Manifesto per il futuro dell’Università di Sassari [di Giuseppe Pulina]

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Linee programmatiche per la candidatura a Rettore dell’Università di Sassari. Mandato 2014/15 – 2019/20.

Cari Colleghi Docenti, Tecnici e Amministrativi, cari Studenti, Specializzandi e Dottorandi, cari Collaboratori dell’Ateneo, questo documento, nella forma di una lettera a Voi diretta, rappresenta il manifesto per la costruzione partecipata del programma che Vi sottoporrò per il prossimo mandato rettorale per il quale mi sono candidato, conscio dei grandi e complessi problemi che viviamo nella nostra amata Istituzione, ma consapevole che l’alta tensione culturale, l’impegno didattico costante e la buona azione amministrativa che tutti noi metteremo in campo costituiranno la via per la loro risoluzione. L’Università di Sassari è un patrimonio universale, ricco di storia e di prospettive: tocca a noi mantenerne alto il Sigillo per trasmetterlo, nei nuovi significati che riserverà il futuro alle Istituzioni Accademiche, ai nostri Studenti, agli Allievi e ai Cittadini della Sardegna. Questo manifesto ha lo scopo di alimentare il dibattito della campagna rettorale che mi accingo ad affrontare ed è centrato sugli obiettivi che l’Europa ci ha indicato in Horizon 2020: UNISS.2020 sarà un Ateneo intelligente, sostenibile e inclusivo.

Non nascondiamoci che viviamo in tempi particolarmente difficili. L’Università di Sassari è, infatti, a un bivio della Storia: gli anni che ci separano dal 2020 saranno cruciali per rafforzare il ruolo dell’Ateneo nel sistema delle medie Università italiane ed europee oppure per condannarlo a un lento declino demografico e culturale che non potrà che risolversi con la fusione, con o senza qualche livello di autonomia, con l’Università di Cagliari.

Le premesse, non così chiare soltanto qualche anno fa, ci sono tutte. Da un lato, un sistema di finanziamento dello Stato attraverso l’FFO penalizzante le realtà quali quella di Sassari, che pur dimostrando vitalità scientifica e culturale e svolgendo un fondamentale compito di trasmissione del sapere in una delle aree economicamente più depresse d’Europa, non sono in grado di reggere la concorrenza di Atenei a maggiore dinamicità in quanto ricadenti in aree più ricche di opportunità culturali e economiche; dall’altro, una coorte di norme che, a partire dalla legge 240 del 2010, hanno ristretto l’ambito di autonomia degli Atenei e forzato le sedi ad una profonda ristrutturazione dell’offerta formativa, anche in ragione dell’effettivo blocco del turn over del personale docente e tecnico amministrativo. A ciò si è sovrapposto il periodo di massima espressione della crisi economica e sociale che, investendo il Paese e sconvolgendo con particolare accanimento le aree più decentrate, Sardegna in primis, ha provocato una serie di provvedimenti governativi tesi al risparmio che hanno portato alla riduzione deflazionata degli investimenti statali in formazione e cultura di oltre il 25% in un quadriennio. Tuttavia non va sottaciuto che scelte più coraggiose da parte nostra avrebbero, forse, temperato, anche se non invertito, questa drammatica caduta dei trasferimenti finanziari dello Stato all’Ateneo.

Nonostante l’impegno della Regione Sardegna, che ha destinato nelle ultime due legislature cifre sempre crescenti dal fondo unico per le Università sarde, anche se a volte con destinazioni eccessivamente localistiche, e la buona amministrazione del Rettore Mastino e dei Dipartimenti, il quadro economico che si prospetta non è per niente rassicurante, anche per il perdurare di alcune incertezze nella modalità con cui in futuro sarà ripartita la quota premiale dell’FFO fra gli Atenei italiani. La “messa in trasmissione diretta” dei criteri ANVUR per la valutazione di ricerca e didattica con quelli per la determinazione dell’allocazione delle risorse alle Università, impone che a uno scenario strategico di medio periodo, sul quale forzatamente si articola un programma rettorale basato sulla sostenibilità finanziaria delle scelte di consolidamento ed eventuale espansione dell’Ateneo, si sovrapponga una visione tattica improntata ad una politica di grande flessibilità a feed back continui, in grado di affrontare con decisione ed efficienza la complessità del quadro di riferimento che si è dimostrato sempre più articolato e dinamico. Da molte parti in Sardegna si fa sempre più strada l’idea che due Atenei siano troppi e che sarebbe più che opportuna una loro immediata fusione per dare vita all’Università della Sardegna, tesi sostenuta anche in ambito ministeriale laddove si offrono maggiori incentivi alle Università che si fondono ovvero che si federano, ma con un unico consiglio di amministrazione.

Questo manifesto assume come tema centrale la difesa e il potenziamento dell’individualità istituzionale dell’Università di Sassari, seppure in un quadro di profonda collaborazione in primis con l’Ateneo di Cagliari, con cui ha stipulato un patto federativo, ma anche con altre Università italiane e straniere. Consapevole del grave pericolo che incombe sull’autonomia dell’Ateneo sassarese, il primo impegno programmatico che mi assumo è quello di profondere tutte le energie al fine di ridurre, prima, e di eliminare, dopo, gli elementi di rischio di fusione della nostra Università con altre realtà isolane o nazionali. In particolare, la fusione con l’Ateneo cagliaritano lungi dal generare benefici per le finanze dello Stato, creerebbe una sede di dimensioni enormi per la realtà sarda (oltre 30.000 studenti) con relativo aggravio dei problemi amministrativo-gestionali e di conflittualità fra i due poli.

