiosi, i lidi in genere e le immediate adiacenze funzionalmente connesse.

E’ utile ricordare che qualche mese dopo sempre il Consiglio regionale approvava la direttiva ai comuni per dimezzare le previsioni relative alle volumetrie nelle zone F.

  • CODICE DEL PAESAGGIO PPR: TUTELA, RIQUALIFICAZIONE E GESTIONE SOSTENIBILE DELLA RISORSA IDENTITARIA

Nel 2006 la Regione Sardegna si propose all’attenzione nazionale con un modo innovativo di applicare il Codice del Paesaggio con l’adozione del Piano Paesaggistico Regionale.    In questi anni abbiamo partecipato a tante assemblee nei centri isolani ed abbiamo percepito in generale una condivisione per l’opera di tutela. Insomma diventa senso comune che il paesaggio è uno dei pilastri della storia e dell’identità di un popolo. Il vincolo di inedificabilità nella fascia dei 300 metri appare un patrimonio consolidato.

La Regione Sardegna con il PPR si è caratterizzata per un’opera di innovazione, semplificazione e perseguimento di contenuti improntati a politiche di tutela del territorio che a nostro parere  è necessario estendere e consolidare.  La Sardegna può competere in Europa se punta alla esaltazione delle risorse ambientali e paesaggistiche, cioè se punta sulla qualità e decide della “quantità” avendo sempre presente la capacità di carico dell’ambiente naturale. Con il PPR è stata infatti la prima volta che una Regione italiana ha approvato un Piano ai sensi del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (DLgs 42/04) che fa proprie le indicazioni della Convenzione europea del Paesaggio.

E’ appena il caso di ricordare, il concetto fondamentale riguardante il paesaggio, espresso nella Convenzione Europea del Paesaggio, che sancisce l’obbligo di riconoscere valenza paesistica a tutto il territorio, applicando misure diversificate di salvaguardia, gestione e pianificazione. Sotto tutti questi profili, si afferma l’irriducibilità del principio di conservazione a singoli“pezzi”del patrimonio naturale-culturale staccati dal contesto; o in altre parole, l’impossibilità di  dividere il patrimonio territoriale in parti da conservare e parti da lasciare alla mercè delle spinte trasformatrici . Il Piano Paesaggistico Regionale, divenuto esecutivo nel settembre 2006, ha definito il paesaggio come la principale risorsa territoriale della Sardegna, e rappresenta oggi lo strumento centrale del governo pubblico del territorio. Il Piano si propone di tutelare il paesaggio con la duplice finalità di conservarne gli elementi di qualità e di testimonianza e di promuovere il suo miglioramento attraverso restauri, ricostruzioni, riorganizzazioni, ristrutturazioni anche profonde là dove appare degradato e compromesso.

Nel Piano paesaggistico sardo, la scelta di coniugare la tutela con gli obiettivi di qualità paesaggistica, di riqualificazione e gestione dei beni storici, culturali, ambientali della tutela ne fa ancora di più un momento “storico” nella tradizione della pianificazione italiana: l’assunzione del paesaggio come principale valore identitario della Regione e la conseguente scelta di tutela come atto necessario per tutte le aree ancora libere.

Ma il Piano ha rappresentato anche un’esperienza di livello internazionale relativamente alle aree costiere, perché la scelta di partire dalle coste per ragionare sulle relazioni che legano la costa, gli insediamenti, il territorio naturale e agricolo delle aree interne rappresenta una sfida delicata quanto importante anche per ripensare le possibilità di muoversi, di vivere, di lavorare in tutti quei territori che hanno relazioni visive o fisiche con il mare.  In un momento come questo, nel quale la crisi generalizzata dello sviluppo, soprattutto nel meridione, sta inducendo tutti ad un ripensamento del modello di uso dell’ambiente e del territorio, la Sardegna ha portato avanti con lungimiranza e anticipando i tempi una politica per il paesaggio della quale si cominciano a vedere gli effetti positivi.

Insomma un PPR con un approccio non solo di tutela ma in termini di obiettivi di qualità paesaggistica, di riqualificazione e gestione dei beni storici, culturali, ambientali e in definitiva, di nuovo modello di sviluppo sostenibile che assume il paesaggio come principale valore identitario della Regione. L’indicazione della fascia costiera quale bene paesaggistico, da sottrarre alle pressioni del mercato, è uno degli assunti centrali del PPR: la costa deve continuare ad essere considerata un bene comune e non una merce e si stabilisce la “salvaguardia dell’intatto” sulla fascia costiera.

Si è esplicitato attraverso uno strumento di governo l’obiettivo del recupero e della riqualificazione integrale del territorio, che tenga insieme gli insediamenti urbani, agricoli, produttivi, turistici come scelta strategica per ricostruire una qualità paesaggistica in aree che, nel corso di una espansione solo quantitativa, hanno finito per perderla. Il PPR ha in corso i nuovi Piani Urbanistici Comunali in adeguamento, strumenti indispensabili a evitare che con continue varianti agli strumenti urbanistici vigenti, anche nei piccoli paesi possano trasformarsi in informi nuclei urbani nelle città, e a favorire invece nei paesi, negli insediamenti urbani e nelle zone già costruite la riqualificazione e il riuso “di qualità” dell’edificato.

