Le mura, gli ascensori e i parcheggi della città del sole [di Maria Antonietta Mongiu]

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L’Unione sarda 17/05/2017 . La città in pillole. Le città immaginarie dove i cittadini esprimono le opinioni. Nell’infinito elenco di città immaginarie Minas Tirith de “Il Signore degli Anelli” di J.R.R. Tolkien pare riassumerle tutte. Veniva dopo la suggestiva fortezza Bastiani che troneggia ne “ Il deserto dei Tartari” di Dino Buzzati. C’era già “Il castello” di Franz Kafka  dove l’angoscia contemporanea è prospettata come impossibilità ad oltrepassare una condizione data.

A differenza del sottotenente Giovanni Drogo di  Buzzati che dopo aver aspettato l’avversario, certificazione della sua esistenza, e trascorso il tempo nella frustrazione, prima della morte avrà in dono l’autocoscienza. In queste narrazioni, generazioni di lettori rintracciano le citta turrite di Dante; le torri di Troia nella magica traduzione di Vincenzo Monti; l’Europa di città murate, castelli, escolche.

Minas Tirith, come “Le città invisibili” di Italo Calvino, è abitata da molti altri immaginari, dalla torre di Babele alle ziqqurat di mezzo mondo. Svettava su sette livelli e in ognuno vi era una cerchia di mura bianche, nera quella esterna, le cui le porte, per enfatizzare l’inaccessibilità, non erano allineate.

Ricalca “La città del sole” di Tommaso Campanella che insiste pur essa su un colle con sette cerchia di mura, metafora di buon governo con regole e istruzione uguali per tutti e técnai con pari dignità.

Che dire di Cagliari, turrita e inaccessibile nei millenni come le città dell’immaginario? Parcheggi e ascensori di cattivo gusto e dalle incerte regole assediano le bianche mura. Diversamente dalla città utopica di Campanella non si sa, nell’età dello slogan che rigetta la complessità, dove i cittadini possano esprimere rimostranze e conoscenza.

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