Vaccini: questione scientifica o di democrazia? [di Antonello Murgia]

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Il sito web della Società Italiana di Igiene, la società scientifica con maggiori competenze in campo vaccinale, ha una sezione chiamata VaccinarSì-Contro la disinformazione1. In tale sezione è riportato un articolo di un autorevole professore ordinario di Pediatria, corredato anche di 28 riferimenti bibliografici e dal titolo perentorio di ”I vaccini non causano malattie autoimmuni”.

Nel paragrafo intitolato “Elementi scientifici che smentiscono una relazione causale fra vaccini e sviluppo di autoimmunità e malattie autoimmuni” l’autore dice testualmente “L’ipotesi di un ruolo delle vaccinazioni nel causare autoimmunità e malattie autoimmuni si basa esclusivamente su casi aneddotici o studi osservazionali non controllati in cui viene descritto lo sviluppo di meccanismi autoimmuni che sono però fugaci e che comunque non determinano mai l’innesco di malattie autoimmuni. E’ infatti ben noto che nel sistema immunologico sono ben presenti robusti meccanismi di controllo(1-3)”.

Il riferimento bibliografico n. 2 è un lavoro2 di cui è co-autore Yehuda Shoenfeld, il fondatore dell’autoimmunologia, lo scopritore della sindrome di Shoenfeld o Sindrome Autoimmune Indotta da Adiuvanti3.

Vediamo cosa dice: “La maggior parte degli effetti indesiderati attribuiti ai vaccini è lieve, acuta e transitoria; tuttavia, rare reazioni come l’ipersensibilità, l’induzione di infezione e l’autoimmunità si verificano e possono essere gravi e anche fatali. La rarità e l’insorgenza subacuta dei fenomeni autoimmuni post-vaccinazione fanno sì che la determinazione del rapporto di causa ed effetto tra questi eventi può essere difficile. Inoltre, il periodo di latenza tra la vaccinazione e l’autoimmunità varia da giorni ad anni. In questo articolo, sulla base delle evidenze pubblicate e della nostra esperienza, discutiamo i diversi aspetti delle interazioni causali e temporali tra vaccini e fenomeni autoimmuni…”.

Dunque Shoenfeld dice cose molto diverse da quelle che viene lasciato intendere e che, non leggendo direttamente l’articolo o almeno il suo abstract, si è indotti a pensare.

In questi ultimi anni sono usciti diversi lavori scientifici che consigliano l’uso dell’informazione piuttosto che dell’imposizione per garantire quella “immunità di gregge” che garantisce anche chi, a causa di controindicazioni, non potesse vaccinarsi. In Italia in questo momento sta prevalendo una linea autoritaria, che non è rappresentata solo dal decreto, ma anche da provvedimenti assolutamente preoccupanti come la radiazione, in questi ultimi 2 mesi, di 2 dei 153 firmatari della lettera aperta inviata il 20 ottobre 2015 al Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS)4.

Chi ha letto la lettera sa che essa inizia con il riconoscimento dell’importante ruolo dei vaccini: nonostante questo i firmatari sono stati additati come antivaccinisti, prima che dalla stampa d’informazione, da una parte del mondo scientifico che ha poi gioito per la loro radiazione.

La prima di queste è stata comunicata in anteprima da un compiaciuto tweet del Presidente dell’ISS, la seconda è stata salutata su Fb con un “Fuori due” da Roberto Burioni, docente del S. Raffaele, noto più per le sue apparizioni Tv (celebre la puntata di Virus su Rai2 nella quale gli venivano contrapposti Red Ronnie ed Eleonora Brigliadori) e per le sue opere divulgative, che per la ricerca nella materia.

La rappresentazione estremista che gran parte della stampa fa delle posizioni in campo (come se esistessero solo vaccinisti e antivaccinisti) non aiuta. In ambito scientifico le certezze assolute non esistono e invece si stanno moltiplicando i tentativi per farlo credere: in tempi di insicurezza come quelli attuali, cresce il ricorso al magico, come possibilità di una risposta che la scienza non riesce a dare, e cresce anche il bisogno di assoluto. Compito della scienza è impostare ricerche che risolvano dubbi, invece di alimentare contrapposizioni manichee: a chi, per esempio, è preoccupato per i rischi di autoimmunità da vaccino, l’uomo di scienza deve rispondere con ricerche che forniscano dati metodologicamente corretti, non con sparate su giornali, social network o Tv.

Nicolò Migheli in un apprezzato articolo di qualche giorno fa su questo tema ha scritto che “ampie fasce di popolazione stanno passando dal legittimo principio di precauzione a quello di preoccupazione, dove il dato oggettivo, la statistica, non conta più nulla…”. L’esempio che ho riportato in apertura (e che non è il solo che ho trovato) indica che, magari con l’obiettivo di tranquillizzare un’opinione pubblica frastornata, tale principio di preoccupazione è alimentato dallo stesso mondo scientifico.

