Lo Spritz People e la biddizzazione di Cagliari [di Alessandro Mongili]

cultura

Se non fossero così altezzosi, coloro che governano Cagliari dovrebbero leggere, almeno una volta, almeno qualcuno di loro, il saggio di Jane Jacobs sulle metropoli americane, Vita e morte delle grandi città, pubblicato perfino in italiano. Non tanto per la sua critica radicale della cultura della pianificazione urbana, che tocca soprattutto l’idea che per ogni quartiere debba esserci una funzione specifica (ad esempio, divertimento, scenario turistico, residenze, business, ecc.), che caratterizzò l’urbanistica americana per decenni, quanto per la sua analisi profonda dell’autorigenerazione dei quartieri degradati, per la sua argomentata difesa della differenziazione delle funzioni in ogni quartiere, illustrata da alcuni casi cruciali, a partire dalla sua Boston.

La politica-non politica della Giunta attuale si configura come un insieme di interventi a spot di cui, con tutta la buona volontà, non si riesce a intuire una trama che non sia strapaesana. Forse non è l’intenzione di Zedda questa, ma l’esito di questa assenza di visione è l’impoverimento della città come luogo della diversità. Cagliari è migliorata, dicono, eppure i giovani fuggono via. Dunque c’è un’apparenza che non corrisponde poi a un’analisi meno superficiale.

Va benissimo sistemare qualche rotonda, qualche giardinetto, il Poetto, nonostante le scelte siano degne di un catalogo di materiali più che di una rivista di urbanistica. Meno bene la rete incongrua di piste ciclabili assolutamente deserte, o inutili. Tuttavia, occorre fare una valutazione di ciò che è accaduto sinora, a partire dall’ultimo colpo mediatico, la pedonalizzazione di Via Roma, esemplare. Non sappiamo ancora se si tratti di un flop o di un’operazione riuscita. Si tratta comunque della terza “piazza” cittadina pedonalizzata significativa sul piano generale.

La prima fu Piazza Palazzo, luogo di importanza storica non solo per Cagliari, ma per tutta la Sardegna. La piazza ospita la Cattedrale, il Palazzo Viceregio e l’antico Palazzo di Città. Un lato della piazza è segnato ancora oggi da edifici bombardati nel 1943, e mai ristrutturati. È un luogo che ha sofferto a lungo per il suo abbandono e per il suo degrado, nonostante la sua struggente bellezza.

La piazza è stata “pedonalizzata” nel 2014, nel senso che due catene hanno chiuso al traffico la sua metà più bassa. Questa metà è abbandonata a se stessa, e diventata rapidamente luogo di ritrovo dei cani e di socialità dei loro padroni. L’altra metà è occupata da stalli non a norma (molto piccoli) per i parcheggi, assegnati in modo spropositato alla prefettura (anche di notte) e al parcheggio indistinto. Uno spot, nessuna politica.

La “pedonalizzazione” di Piazza Palazzo ha generato disagi fra i residenti: nessuna bellezza, nessuna idea, abbandono. Piazza Palazzo è diventata Piazza Pittbull, degna periferia di un quartiere fondamentale per la storia sarda, abbandonato allo “sguardo del turista” del genere crocerista, e al buio malinconico della notte. Intorno alla Piazza occupata dai Pittbull, il quartiere appare abbandonato, isolato, periferico, degradato da progetti faraonici e da interventi modestissimi, tristi, brutti. La sorte è segnata: di mattina lo sguardo turistico, la sera i localini, via gli abitanti e viva airb&b! Uno scenario senza vita. La stessa Piazza è un luogo morto, incongruo, degno simbolo degli anni Zedda.

La seconda è stata l’antica Piazza San Francesco, oggi slargo iniziale del Corso Vittorio Emanuele. Qui, fra una sagra del cioccolato e un distopico mercatino simil-bavarese a Natale, è risorta a nuova vita la cultura dello zucchero filante e della giostra, decaduta la Fiera Campionaria. In questo modo il centro si fa compiutamente periferia. Non è forse una cosa infatti periferica, nell’uso e nell’aspetto simbolico, destinare un luogo simile a usi così banali? È una scelta fatta dai peggiori sindaci di destra, come il leghista Bitonci a Padova, perché è una scelta di destra, una destra che porta a piegare aree ricche di possibilità e di usi tradizionali a fare da sfondo a pratiche di consumo molto volgari.

Nonostante il maggior affollamento rispetto a Piazza Palazzo, la vecchia Piazza San Francesco ha un’aria infatti da parking lot abbandonato, un luogo di solo consumo a stracu baratu, un luogo che ha perso la sua connotazione così chiara di snodo fondamentale per la vita urbana.  Un luogo in cui la diversità è finita, per essere destinato a un’unica funzione, ripeto, triviale. Anche qui, grande spazio sui media, grande colpo mediatico per questa Giunta, per la trasformazione di un luogo così densamente urbano in una sfida mortale a Santa Rega.