Il Piano paesaggistico regionale ha introdotto anche nuove forme e nuovi metodi di concertazione  istituzionale. Le conferenze di co-pianificazione sono state un elemento importante di novità nel rapporto tra la Regione e i soggetti attori dei territori.  Nella traduzione delle indicazioni del PPR alla scala comunale si sono registrate rigidità procedurali, appesantimenti burocratici, uso ripetuto delle circolari interpretative, spesso contradditorie, della normativa di attuazione che hanno reso difficile il processo di adeguamento dei piani comunali. Si tratta di criticità da superare.

Rispetto al 2006 sono mutati gli scenari globali di allarme per le criticità ambientali. Occorre pertanto cambiare molte cose se non vogliamo che nel XXI secolo il superamento dei limiti, oggi in atto, porti al collasso. Si tratta di una sfida mondiale che si gioca però in tutte le realtà locali iniziando dalla nostra isola. Gli effetti del Piano Paesaggistico non si sono ancora dispiegati del tutto, perché le politiche programmatorie del territorio lavorano sulla lunga durata, mentre il mordi-e-fuggi del consumo selvaggio mostra subito i suoi risultati. Tuttavia, siamo convinti che il processo avviato sia irreversibile, e che ogni arresto di questo processo sia sbagliato, perché coincide con la piega che ha preso e sempre più prenderà la storia dell’uomo ed il ciclo naturale e ambientale in cui siamo entrati a livello planetario.

Il valore strategico sta perciò anche nella capacità di creare sviluppo e mobilitazione attiva nelle amministrazioni locali e nei singoli territori, nella convinzione che la tutela del paesaggio non si riduce a una protezione fine a se stessa, ma è in grado di creare per la Sardegna i presupposti di un nuovo e moderno sviluppo. Esiste la consapevolezza che del PPR sono apparsi in primo piano gli aspetti di “vincolo” che le politiche paesaggistiche portano con sé in fase iniziale. Tuttavia esiste la convinzione che anche la grande “moratoria” alla trasformazione del paesaggio che si è verificata in questi anni sia funzionale all’esigenza di non distruggere la risorsa base su cui si fondano le prospettive delle generazioni a venire.

Bisogna lavorare a rafforzare le politiche “attive” della salvaguardia e dello sviluppo, gli investimenti sui progetti di qualità, sullo sviluppo virtuoso basato su comparti economici innovativi che incorporano il paesaggio come valore aggiunto, come quel marchio distintivo che farà uscire la Sardegna dall’isolamento e dal sottosviluppo a cui gli usi speculativi del suolo inevitabilmente la condannerebbero. Tutela e valorizzazione del patrimonio paesaggistico come gestione attiva dell’ambiente per realizzare nuova occupazione di qualità.     L’esperienza degli ultimi anni permette anche di affrontare l’estensione del piano paesaggistico alle zone interne con indirizzi unitari e innovativi per la riaffermazione forte che sia la fascia costiera che l’intero territorio costituiscono una risorsa strategica per la Sardegna. Far crescere la qualità culturale dei territori significa anche combattere lo spopolamento progressivo e l’isolamento delle piccole comunità per costruire una nuova coesione sociale nella Regione.

  • PIU’ TUTELA UGUALE PIU’ TURISMO Il Paesaggio come risorsa Puntare sulla valorizzazione del paesaggio che abbiamo accumulato nella lunga durata della nostra storia millenaria, è un tassello fondamentale della strategia più generale che consiste nel costruire lo sviluppo – il nostro futuro – puntando sulle risorse locali e inserendole negli scenari globali.  Al di là degli aspetti culturali, la tutela e valorizzazione del paesaggio punta anche a difendere e rilanciare una grossa risorsa economica come quella del turismo, con tutti i benefici che ne derivano per l’occupazione del settore e dell’indotto. Se riusciremo a mantenere integri il nostro paesaggio e il nostro territorio i turisti continueranno ad arrivare da tutto il mondo; altrimenti, ma se il paesaggio viene stravolto rischieremo di perdere un grande motore di sviluppo. Insieme all’identità del Paese, qui sono in gioco insomma la sua immagine, la sua competitività e il suo benessere.

Dopo tanti anni dal 1993 e dalla adozione del PPR nel 2006 si rilevano alcuni dati interessanti a conferma che sul lungo periodo la tutela favorisce anche lo sviluppo turistico:

-Le spiagge e le coste della Sardegna ormai primeggiano nelle segnalazioni positive a livello internazionale dei motori di ricerca specializzati.

– Il Sito TripAdvisor ha incluso 5 località costiere dell’isola tra le 10 migliori in Italia

– Numerosi ricercatori hanno spiegato che una parte dei turisti (il 45%) è disposta a spostarsi in funzione di una qualità ambientale.

