L’opinione pubblica della Sardegna è contraria all’ulteriore cementificazione dell’isola prevista dal Disegno di legge sull’urbanistica della giunta Pigliaru [di Carlo Pili]
Dicono che Francesco Pigliaru, presidente della Regione Sardegna, ami molto Villa Devoto. Vivere in quel bunker, non è l’unica caratteristica che lo apparenta a Ugo Cappellacci. L‘altra è la visione del paesaggio sardo e del suo sfruttamento. Di conseguenza si dubita che, spontaneamente il presidente Pigliaru, sia disponibile a riconsiderare il Disegno di Legge di riforma urbanistica, approvato il 16 marzo scorso per il quale permangono dubbi su aspetti di legittimità nei confronti del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, dove si dice che i piani paesaggistici sono “cogenti e prevalenti” su ogni altra forma di pianificazione. Di conseguenza lo è il PPR della Sardegna approvato dalla giunta Soru nel 2006. Non a caso contro il Disegno di Legge di riforma urbanistica della giunta Pigliaru si sono espresse tutte le sigle dell’ambientalismo, nazionale e locale, (Fondo Ambiente Italiano, Italia Nostra, Legambiente, WWF, Gruppo d’intervento giuridico ecc.) con documenti e dossier a cui il presidente non ha dato cenno di ricevimento. Se dal presidente si registra “non pervenuto” a contenuti così propositivi, l’assessore all’urbanistica, presenzialista ma solo ai convegni degli imprenditori, rassicura che il suo disegno di legge è più sostenibile del PPR di Soru (sic!). Fatte le debite deduzioni significa che all’attuale giunta non glie ne importa un bel nulla dell’opinione pubblica che le sigle ambientalistiche rappresentano e quanto sostengono. Non gli viene il sospetto che forse siano più referenziate dell’indefinibile maggioranza che regge l’attuale giunta regionale che perde pezzi tutti i giorni e voti ad ogni appuntamento elettorale? Quali i partiti che la formano? Sono gli stessi del 2014? Chi rappresenta chi in una giunta davvero poco autorevole? Cosa pensano i partiti di un disegno di legge che è l’opposto di quanto lo stesso Francesco Pigliaru sostenne sia da economista che da assessore quando nel 2006 votò convintamente il PPR? Quanto contano i Sardi che lo hanno votato nel 2014 per mandare a casa Cappellacci che voleva smontare quel PPR, lo stesso che l’ opinione pubblica oggi difende strenuamente? Intellettuali e tecnici sono intervenuti nei giornali, nei blog e in pubbliche iniziative, entrando nel merito delle contraddizioni della legge che, al netto delle difese d’ufficio e delle affermazioni genericamente economiciste di Pigliaru e del suo assessore, dà il via libera a progetti di pura speculazione edilizia che il PPR del 2006 aveva bloccato mettendo in salvo la Sardegna da un destino non diverso da quello che ha rovinato parte delle sue coste avendo come contropartita una manciata di posti di lavoro, precari e stagionali. Cosa ha fatto cambiare idea a Pigliaru che in passato ha ripetutamente stigmatizzato quel modello di sviluppo che si è rivelato un disastro? Perché oltre al cemento si è messo a rilanciare la chimica di base, le centrali a carbone, i gasificatori? Perché ha voluto la delibera del 28 marzo 2017 che, forzando l’interpretazione del PPR, nelle aree industriali esclude dal vincolo della fascia paesaggistica i nuovi piani attuativi delle aree industriali, considerandoli una “continuazione” dei vecchi piani industriali individuati con la legge per il Mezzogiorno del 1967? Rispetto al modello di sviluppo che è contenuto nel vigente Piano Paesaggistico Regionale (PPR) la giunta Pigliaru ha fatto molti passi indietro, frapponendo allarmanti distanze soprattutto dal programma elettorale con cui i Sardi, per quanto a ranghi ridotti vista la fuga dal voto, gli hanno dato il mandato di governo. Il presidente e la sua giunta sembrano ignorare che in Sardegna si è profondamente radicata l’idea che il paesaggio rappresenti un valore. Quell’idea che lo ha eletto col mandato di preservare il paesaggio e di evitare ulteriore consumo del suolo e non di premiare progetti di pura speculazione. Quando si farà la valutazione di questa giunta si confermerà che ciò che con Cappellacci non fu possibile cioè scardinare uno strumento sostenibile ed innovativo quale è il PPR oggi lo fa il centro sinistra al governo, dissipando l’unica risorsa per le attuali e soprattutto per le future generazioni: il paesaggio. Un vulnus irrimediabile che dovrebbe mobilitare tutta la comunità regionale poichè pare proprio che il Pd non sia in grado di comprendere la gravità di quanto sta accadendo. Non aver selezionato i gruppi dirigenti ha questo infausto esito per l’isola. Davvero l’attuale maggioranza non è in grado di capire che nel Disegno di Legge di riforma urbanistica la logica delle deroghe al PPR dà il là alla speculazione perché promuove gli incrementi volumetrici per le strutture turistico-ricettive, anche entro i 300 metri persino con corpi di fabbrica separati e con aumenti di volume fino al 25% anche in deroga alla pianificazione urbanistica comunale? Mentre il PPR del 2006, tuttora vigente, vieta nuovi insediamenti turistici all’interno della fascia costiera il DDL della giunta Pigliaru inserisce ambiti di potenziale trasformabilità preferibilmente in contiguità con insediamenti esistenti o con i centri abitati! L’aumento della capacità insediativa dei comparti turistici costieri fa lievitare i metri cubi sul mare. Milioni di metri cubi che trasformeranno le coste sarde in un anello di cemento! Perché con l’escamotage del miglioramento della qualità e della sicurezza del patrimonio edilizio, il Disegno di Legge di riforma urbanistica propone inoltre la demolizione e ricostruzione secondo la consuetudine già praticata con i numerosi “piani-casa” che l’economista Pigliaru converrà non hanno prodotto benefici economici ma solo impedito di adeguare i PUC ai PPR, perché di fatto li ha resi superflui unitamente ad ogni pianificazione. Che dire poi di quella suggestiva dicitura che dice che si possono realizzare progetti ecosostenibili e di grande interesse sociale che consentiranno di andare in deroga a ogni regolamentazione? Nel caso di conflitto tra progetti ecosostenibili e di grande interesse sociale e il PPR, il MIBACT non potrà applicare le prescrizioni del Piano. Un disastro. Ma davvero si turba il presidente se qualcuno non più sottovoce dice che si tratta di un presidente che ha vinto per il rotolo della cuffia con una campagna elettorale anticementificazione, trasformandosi, in pochi mesi, nel più pervicace sostenitore del cemento della storia autonomistica. Che sia l’effetto della permanenza a Villa Devoto, permeata dello spirito di Cappellacci che si accinge a tornarci? Speriamo in ripensamenti prima che il Disegno di Legge di riforma urbanistica approdi al Consiglio regionale.
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Verrebbe da pensare che Pigliaru soffra di un qualche complesso nei confronti di Renato Soru e voglia in tutti i modi liberarsene. Dovrebbe riflettere bene sui danni che potrebbe provocare l’attuazione del DdL e poi dimostrare di essere un uomo di parola perché è diventato presidente avendo promesso solennemente di mantenere il PPR tra i punti centrali e intoccabili della sua politica.