Il cittadino medio, spesso a ragion veduta, crede sempre meno al potere (politico o scientifico che sia): per fare solo un esempio a noi vicino e che li compendia entrambi, perché il cittadino sardo dovrebbe credere a chi gli dice che per motivi economici e di salute occorre chiudere diversi reparti e/o ospedali della Regione, se la stessa persona poco prima ha firmato il finanziamento dell’insediamento di un grande ospedale privato straniero?

A me sembra che il mito della neutralità della scienza, che era stato falsificato, stia tornando come strumento per giustificare scelte impositive ed autoritarie che poco hanno a che fare con l’obiettivo dichiarato. E credo che il tifo da stadio, il fare la caricatura di chi la pensa diversamente da noi per poterlo ridicolizzare (vade retro antivaccinista!), ne sia la prova. Non voglio essere assimilato a Wakefield, colui che truccò i dati per dimostrare una correlazione fra vaccino ed autismo che il suo lavoro non indicava, sono disposto a cambiare idea se mi si presentano elementi di segno opposto: è un ambito da affidare non a credenze di tipo religioso, ma a numeri che esprimano dati di fatto.

Mi preoccupa Burioni col suo “La scienza non è democratica” usato sulla sua pagina Fb per negare il diritto all’interlocuzione a chi, a livello scientifico insufficiente (e la soglia qual è?), deve limitarsi a prendere atto. Della scienza è giusto mettere in dubbio la neutralità, ma non la democrazia; è un ambito nel quale interviene la competenza e non la rappresentanza: la verità scientifica non è l’ipotesi votata dalla maggioranza degli elettori o di coloro che si occupano di essa, ma quella che riesce a dar conto meglio di un determinato evento, facendosi tesi e infine, attraverso la dimostrazione, teorema.

Non è sulla scienza che dobbiamo interrogarci se sia democratica; è giusto farlo sul ricercatore. Come nel caso di Burioni che la assolutizza e poi attribuisce a se stesso il ruolo di vestale addetta alla sua custodia. Agli altri spetta solo il ruolo di vaso da riempire.

Infine, in una società dominata, come la nostra attuale, dal pensiero unico liberista, mi farebbe piacere se le nostre istituzioni ci mettessero maggiormente al riparo dal rischio che le vaccinazioni possano rispondere più alle esigenze delle Ditte produttrici che a quelle dei cittadini. Nel 2014, più del 75 per cento del budget dell’EMA, l’Autorità regolatoria della UE per i Medicinali, vaccini compresi, derivava direttamente da pagamenti fatti dall’industria per i consigli forniti riguardo alla Ricerca e Sviluppo di prodotti5; il bilancio preventivo 2017 dell’EMA prevede che tale percentuale salga all’88,5%, mentre la UE contribuirà solo per il 5%6.

Lascio a chi legge la valutazione se questo ruolo, più di consulenza remunerata che di controllo, corrisponda ai criteri che ritiene necessari per garantire l’indipendenza di giudizio rispetto al delicato compito di Ente preposto all’autorizzazione alla messa in commercio di farmaci.

Inoltre, la Global Health Security Agenda, approvata dal G7 nel giugno 2014, ha designato l’Italia capofila delle campagne vaccinali nel mondo nei prossimi cinque anni: presentarsi al G7 con un bel decreto che estenda l’obbligo vaccinale non potrebbe rappresentare un accattivante biglietto da visita? Aggiungo che dal 2013 l’AIFA non aveva più pubblicato i dati sugli eventi avversi da vaccino e non li aveva neppure sottoposti al Consiglio dei Ministri al momento dell’approvazione del contestato decreto: solo dopo la denuncia da parte del Codacons risulta che li abbia finalmente messi a disposizione7.

Insomma, sul tema dei vaccini si esprimono differenti vedute scientifiche (peraltro non riassumibili in 2 sole categorie) e differenti livelli di fiducia nel potere politico (e direi anche in quello scientifico), ma lo scontro riguarda soprattutto, a mio avviso, modelli di società e scelte relative: un modello che predilige la governabilità, attraverso le decisioni di pochi competenti che scelgono per tutti, ed un modello che predilige la partecipazione e la condivisione e che pertanto si organizza per informare e convincere più che per imporre. A questo secondo modello, ancorché favorevole ai vaccini, mi sento vicino.

Bibliografia

  1. http://www.vaccinarsi.org/contro-la-disinformazione/vaccini-non-causano-malattie-autoimmuni.html
  2. Vaccines and autoimmunity. Agmon-Levin N, Paz Z, Israeli E, Shoenfeld Y. Nat Rev Rheumatol. 2009 Nov;5(11):648-52. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19865091
  3. http://www.assis.it/wp-content/uploads/2014/12/ASIAita.pdf
  4. http://www.informasalus.it/it/articoli/vaccinazioni_lettera_presidente_sanita.php
  5. http://www.sanita24.ilsole24ore.com/print?uuid=AbsDrFSK
  6. http://www.ema.europa.eu/ema/index.jsp?curl=pages/about_us/general/general_content_000130.jsp&mid=WC0b01ac0580029336
  7. http://gds.it/2017/05/30/vaccini-il-codacons-denuncia-la-lorenzin-e-lagenzia-del-farmaco_672286/

 

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