Anche la luce è parte del paesaggio [di Maria Antonietta Mongiu]
L’Unione Sarda 12/04/2017. La città in pillole. La percezione dei luoghi e i cambiamenti non condivisi da tutti. John Berger, eclettico studioso venuto a mancare di recente, in un articolo riproposto a febbraio da Il Giornale dell’arte, riconosce nella Crocefissione di Grünewald a Colmar, già vista da lui nel 1963, un’irraggiungibile capacità di restituire il dolore come dominante del vivere. Dopo la sconvolgente prima visita, la seconda nel 1973 gli consentì una lettura più “normalizzata”. La Pala d’altare era sistemata in un ambiente dove alte finestre gotiche consentivano al sole di entrare e modificare il contesto in cui era esposta. Le finestre di luce proiettate nelle pareti modificavano la percezione delle scene raffigurate, facendone intravvedere l’essenza ovvero la dialettica tra luce e tenebre. Tra il 1963 e 1973 inoltre, come scrive Berger, c’erano state l’attesa e la delusione del sessantotto. Lui era cambiato e con lui la percezione della Pala di Grünewald. Non necessariamente migliore ma solo diversa. Le considerazioni del critico d’arte non sono, al dunque, diverse da quelle di un abitante del Corso che ha stigmatizzato con “su brugu de liscivia” l’arteria diventata altro da come “doveva essere”. Una battuta pari per efficacia a legnaia per l’Anfiteatro! Cagliari muta tracciati, tempi, suoni, e persino luce, senza che si venga interpellati. I decisori paiono ignorare i cittadini e pure il Codice dei beni culturali e del paesaggio dove la percezione dei luoghi è parte integrante del paesaggio insieme a manufatti, colori, e, al rapporto, fondante Cagliari, tra tenebre e luce, come scrive anche Francesco Alziator nel suo capolavoro La città del sole. Che questa Pasqua sia la resurrezione del buon senso e del buon gusto.
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