Senza che ce ne accorgessimo, in modo strisciante la Sardegna è diventata un unico grande parco eolico, il più grande d’Italia. La potenza eolica attualmente istallata, 950 MW, è molto vicina alla potenza di picco che era assorbita dall’intera isola prima della crisi economica, fornita dalle centrali termoelettriche esistenti; ora è molto eccedente. Solamente la Sicilia, con i suoi 650 MW eolici, si avvicina alla situazione sarda. In tutte le altre regioni, comprese quelle del sud continentale, le potenze sono di gran lunga inferiori. In altre regioni le cose sono state condotte con maggiore prudenza: in Toscana vi sono pale per soli 185 MW, in Umbria 1,5 MW, in Liguria 4 MW. In Sardegna gli impianti eolici sono in mano a poche grandi società, alcune delle quali nemmeno italiane, che lucrano in vario modo su queste istallazioni. Questa situazione differisce nel modo più stridente da ciò che è stato fatto per esempio in Germania, in Danimarca, in Inghilterra, dove una certa frazione, tipicamente il 20% della proprietà degli impianti eolici sono per legge offerti in quota alla popolazione locale, a cooperative, ai contadini, i quali così partecipano agli utili di quella produzione di energia.
La Sardegna invia il surplus di energia prodotta verso il continente per mezzo di due cavi sottomarini, il vecchio SACOI (Sardegna-Corsica-Italia) e il più recente SAIPE, che approda nel Lazio, ma che pur essendo costato 750 milioni di euro non è completamente operativo per problemi tecnici, pare causati dalle reti dei pescatori! Non vogliamo qui occuparci dei noti scandali connessi con l’invasione delle pale eoliche fatta subire alla nostra isola. Vogliamo invece riportare alcune considerazioni più generali sulla effettiva convenienza economica di queste grandi istallazioni e sui benefici, o danni, per il territorio e per le popolazioni. Ciò che segue è una libera rielaborazione di articoli apparsi nella letteratura scientifica europea indipendente da gruppi e da lobby; oltre che dai politici1.
Il vento soffia…quando vuole lui!. Le pale eoliche sono state largamente accettate come generatrici di energia elettrica grazie alle enfatiche affermazioni secondo le quali il vento è gratis, e ogni chilowattora prodotto con il vento fa risparmiare combustibili fossili. Tuttavia queste affermazioni non sono mai state dimostrate con dati attendibili, neanche dopo l’istallazione di più di 100 GW di pale nella sola Europa. L’energia dal vento è disponibile solamente se e quando il vento soffia con forza sufficiente: essa non è disponibile su richiesta. L’energia eolica è assolutamente inadatta per essere immessa in una rete elettrica di distribuzione, dove la potenza immessa deve essere adattata ad ogni istante alla richiesta. Questo fatto obbliga, per stabilizzare la potenza nella rete, o a disporre di sistemi di immagazzinamento, oppure di generatori convenzionali tenuti sempre in funzione. Questo ha conseguenze importanti, poiché come vedremo riduce i risparmi promessi dall’industria del vento.
Una obiezione avanzata spesso a questi argomenti è che sparpagliando le pale eoliche su grandi aree le fluttuazioni locali del vento vengono compensate. Tuttavia studi condotti ormai da parecchi anni hanno mostrato che su base giornaliera il vento rinfresca o diminuisce in modo molto uniforme su aree vaste come Danimarca Germania e Gran Bretagna prese insieme. Il Mare del Nord è spesso conclamato come la futura centrale elettrica dell’Europa, ma i periodi in cui il vento soffia sono del tutto irregolari…Ciò implica che l’energia del vento non è una alternativa alla produzione convenzionale di elettricità. Gli investimenti nelle pale eoliche richiedono ulteriori capitali oltre a quelli necessari per i sistemi convenzionali, i quali sono oggi perfettamente capaci di soddisfare la domanda totale. Inoltre questa ulteriore capacità rende necessarie altri investimenti, come quelli per le linee elettriche di connessione alla rete. In Germania i progetti per le istallazioni eoliche hanno richiesto 4000 Km di nuove linee ad alta tensione che altrimenti non sarebbero state necessarie.
Il risparmio di combustibili fossili. Molti studi2 condotti in tutto il mondo mostrano che il combustibile risparmiato grazie ai sistemi eolici è di gran lunga minore di quanto i sostenitoridell’eolico proclamano. Vediamo quali sono i fattori che caratterizzano le prestazioni dei sistemi di produzione quando a questi si aggiungano le pale eoliche.
1. I sistemi convenzionali di produzione sono forzati a operare ad un regime inferiore a quello della potenza ottimale a causa dell’aggiunta della produzione eolica, e ciò fa diminuire il loro rendimento termico. Essi consumano più combustibile che se il sistema di pale eoliche non ci fosse.
