Lettera di un archivista, vincitore del concorso dei “500” [di Lorenzo Terzi]

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Emergenza Cultura – In difesa dell’articolo 9. 6 dicembre 2017-  Il 24 maggio del 2016 sono stati pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale n. 41 i bandi di concorso per l’assunzione a tempo indeterminato, presso il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, di 500 funzionari da inquadrare nella III area del personale non dirigenziale, posizione economica F1, così suddivisi: antropologo (5 posti), archeologo (90 posti), architetto (130 posti), archivista (95 posti), bibliotecario (25 posti), demoetnoantropologo (5 posti), promozione e comunicazione (30 posti), restauratore (80 posti) e storico dell’arte (40 posti).

La notizia ha suscitato, a suo tempo, consensi ed entusiasmi, dal momento che per la prima volta dopo decenni si intraprendeva una politica di assunzioni necessaria a rimpinguare le professionalità operanti negli istituti e nei luoghi della cultura. Le prove dei concorsi, per quanto concerne il profilo di archivista, hanno preso l’avvio il 26 luglio 2016  con le preselettive, cui sono seguiti gli scritti il 21 e 22 novembre successivi e, infine, gli orali (8 marzo-13 aprile 2017).

Terminati gli ultimi adempimenti, veniva data per imminente la pubblicazione della graduatoria e l’immissione in ruolo dei vincitori, 95 (poi portati a 127) su un totale di 231 fra vincitori propriamente detti e idonei. Fatto sta che la graduatoria è stata approvata prima dalla Commissione interministeriale Ripam nella seduta del 12 giugno 2017, e poi dalla Direzione generale Organizzazione – Servizio II del MIBACT il 6 luglio successivo.

A quel punto, noi aspiranti funzionari archivisti eravamo convinti che l’assunzione in servizio avrebbe avuto luogo in tempi assai brevi, considerando anche lo stato letteralmente comatoso degli istituti archivistici italiani, ridotti allo stremo dalla mancanza di personale e dai tagli selvaggi operati nei decenni trascorsi a danno della cultura. Molti, fra cui chi scrive, vedevano finalmente giunto il momento in cui avrebbero potuto svolgere il lavoro che amano in condizioni quanto meno “umane”, dopo decenni di precariato selvaggio.

Se non che, i tempi dell’assunzione sono scivolati sempre di più verso le calende greche. Il Ministero è stato subissato da centinaia di telefonate, mie e dei colleghi, a ognuna delle quali veniva fornita una risposta diversa. Al sottoscritto, in particolare, fu riferito che la firma del contratto sarebbe avvenuta “ai primi di settembre”.

Siamo arrivati alla fine di novembre, e nulla è accaduto. Anzi, per la precisione qualcosa è successo. Una delle colleghe idonee, che si era ritrovata inclusa fra i vincitori a causa delle rinuncia di quattro persone precedenti in graduatoria, ha presentato ricorso al TAR, che – con ordinanza n. 05347/2017 – ha disposto in via cautelare il sollecito e motivato riesame, da parte della Commissione esaminatrice, della posizione della ricorrente.

Tutto legittimo, s’intende. Sta di fatto che la Direzione generale Organizzazione ha addotto proprio il suddetto ricorso, e la relativa ordinanza, quale motivazione per evitare “temporaneamente” di procedere alla firma dei contratti.

Il TAR del Lazio ha fissato la data del 16 gennaio prossimo per discutere il caso, ma non per emettere la relativa sentenza. Si può quindi dedurre agevolmente che subordinare le assunzioni alla risoluzione di questa vertenza equivarrebbe a procrastinare l’inizio del nostro lavoro a tempo indeterminato, tanto più che, nel frattempo, altri ricorsi risultano essere stati presentati alla Giustizia amministrativa avverso la citata graduatoria.

Non si capisce, del resto, perché i ricorsi dovrebbero – di per se stessi – costituire un ostacolo al prosieguo della procedura d’immissione in ruolo.

Il ritardo ha compromesso e continua a compromettere assai gravemente le scelte lavorative e di vita di decine e decine di giovani e meno giovani operatori della cultura, i quali non domandano di meglio se non di impiegare a beneficio del pubblico le competenze da loro faticosamente acquisite in anni di professione, e puntualmente riconosciute attraverso una regolare procedura concorsuale.

*Archivista – Napoli

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