Le aree urbane e la necessità di adeguare le infrastrutture (III) [di Alfonso Annunziata]
Gli utenti deboli, i ciclisti ed i pedoni, hanno una diversa percezione della strada, in relazione alle diverse esigenze, alle inferiori velocità di percorrenza ed al livello di rischio percepito. Il ciclista ha minori possibilità di distrarsi sull’ambiente esterno, viaggia in una condizione di equilibrio che richiede maggiore attenzione. Avverte in maniera più importante il degrado delle pavimentazioni, i coni d’ombra, le intersezioni gestite in maniera poco funzionale o non studiate anche con riferimento alle sue esigenze, etc. Il pedone, invece, segue la strada percorrendone le estremità laterali o le zone centrali, è più sensibile ai particolari ed è anch’egli profondamente disturbato dalle situazioni di degrado, anche perché le vive con maggior disagio, più a lungo. Per il pedone, il degrado delle pavimentazioni dei percorsi dedicati determina disagi più o meno gravi, spesso inversamente proporzionali alle capacità motorie dell’interessato. Questi percepisce diversamente anche gli elementi di arredo della strada, che spesso determinano la predilezione di una passeggiata rispetto ad un altro percorso, perché più piacevole, più rilassante, più sicura. Infine, l’osservatore statico, a “quota z”, se in posizione privilegiata rispetto allo sviluppo di un’arteria urbana, avverte in maniera diversa l’armonia tra ambiente stradale ed abitato, spesso in maniera più o meno distaccata e meno coinvolta: percepisce gli elementi di arredo, magari quelli fisicamente più importanti, come il verde, gli impianti di illuminazione, etc. Come è possibile osservare in ambiente urbano, quando si parla di qualità della strada, assume una notevole importanza il rapporto tra spazio e tempo: velocità, ma non solo, Pertanto, gli interventi in ambito urbano devono essere finalizzati all’analisi dei materiali utilizzati, delle opere di arredo, di quelle finalizzate alla sicurezza della circolazione, dei sistemi di moderazione del traffico, degli impianti di illuminazione, etc. La qualità della strada in area urbana è in stretto rapporto con le funzioni svolte, con la composizione della corrente veicolare, con la presenza di vincoli storico-archeologici, urbanistici. Con riferimento a quanto detto, la piazza, ad esempio, deve essere vista come luogo di incontro, non come parcheggio o slargo, o comunque snodo, ove regolamentare le intersezioni tra i flussi veicolari. Gli impianti, gli arredi, i sistemi di mitigazione del traffico devono essere studiati in modo tale da essere in armonia con l’ambiente nel quale sono ubicati: essi non devono essere semplicemente “a norma”. La Normativa di progettazione è largamente deficitaria sul tema delle strade in area urbana; é invece necessario, nelle nuove progettazioni e negli interventi di recupero ed adeguamento, non trascurare che in determinate aree urbane la strada è anche l’unico luogo pubblico, spazio riservato alla collettività. Nei quartieri residenziali e nelle strade locali, ma non solo, il pedone non può essere considerato alla stregua di un veicolo, di un altro modo di trasporto. Gli spazi a lui riservati non possono essere considerati residuali, sottratti agli altri modi di trasporto. Le stesse dimensioni dei marciapiedi non possono essere commisurate solo all’entità dei flussi pedonali. Occorre ritrovare il senso ed il significato che avevano le strade: luoghi pubblici riservati ai cittadini, studiati e realizzati perché vi fosse piacevole passeggiare e sostare, infine luoghi di socialità. Rispettare l’ambiente significa vivere in armonia con esso, anche se spesso ciò può significare dover affrontare, per l’esecuzione di determinate opere, relativamente elevati impegni economici, al fine di tutelare il mantenimento della risorsa. Un tracciato stradale, sia esso extraurbano che in area urbana, è un unicum che va studiato in quanto tale in relazione all’ambiente nel quale si sviluppa, seguendo criteri connessi alla funzione dell’arteria, alla composizione della corrente veicolare, alla rete di appartenenza, alla scelta dei materiali, alla qualità dell’ambiente naturale attraversato, alla presenza o meno di vincoli storico-archeologici, urbanistici, alle esigenze socio-culturali del territorio attraversato. La progettazione è un procedimento iterativo: si arriva alla soluzione attraverso tentativi e studi via via più approfonditi, escludendo che il risultato del progetto sia un prodotto da verificare alla conclusione dell’iter che ha condotto alla definizione dell’opera e quindi alla stima del suo costo. La valutazione ambientale e quella formale sono parte del progetto e possono quindi intendersi quali verifiche intermedie, di livello sempre più approfondito nella stesura delle tre fasi di progettazione. L’obiettivo della progettazione non può essere distintamente la valenza ambientale e/o formale. Può essere invece un complesso di obiettivi di tipo prestazionale, parte anche di un eventuale progetto di riorganizzazione territoriale, che sia raggiunto da un tracciato sostenibile dal territorio attraversato e formalmente congruente con il contesto.
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