La terza infine, la “sperimentazione”, scommetterei abbastanza definitiva, relativa alla “pedonalizzazione” di Via Roma. In assenza di rapporti con la cultura, interrotti da troppi anni, i Nostri hanno puntato direttamente allo Spritz People, quelli che “Viva Zedda”.  Avere una politica culturale significa invece avere una visione del futuro, non ricercare l’effimero consenso dello Spritz People. E infatti questa Giunta non ne ha alcuna, chiusa fra l’idea che “la colpa è dei cittadini maleducati” e il pavoneggiarsi nell’ultimo spot andato a segno sui media.

Uno spazio enorme, quello di Via Roma, da consegnare all’aperitivo. All’interno di quale quadro? Dove finirà il traffico? Come sarà la giunzione con Marina? Il quartiere diventerà definitivamente un quartiere con una funzione unica, quella di ospitare ristorantini, bar, e gelaterie? Cosa ne sarà dei suoi abitanti? Delle sue scuole, delle sue imprese? Che fine faranno le sue molte e importanti Chiese? E i suoi musei? Sarà scollegata dal resto della città dunque? E Via Manno? E quale sarà la sistemazione della piazza sul mare? Silenzio sul fronte zeddiano.

La pedonalizzazione non può procedere da sola, deve lasciar vivere i quartieri, non può osteggiare la diversità di usi che ne garantiscono la vivacità, né il loro collegamento con il resto della città e dell’Isola. Non si può soffocare così il centro storico.

Dunque, per ora stanno vincendo i Pittbull, lo Zucchero filato e lo Spritz People. Povera Cagliari!

6 Comments

  1. Graziano

    Supponiamo di aver lasciato tutte le aree da lei citate aperte al traffico ne più ne meno di come erano prima degli interventi “zeddiani”: auto parcheggiate o in movimento perenne, con relativo maggiore inquinamento acustico e soprattutto dell’aria che respiriamo. Le scelte di nuova destinazione possono anche essere discutibili (e comunque perfettibili) ma restituire gli spazi alla circolazione pedonale o ciclistica e incentivare l’uso del mezzo pubblico ritengo sia un giusto obiettivo. I giovani che vanno via, purtroppo, credo che lo facciano indipendentemente dalle scelte urbanistiche di Zedda.

  2. Alice

    Le cittá devono liberarsi dalle macchine, il piú grande errore dell’ urbanistica Americana da lei citata é stato proprio quello di costruire le cittá progettando prima le arterie stradali. Il modello Americano ha fallito proprio per questo e se visita gli Stati Uniti si accorgerà che non esiste un centro città con negozi e ristoranti ma solo centri commerciali raggiungibili con la macchina. In America si puó inviare un pacco alle poste o comprare un armadio senza dover mai scendere dall’auto. Io sono uno dei giovani che é partito e all’ estero e guardo alla mia cittá che si trasforma e penso che forse diventerà un luogo in cui vorró tornare. Il problema dei sardi é che vogliono i cambiamenti senza la fase iniziale di necessario minimo disagio. Il traffico verrá risistemato ma per farlo é giusto prima studiare i maggiori flussi e poi, parliamoci chiaro, non stiamo parlando di 2 ore di coda in autostrada, da noi traffico significa aspettare in coda 15 minuti. Probabilmente chi utilizza la macchina opterá per il bus o per la bici, riempendo quelle piste ciclabili che lei dice essere vuote (ricordando che sino a 10 anni fa non avevo mai visto una bicicletta a Cagliari, specialmente tra i giovani). Non credo neppure che un quartiere come Marina verrá isolato, perché Cagliari si puó attraversare interamente a piedi in 30 minuti, si dovrá camminare signori, disabituiamoci a voler fare gli americani e raggiungere ogni luogo in macchina, parcheggiando magari in doppia fila pur di poter camminare il meno possibile. Il quartiere sará ancor di piú valorizzato e per quanto riguarda i cittadini, nessuno ha scritto articoli di giornale sul fatto che chi abita in via Dante non ha dei parcheggi non a pagamento e possiede solo un pass per famiglia per parcheggiare gratuitamente. Ci si adegua, magari si venderá una macchina. Per me vedere finalmente i portici di via Roma come struttura architettonica nel suo intero é davvero una piacevole scoperta, trasmette davvero la sensazione di potersi riappropriare finalmente di una cittá che non era stata costruita a misura di automobile. Aspetto con ansia la totale chiusura al traffico di Castello e poi di Stampace. La vera biddizzazione é lasciare via Roma aperta al traffico per permettere a chi arriva dall’hinterland di parcheggiare comodamente in centro, come nei vecchi paesini in cui le strade storiche di 4 metri, e senza marciapiedi, sono dominate dalle macchine.

