Il filo della memoria [di Franco Masala]

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Tutti, indistintamente, conserviamo in un cassetto vecchie fotografie, lettere, diari, documenti di famiglia che fanno parte della nostra vita e ne fanno rivivere il ricordo. Questi oggetti formano il nostro archivio personale, contribuendo ad alimentare la memoria.

Anche le istituzioni  – civili, religiose, militari – possiedono un patrimonio di documenti che permettono di ricostruirne la storia, gli avvenimenti, gli indirizzi culturali. Un patrimonio preziosissimo, dunque, da conservare e da tutelare. E tuttavia è abbastanza recente l’attenzione verso una documentazione poco considerata e spesso distribuita nelle sedi più disparate e, quindi, quasi sempre preclusa alla consultazione pubblica.

Proprio questo è il compito della Soprintendenza Archivistica per la Sardegna, istituita con una legge emanata nel 1963. L’istituto ha appena festeggiato i suoi cinquant’anni, nel ricordo di Giovanni Todde, primo e indimenticabile capo dell’ente, scomparso prematuramente, che, nonostante l’esiguità dei finanziamenti ministeriali, riuscì a varare, contro ogni aspettativa, un ufficio competente e attivo. Così, di volta in volta, si è trattato di attività ispettiva e di censimento degli archivi dei Comuni, o dei contatti con i possessori di archivi privati di rilevanza storica, o, ancora, ultimamente, l’avvio del censimento della documentazione di istituzioni scolastiche significative come il Liceo classico “Dettori”, l’Istituto magistrale Eleonora d’Arborea” e il Tecnico “Martini”, tutti di Cagliari.

Questa molteplice operosità garantisce l’ordinamento e la regolamentazione degli archivi e favorisce un lavoro prezioso e silenzioso che, nella gran parte dei casi, rimane nell’ombra senza clamori o visibilità. E’ bene allora riflettere sul fatto che gli archivi hanno la stessa natura dei ricordi per una persona: perdere la memoria è forse la peggiore sciagura che possa capitare a un uomo. E non solo per gli affetti, per i ricordi, per i legami che ciascuno custodisce e conserva dentro di sé. Molto più prosaicamente si pensi alla perdita, o al furto, di un cellulare: significa perdere tutte le persone che abbiamo in rubrica, appunto un archivio.

Lunga vita, dunque, alla Soprintendenza Archivistica.

 

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