2. Il variare continuamente la potenza delle unità convenzionali per seguire le variazioni del vento produce un consumo maggiore di una conduzione a regime costante.
3. Il funzionamento a vuoto dei generatori convenzionali in sincronismo con la rete ma senza cessione di energia consuma dal 6% all’8% più combustibile.
4. Le partenze a freddo delle centrali convenzionali richiedono più combustibile di quello prodotto nello stesso tempo dai generatori eolici. Per esempio, una partenza a freddo di una turbina a ciclo combinato a gas da 176 MW come quella di Assemini consuma il combustibile equivalente all’energia elettrica prodotta da dieci pale da 3 MW in 40 ore di funzionamento a potenza media.
5. La costruzione e l’istallazione delle pale eoliche richiedono una quantità di energia che è circa il 10% di quella prodotta nell’intero loro ciclo di vita.
6. Il costo capitale e l’energia richiesta per connettere i sistemi eolici alla rete, inclusi l’adattamento e le trasformazioni, devono essere aggiunti ai costi del parco eolico e sottratti alle rese economiche.
7. Occorre aggiungere l’auto-consumo di energia elettrica delle turbine a vento e della loro elettronica mentre girano a vuoto: vi è il consumo per il loro riscaldamento durante i periodi freddi e quello dell’elettronica di adattamento alla rete.
8. Aumenta la necessità di usare turbine a gas a ciclo aperto, caratterizzate dalla possibilità di rapidissime partenze, invece delle molto più efficienti (il doppio) turbine a gas a ciclo chiuso, per rispondere alle improvvise variazioni del vento.
9. Aumentano i costi connessi al maggiore logorio e invecchiamento delle unità convenzionali causati dalle frequenti ripartenze forzate in risposta alle variazioni della forza del vento.
Studi recenti sulla produzione di CO2 e di altri gas inquinanti prima e dopo l’introduzione delle pale eoliche nel Colorado e in Texas hanno portato alla conclusione che il vento non fa risparmiare combustibile e non riduce le emissioni. Una analisi dei dati relativi all’Irlanda ha rivelato che il contributo del vento del 12% alla rete di distribuzione irlandese, che non dispone di un grande sistema di immagazzinamento, ha portato a una riduzione di combustibile di solo il 5%. Notiamo che nemmeno la Sardegna dispone di grandi sistemi di immagazzinamento, di dimensioni adeguate alla straripante capacità eolica. In tali analisi i fattori dei punti 5,7 e 9 non sono stati presi in considerazione.
Il costo dell’energia eolica. In uno studio di Eecen et al.3 vengono enfatizzati due risultati sul costo dell’energia eolica: “Il costo dell’energia eolica prodotta con sistemi basati a terra eguaglia il costo dell’energia fossile…”. Ciò richiede alcuni commenti.
- La produzione di una pala eolica è dipendente dalla “fornitura” (cioè dal vento), quindi non ha lo stesso valore dell’elettricità convenzionale. Precedentemente ciò era in parte compensato dall’imposizione ai produttori di energia dal vento dei costi di bilanciamento della rete. Questi costi sono ora a carico dei consumatori.
- I tassi di interesse sono stati eccezionalmente bassi negli ultimi anni, mentre la parte dominante del costo dell’energia eolica è quello del capitale. Ciò spiega in parte la leggera diminuzione dei costi dell’energia prodotta da campi eolici basati a terra.
c. I costi ambientali non vengono considerati nel prezzo dell’energia fornita dai sistemi eolici terrestri. Essi sono:
c1. L’occupazione dei terreni: la distanza fra le pale deve essere grande a causa delle influenze reciproche sulle correnti d’aria. La densità raggiungibile non può essere superiore a 9 MW per chilometro quadrato, cosicché una capacità di 9 GW occuperà 1000 chilometri quadrati di territorio. Tale territorio non è adatto per gli usi umani a causa del continuo rumore e degli effetti dello sfarfallio.
c2. Diminuzione dei valori fondiari. Indagini hanno mostrato che case in vista di parchi eolici hanno perso una apprezzabile percentuale del loro valore. In aree densamente popolate questa diminuzione di valore supera l’ammontare del capitale investito nelle pale eoliche.
· Ci si aspetta che la relativamente giovane tecnologia dei campi eolici offshore porterà ad una significativa riduzione dei costi. Notiamo tuttavia: dal 2005 al 2010 il costo delle istallazioni offshore è aumentato da 2 milioni/MW a 4 milioni/MW. Questo è davvero un aumento non trascurabile.
