Francesco Pigliaru è il candidato giusto [di Giorgio Macciotta]
Con l’indicazione, unanimemente condivisa, del prof. Francesco Pigliaru come Presidente della Regione il Partito Democratico, e il centro sinistra che su tale indicazione ha concordato, hanno superato d’un balzo l’empasse in cui la coalizione era precipitata dopo la rinuncia di Francesca Barracciu ed hanno ripreso l’iniziativa per ricostruire la Sardegna, dopo i 5 anni di gestione sciagurata del centro destra. Pigliaru è per molti motivi l’uomo giusto per superare il trauma della sostituzione di una candidata scelta con la procedura democratica delle primarie. Ha alle sue spalle il lavoro svolto per la costruzione della “vertenza entrate” che, superato lo stallo determinato dall’acquiescenza di Cappellacci al governo Berlusconi, consentirà alla Sardegna di acquisire una certezza circa le proprie risorse finanziarie e, quindi, una costruzione responsabile del proprio bilancio. Ha piena coscienza, non solo perché ha partecipato alla Giunta che lo ha costruito ma anche per i suoi studi, del fatto che il piano paesistico non è un hobby di intellettuali elitari ma uno strumento per costruire un’economia turistica che faccia leva su natura e storia della Sardegna. Sa che nell’occidente industrializzato nessun processo produttivo può essere solido e duraturo se non incorpora un surplus di sapere e di tecnologia e per questo si è impegnato, da assessore, nella costruzione del progetto per la qualificazione dei nostri laureati e, tornato all’insegnamento, nella riqualificazione dei programmi di ricerca delle Università sarde. Nel breve discorso alla direzione del PD, che lo aveva unanimemente designato, ha anche annunciato l’impegno su un tema che riprende una delle intuizioni contenuta nella Relazione conclusiva della Commissione parlamentare d’indagine sulla criminalità in Sardegna: fare dell’isola, e della sua Amministrazione Pubblica, un esempio per l’Italia. Ma la speranza di una ripresa della Regione dalla situazione in cui è precipitata per la crisi nazionale aggravata dall’insipienza di Cappellacci, non è solo questione di una guida di qualità e neanche solo di idee e di programmi. Occorre anche capacità di coinvolgimento dei cittadini e delle loro organizzazioni rappresentative. Il percorso attraverso il quale si è giunti alla designazione di Pigliaru è un segno che esiste in Sardegna almeno una forza politica di cui i sardi si possono fidare. Sarebbe sciocco negare che l’individuazione della nuova candidatura è stata difficile. A una contestazione esterna al PD (e alla coalizione) segnata da nervosismi spesso strumentali e dal vento forte dell’antipolitica si è accompagnata una discussione interna non sempre limpida. Resta il fatto che il PD è, pur tra contraddizioni e contrasti emersi platealmente, l’unica organizzazione che ha saputo affrontare pubblicamente una discussione così delicata e in tempi stretti (in un periodo tra i più tradizionalmente dedicati alla famiglia e agli affetti) ha saputo, con l’impegno attivo di centinaia di militanti, pervenire ad una soluzione unanime e di alto profilo. Nel percorso, attraverso il quale si è giunti all’individuazione di Pigliaru, il PD (e la coalizione di cui esso è perno) hanno, inoltre, recuperato la piena funzione politica della candidata che, contro molte aspettative aveva vinto nettamente le primarie. Francesca Barracciu si è confermata leader credibile e spendibile in primo luogo con il passo indietro, compiuto per spazzare vie ogni strumentale polemica circa l’indagine giudiziaria in corso. Ha dimostrato che non per tutti la politica è spasmodica ricerca di posti di potere. C’è anche chi la intende come impegno civile e disinteressato. Francesca è tra questi non con le chiacchiere ma con i fatti. In secondo luogo la vincitrice delle primarie, superate le amarezze (dovute soprattutto alla indecente campagna diffamatoria) ha assunto la gestione del dopo “rinuncia” con determinazione e ha saputo, nel momento convulso della “stretta” finale, indicare in Francesco Pigliaru la personalità più adeguata per garantire la sintesi. Si è così riconquistata un ruolo centrale nella prossima campagna elettorale e nella prossima gestione del PD in Sardegna. Ha dato a tanti cittadini e cittadine l’esempio di un impegno disinteressato che è auspicabile venga seguito. P. S. Nessuna questione “morale” (di “opportunità”) per il candidato del Centro Destra non semplice indagato ma per ben due volte rinviato a giudizio? |
Mi auguro davvero che il P.D. sardo abbia ritrovato la spinta vitale per il bene della Sardegna. Mi piacerà vedere le linee guida che Pigliaru intende seguire
L’autore è uno dei pochi che per difendere la irreversibile crisi del suo partito, luogo di lotte di intramontabili e neo aspiranti capibastone ( lotte eufemisticamente definite “discussione interna non sempre limpida”) definisce antipolitica il generale discredito di cui da tempo i vecchi partiti sono destinatari.
Quanto poi alla santificazione di Barracciu: “determinata” nell’indicare Pigliaru (da agenzie e blog risultava che poche ore prima indicasse Scanu ); oggetto, poverina, di “strumentali” polemiche;- una perla è poi la chiusa beatificante finale “esempio di un impegno disinteressato”! E’ proprio sicuro Macciotta che così, dentro e fuori il suo partito, è stato percepito la inarrestabile carriera della deputata europea a partire dall’inserimento nel listino Soru alle due legislature in regione, al parlamento europeo sino alla candidatura alle primarie?