Sardegna, il governo impugna la legge sull’edilizia [di Costantino Cossu]
il manifesto, 30 agosto 2017. Ieri il consiglio dei ministri ha deciso di impugnare la legge sull’edilizia della giunta Pigliaru (Pd) approvata a metà luglio dall’assemblea regionale sarda. Con i suoi 34 articoli la legge interviene in diversi campi: regolamentazione delle varianti di progetti edilizi in corso d’opera, mutamenti di destinazione d’uso, procedimenti di semplificazione per l’approvazione dei Piani urbanistici comunali (Puc), utilizzo degli usi civici. La richiesta di impugnativa è stata avanzata dalla soprintendenza ai beni culturali di Cagliari e istruita dal ministero di cui è titolare Dario Franceschini, che ha portato la pratica sul tavolo del consiglio dei ministri. Per palazzo Chigi, alcuni passaggi della legge impugnata «prevedono interventi che si pongono in contrasto con le norme fondamentali in materia di paesaggio contenute nella legislazione statale, eccedendo dalle competenze statutarie attribuite alla Regione Sardegna dallo statuto speciale di autonomia e violando l’art. 117 della Costituzione», che affida allo stato la competenza esclusiva in materia di tutela dell’ambiente e dei beni culturali. Lo stop che arriva da Roma avrà due conseguenze. La prima è politica. Subito dopo la approvazione in consiglio della legge sull’edilizia bocciata ieri dal governo, la giunta Pigliaru ha presentato una legge urbanistica di governo del territorio fortemente avversata da tutto il fronte ambientalista sardo e nazionale. Per due motivi: primo perché viene disposto che sui tratti di costa sarda ancora non cementificati e tutelati dal Piano paesaggistico regionale (Ppr) del 2006 si possano costruire alberghi e villaggi turistici qualora alla giunta vengano presentati da imprenditori privati progetti edilizi che l’esecutivo giudichi «di particolare rilevanza economica e sociale» . E secondo perché viene prevista la possibilità di un aumento di volumetria degli alberghi già esistenti situati nella fascia di trecento metri dal mare protetta dal Ppr. Ora che il governo rigetta una legge, quella sull’edilizia, che, rendendo più flessibili regole e normative, era chiaramente propedeutica a quella urbanistica, è evidente che per la giunta Pigliaru sarà molto più difficile difendere questo secondo provvedimento, che ancora deve passare al vaglio del consiglio. Gli ambientalisti segnano un punto a loro favore nella battaglia per difendere il Piano paesaggistico regionale e le coste sarde. Ma segna un punto anche la corrente, minoritaria dentro il Pd, che si rifà a Renato Soru, ex presidente della giunta “padre” del Ppr. Soru ha dichiarato più volte che, qualora la legge urbanistica arrivasse in consiglio così com’è oggi, darebbe indicazione ai suoi consiglieri di votare no. La seconda conseguenza è che adesso sarà molto più difficile raddoppiare il deposito altamente inquinante dei fanghi rossi scarto di lavorazione della fabbrica Eurallumina di Portovesme, nel Sulcis. Per far ciò, infatti, bisognerebbe occupare terreni soggetti a usi civici. La legge sull’edilizia bocciata dal governo questo lo consentiva; dopo lo stop di ieri tutto sarà bloccato. E visto che i padroni di Eurallumina, il gruppo russo Rusal, vincolano alla realizzazione del progetto di raddoppio del deposito gli investimenti per rilanciare una fabbrica la cui gestione ritengono antieconomica, per gli operai la prospettiva di uscire dalla cassa integrazione, che dura ormai da otto anni, si allontana. D’altra parte, il raddoppio del deposito è stato dichiarato illegale da una recente sentenza della Corte costituzionale, che il consiglio dei ministri ieri non ha potuto che ribadire.
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