Conclusioni. La quantificazione della diminuzione dell’efficienza dei sistemi convenzionali di potenza causata dall’introduzione dell’eolico non è affatto semplice. A nostra conoscenza non sono per ora disponibili dati sufficienti per rispondere alla domanda quanto combustibile e quanta CO2 vengono risparmiati? La risposta dipende dalla capacità dei manager, dalla tecnologia delle macchine e dei software di controllo, dal tipo di combustibile, dalla quantità del vento disponibile, dall’andamento del vento su scala regionale, da quanta energia può venire immagazzinata, dalla gestione delle interconnessioni fra le reti regionali, dall’andamento dei consumi civili e della produzione industriale ecc.
Le decisioni di istallare sistemi di generazione eolica su larga scala sono basate più sulla speranza di risparmiare quantità significative di combustibili e di emissioni di CO2 che su qualunque evidenza concreta che ciò sia vero. La tecnologia del vento non è adatta per grandi istallazioni a meno che non si disponga di grandi sistemi convenzionali di produzione che funzionino in parallelo e di corrispondenti sistemi di immagazzinamento. La proposta più sensata al momento è di smettere di spendere denaro pubblico per un uso del vento su larga scala. Tutto questo denaro potrebbe essere speso in ricerca e sviluppo di futuri sistemi di potenza. Si pensa che il vento non giocherà un ruolo importante in tali futuri sistemi.
Ultima osservazione: le grandi istallazioni realizzate in Sardegna costituiscono un ulteriore umiliazione per l’economia sarda, in quanto la dipendenza dalla tecnologia e dal know-how stranieri e la proprietà non diffusa degli impianti sono pressoché totali, con nessun vantaggio per la popolazione isolana. In altre nazioni quando il vento soffia entrano soldi nelle case della gente. Qui da noi le bollette elettriche sono forse diminuite? Nota aggiunta oggi 13 gennaio, ore 19,45. È di poco fa la notizia, da verificare, che è stato firmato un accordo per la costruzione di una seconda centrale a carbone nel Sulcis. Il costo graverà sulle bollette elettriche. Non è difficile arguire che l’enorme potenza eolica istallata in Sardegna rende necessaria una maggiore potenza convenzionale per la gestione e il riequilibrio della rete, come abbiamo visto in precedenza. Tutta questa eccedenza di energia andrà verso il continente. Una ulteriore servitù che ci viene imposta “a nostra insaputa”.
Note
1. Il presente articolo è estratto con una certa libertà, fra gli altri da un lavoro di C. le Pair, F. Udo e K. de Groot dal titolo “Wind turbines as yet unsuitable as electricity providers” apparso su Europhysics News 43, n. 2 (2012)
2. F. Udo: www.clepair.net/Udo-okt-e.html
3.P.J. Eecen, H.A. Bijleveld and B. Sanderse, Europhysics News, idem.
4.Per un quadro completo della situazione in Sardegna vedi: http://www.ingdemurtas.it/eolico/installato-in-sardegna/
5. La situazione generale in Italia è in: http://it.wikipedia.org/wiki/Energia_eolica_in_Italia#cite_note-6
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bello scritto bene e interessante. analizza e mostra benissimo diverse problematiche…..che mai pensi ci siano sotto
Ci lamentiamo per le servitù militari (loro almeno localizzate in territori ben delimitati), ma non ci siamo ancora resi conto della vergognosa e gravosa nuova servitù che si sta continuando ad imporre alla Sardegna con un ritmo crescente e in modo pare purtroppo inarrestabile e indiscriminato e, soprattutto, senza che per i Sardi esista alcun vantaggio concreto, come accade in altri paesi, ad esempio in Germania. Purtroppo la nostra classe politica sarda, regionale e locale, o è impotente o è connivente. Cosa ne pensate?
sono il sindaco di un piccolo paese del centro Sardegna.
per il momento ci stiamo salvando dal diluvio delle pale eoliche
semplicemente modificando le norme di attuazione sull’uso dei
terreni agricoli.
la cosa non è facile perchè abbiamo contro multinazionali scatenate
con una marea di avvocati, e i soliti ascari locali alla ricerca di
elemosine, anche loro assatanati minacciando sfracelli legali e non solo.
reggeremo? non lo so, però ci proviamo e abbiamo bisogno dell’aiuto
di tutti.
mi sembra di capire che il dato riassuntivo più eclatante sia quello irlandese.
una produzione del 12% di energia eolica fa risparmiare solo il 5% di combustibili fossili.
Esprimo grande solidarietà al Sindaco Graziano Deiana e gli chiedo di rivolgersi ad Italia Nostra, l’unica Associazione che dichiara l’eolico una inutile sciagura abbattutasi sull’Italia per favorire l’affarismo senza rischi di speculatori locali ed internazionali, con perdite irrimediabili per il bene paesaggio.