– Ultimamente la Sardegna ha ricevuto alla Mitt di Mosca il premio come «Best Beach destination Europe», migliore destinazione europea per le migliori spiagge. Il riconoscimento è arrivato durante la 24° edizione dell’International Travel and Tourism Exhibition (Mitt), la fiera turistica più importante dell’Europa orientale e una delle prime cinque del continente

– L’istituto di ricerca Ambiente Italia ha indicato la Sardegna, tra le Regioni italiane, quella con la maggiore percentuale di coste non trasformata (ben il 76%) contro il 24% di trasformazione. Per altre regioni le percentuali sono esattamente invertite.

– Guida Blu segnala la Sardegna con le migliori performances tra le regioni costiere e ben 5 località con 5 vele su 15 a livello nazionale.

– Federalberghi indica che la Sardegna si colloca in uno standard nazionale come numero di hotel.

– Infine riveste una certa importanza che, proprio in questi giorni, l’ufficio di Statistiche sul Turismo della Regione Sardegna ha rilevato che nel 2016 si sono registrati 14 milioni di presenze con una crescita di ben il +12,6 % sul 2015 ed Alghero, con 1,4 milioni, è il Comune con il maggior numero.

DDL GOVERNO DEL TERRITORIO 

Abbiamo richiamato tali premesse perché ci si aspetta che sottendano la proposta di nuova legge sul governo del territorio ed anche stavolta la Regione Sardegna sia protagonista nella attuazione degli obiettivi ambizioni ed impegnativi contenuti negli accordi di Parigi che  prescrivono una forte e rigorosa protezione dell’ambiente per salvare il pianeta.

La Regione Sardegna è la prima Regione in Italia che si misura con una nuova legge urbanistica dopo gli accordi di Parigi, che hanno fornito un nuovo punto di vista del rapporto con le risorse ambientali e l’assetto del territorio. Si è riflettuto ancora poco sulle implicazioni della precisa indicazione di ridurre la CO2 del 50% al 2030 e del 90% al 2050.

Infatti gli accordi di Parigi, poi ribaditi a Marrakech, sotto l’egida dell’ONU, indicano che la salvaguardia del pianeta richiede in maniera imperativa un cambio radicale nella gestione del territorio. Scongiurare l’aumento della temperatura globale richiede un nuovo modo di costruire, di realizzare le città, di fare economia con l’affermazione dell’economia circolare in antitesi a quella lineare che ha dominato sinora.  In sintesi la maggiore protezione dell’ambiente deve permeare le nuove politiche per tutte le nazioni.

A nostro parere gli accordi di Parigi propongono alcune questioni di prospettiva a breve termine:

  • Potenziare fortemente la protezione del territorio ed in specie quelli costieri sia in quantità che qualità;
  • riqualificare il patrimonio edilizio esistente con le regole dell’economia circolare e del riuso;
  • ridurre tutti i consumi energetici e massimizzare la produzione di energia da fonti rinnovabili;
  • riqualificare il paesaggio naturale con le tecniche della rinaturalizzazione per renderlo più resiliente;
  • realizzare un ampio programma di gestione attiva del territorio con estesi interventi di manutenzione, restauro e rinaturalizzazione a partire dalla priorità costituita dagli ambiti costieri, dai sistemi dunali, dalle zone di rispetto idrogeologico, dagli stagni e ambiti fluviali.

Da tale filosofia ci si aspetterebbe che i principi cardine del PPR – salvaguardia dell’intonso e riqualificazione dell’esistente – possano diventare i principi basilari della nuova legge.

Da una prima lettura del DDL Governo del territorio adottata dalla Giunta Regionale appaiono invece contenuti contradditori, con non chiare possibilità di deroga al PPR addirittura nella fascia dei 300 metri, confusi accordi di programma con i privati che sembrerebbero avere valore di variante agli strumenti urbanistici o accordi di co-pianificazione in parallelo alla redazione dei PUC.

Infine non è chiaro cosa siano i “Programmi e progetti ecosostenibili di grande interesse sociale ed economico”, non vorremmo possano essere derogatori al PPR. Per quanto riguarda il paesaggio rurale il range da 1 a 30 ettari è talmente esteso che comunque abbassa il limite dei 3 ettari.

Ci permettiamo di ricordare che la Giunta regionale all’atto del suo insediamento aveva assunto l’impegno ad adempiere a due atti fondamentali:

– redazione del PPR delle zone interne a completamento di quello sulle zone costiere

– accelerazione dell’adeguamento dei PUC al PPR per completare il disegno pianificatorio.

In conclusione rivolgiamo un invito alla Giunta Regionale perché sulla legge urbanistica, che disegnerà lo sviluppo dell’isola per i prossimi decenni, si apra una discussione pubblica ampia ed autorevole.

La nostra associazione si sente fin d’ora impegnata per contribuire ad una legge innovativa e rigorosa nella salvaguardia così come richiesto dal nuovo quadro internazionale.

Cagliari 20 marzo 2017

La Presidente Regionale                                        Il presidente del Comitato   Scientifico

 

Annalisa Colombu                                             Vincenzo Tiana

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