  3. renato

    Bisogna anche avere idee oltre che criticare quelle degl’altri. Potresti anche fare la seconda parte in cui includi le tue idee di come fare o migliorare. Cagliari è una bellissima città e oggi ancora di più. Mi spiace per te che non è cosi.

  4. LAURA LEVI

    Forse io non sono la più adatta a commentare, visto l’indurimento progressivo , causa l’età, della materia cerebrale, ma mi corre l’obbligo di pensare che forse sono i cagliaritani che non amano camminare. Sono quelli che lasciano la macchina anche in terza fila quando vanno a comprare le sigarette affinchè il tragitto non superi i venti metri. PERCHE’ CAMMINARE STANCA. Quelli che mostrano dal finestrino della macchina, al parente turista, la città dal finestrino, la villa di Tigellio (che però dalla strada non si vede), quelli che, nati a Cagliari, non sono mai saliti a piedi alla Sella del Diavolo o attraversato a piedi lo stagno di Molentargiu. Quelli che non conoscono la bellezza della Via Roma di notte quando finalmente non c’è anima viva. Date a Cesare ciò che è di Cesare e a Zedda ciò che, per una volta, si merita.

  5. Stratos Demetrios

    Io nn ho approvato tutte le scelte di Zedda, tra le quali ad es. le piste ciclabili o simili e l’eccesso di rotonde, ma mi chiedo: prima hanno fatto di meglio? rispetto alle precedenti gestioni della città le innovazioni mediamente hanno portato un volto migliore. Se i ragazzi vanno via nn è a causa di queste modifiche ma, diciamocelo, allo scadimento culturale ed economico della città che và avanti da almeno 20 anni e al quale la giunta difficilmente può mettere rimedio in tempi brevi. Io sono contrario pure ai divieti posti ai locali per preservare gli abitanti dai relativi disturbi in quanto siamo una città turistica. Però da qui ad attribuire a Zedda provvedimenti con sui trasformano il centro in periferia e detto tra noi cosa si ha contro la periferia? il centro si è sempre alimentato di periferie le quali spesso hanno dato linfa nuova. L’immagine che viene data di piazza Francesco nn mi pare appropriata. Certo si può fare di meglio, ma il quartiere Castello ad es. era già in decadenza da una ventina di anni, una delle poche cose che lo tenevano vivo erano i locali e il mercatino del bastione. Da quando il mercatino del bastione è stato chiuso il castello la domenica mattina è diventato morto. Allora oltre alla critiche a volte fondate a volte meno io mi aspetterei anche delle proposte e n mi pare che in questo articolo ce ne siano. Mi paiono solo critiche distruttive che , senza offese, vanno sempre a vantaggio di quelle che sono state in passato le gestioni ultra-massoniche della città (dico ultra perché sono convinto che i massoni pesino ancora..)

  6. Alessandro Mongili

    Nel mio articolo non ho contestato la pedonalizzazione in se, ma la pedonalizzazione a spot, senza alcun piano e piovuta come una misura effimera in tessuti urbani già provati. Ne ho contestato il carattere effimero e in fondo solo strumentale alla produzione di consenso superficiale. Io spero che la pedonalizzazione sia fatta cum grano salis e non con una mentalità estremista. Per esempio, trovo assurdo svuotare di residenti Castello, un quartiere privo di mobilità e con una situazione orografica particolare. Ci vuole intelligenza in tutte le cose.
    In relazione al fatto da me citato relativo all’esodo dei giovani e allo spopolamento di Cagliari: Qualcuno provi a chiedere alle migliaia di giovani cagliaritani perché siano partiti, prima di fornire interpretazioni random. E chi governa si prenda la responsabilità di cercare soluzioni o di porre il problema. È comodo e un po’ superficiale rinunciare ad affrontare un problema strutturale solo perché il proprio mandato dura pochi anni. Almeno qualche mattoncino, alla costruzione di una realtà migliore, bisognerà pure portarlo. Ma non mi sembra che ci sia la volontà e spesso, temo, la capacità intellettuale di scorgerli, questi benedetti problemi strutturali.
    Personalmente poi provo un po’ di imbarazzo nel rispondere a chi si trova a disagio con la critica, che è sempre un arricchimento, anche se dura. Capisco però che una cultura democratica sia difficile da acquisire, e mi dispiace per chi seguita a irritarsi per ogni critica ricevuta senza comprenderne il valore che in se reca sempre..
    Infine, non credo che spetti né a me né a chiunque dare i voti a Zedda, a Pigliaru o a Soru, in quanto persone o sindaci o presidenti di Regione. Qui si discute di politiche, neanche di politica. Le si condividono o meno, si portano argomenti, si indicano problemi. Stop.

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