Hanoi [di Carlo Mannoni]
Capitale del Vietnam, 2 verticale. Chiuse gli occhi per un attimo respirando profondamente, dopo aver posato sul tavolo la matita. Hanoi, pensò. Si Hanoi, confermò, sussurrando a se stesso con estrema delicatezza quel nome, come se mostrasse cautamente a qualcuno una rara e fragilissima porcellana. E fu come correre indietro, in un attimo, percorrendo a ritroso i milioni di chilometri di cunicoli bui in cui erano passati i pensieri di tutta la sua vita. Per veder subito la luce, come in una rinascita, e ritrovarsi d’un tratto sul palco, tale e quale quella sera del 23 maggio 1967. Hanoi, Hanoi, il Vietnam del Nord bombardato dai cacciabombardieri americani. Morti, feriti, mutilati, sfregiati.Il napalm e l’imperialismo americano. C’era tutto in quei cinque fogli letti con emozione davanti a tanta gente. Gli avevano detto: prepara un breve discorso perché dovrai parlare. Parlava il mondo universitario e lui frequentava il secondo anno di legge. Perché io? Si era schermito. Perché sei in grado di farlo, gli avevano risposto i “politici”, e lui aveva letto col cuore quelle cinque pagine dove ogni parola era una condanna per la guerra coloniale americana. Hanoi, Hanoi, 2 verticale, cinque lettere, ognuna per una casella. Si può svilire così il simbolo della resistenza di un popolo e di una catastrofe generazionale che colpì l’America? Mischiare quelle lettere, testimoni di un ricordo quasi sacro, con altre vili per incrociarle con altre ancora di semplici ed anonimi termini! Hanoi, i cunicoli e i Vietcong, luoghi e uomini invincibili, implacabilmente scolpiti nella sua memoria. Altro che napalm! C’era pure la musica che improvvisamente si era aperta, dura e dolce, alla sua mente. I Doors, disse a se stesso, ci sono ancora e cantano e suonano, come allora, “Love me two times” per quei poveri giovani americani che partono impauriti per una guerra in cui non credono. Respirò ancora profondamente e gli parve di sentire i profumi della primavera di allora. Se esco, pensò, trovo tutto e tutti come 46 anni fa. Ebbe però paura e scacciò, aiutandosi con un brusco movimento della mano, quel bellissimo e triste pensiero. Capitale del Vietnam, 2 verticale …. Riaprì gli occhi ed era come se avesse sognato. Riprese dal tavolo la matita e scrisse piano le lettere nelle diverse caselle, H-A-N-O-I. Pensò poi, rassicurato, al 38esimo parallelo, barriera invincibile del comunismo contro gli invasori imperialisti, e ripete’ a se stesso, senza sbagliare una parola, il discorso di quarantasei anni prima. |