Tuttavia, questo impegno impone la consapevolezza che una sempre più stretta collaborazione, nazionale e internazionale, fra Università per didattica, ricerca e terza missione è un obiettivo prioritario da raggiungere e deve essere effettivamente misurabile in termini di istituzione di corsi interateneo, attività scientifiche e culturali aperte e internazionalizzazione del trasferimento tecnologico e culturale prodotto nel nostro Ateneo.

Alcuni aspetti di contorno sono ben noti e devono essere tenuti presenti in un programma che guardi responsabilmente al futuro. Fra le preoccupazioni principali vi è la constatazione dell’implosione demografica e del declino economico della Sardegna, particolarmente preoccupante nell’area del nord-ovest e del centro. Compito prioritario per chi avrà la responsabilità di guidare le scelte sarà fare in modo che i nostri studenti (le attuali matricole entreranno nel mondo del lavoro proprio nel 2020) possano costruire progetti di vita in una società delle opportunità anche nell’Isola e non siano (pre)destinati all’emigrazione, ma scelgano consapevolmente di affrontare altre esperienze fuori della Sardegna. Per questo motivo, per quanto attiene le qualificazioni scientifiche e tecniche, l’Università dovrà mettere a disposizione del governo regionale e nazionale le proprie competenze per l’elaborazione di strategie volte al rilancio dell’economico e sociale della nostra Isola. In questo contesto, gli immigrati e i loro figli rappresentano una risorsa strategica per cui dovranno essere messe in atto le più opportune politiche di accoglienza e di integrazione al fine di consentire loro il pieno diritto allo studio al pari dei cittadini italiani e dei residenti in Sardegna.

Il manifesto che Vi presento è articolato su dodici punti obiettivo. Negli allegati programmatici per il progetto rettorale che sarà a suo tempo presentato, saranno esplicitati metodi, azioni strategiche e verifiche dei risultati, così come previsto dall’art. 21, comma 2 dello Statuto dell’Autonomia: “I candidati alla carica di Rettore sono tenuti a presentare un documento programmatico sui principali orientamenti e sul tipo di gestione che intendono perseguire, articolato per metodi, obiettivi, azioni strategiche e verifiche dei risultati”.

Il manifesto UNIVERSITA.SS è l’acronimo dei seguenti dodici punti programmatici: Universalità, Nuove frontiere, Istituzione funzionale e democratica, Verifica dei risultati, Eccellenza, Ricerca, Studenti, Investimenti umani, strutturali e tecnologici, Trasferimento delle tecnologie e dei saperi, Amministrazione amica, Sassari, Sardegna.

1. Universalità

L’Università è la casa di tutti gli studiosi e degli studenti1. La sua missione storica, di creare il Sapere, diffonderlo nella società e di tramandare la Conoscenza fra le generazioni, si alimenta del libero confronto fra differenti pareri e della coltivazione dei talenti. Pur essendo fisicamente collocata in un’area geografica ben definita, l’Università appartiene al mondo e in questo orizzonte ampio deve calare la sua missione di disciplina negli studi, di apertura al dialogo, di difesa dei deboli e di equità sociale a beneficio indistinto di tutte le culture, i popoli, le tradizioni, le religioni e le diverse abilità.

1 Nel Medioevo , il termine Universitas indicava comunemente, senza bisogno di ulteriori precisazioni, uno specifico ente collettivo: la universitas civium o universitas loci, che si autogoverna entro certi ambiti e con determinati poteri tradizionali, in dipendenza da un’autorità superiore (regia, cittadina, religiosa). L’Universalità è pertanto un valore primario da difendere e una tensione continua verso un obiettivo alto in cui tutti gli appartenenti alla comunità accademica devono riconoscersi e per il quale devono orientare tutti gli sforzi materiali e immateriali. Riconoscere la centralità di questa categoria non è che un puro esercizio di stile se non si accompagna ad un profondo senso di accoglienza delle diversità e di tolleranza verso le opinioni, anche eccentriche, che sempre più connoteranno la vita di comunità multietniche quale quella che si prevede abiterà nel prossimofuturo la Sardegna.

Quale prossimo Rettore, il mio impegno fondamentale sarà quello di difendere e conservare il principio di universalità del nostro Ateneo verso derive localistiche o, peggio ancora, tentativi di chiusura in ristretti ambiti d’interesse. Questo impegno sarà portato avanti sia in seno agli organismi di rappresentanza nazionali, la CRUI in primis, sia nei confronti degli interlocutori locali per ribadire la dimensione globale della nostra missione.

2. Nuove frontiere

L’università è la casa dell’innovazione, nella ricerca, nella didattica e nell’organizzazione tecnica e amministrativa. Fra tutte, l’innovazione nei metodi della docenza e della verifica delle conoscenze e delle abilità dei discenti è prioritaria: per questo, l’Ateneo si deve impegnare a studiare metodi di trasmissione del sapere più vicini alle capacità percettive e speculative delle nuove generazioni. In tal senso, l’analisi del travolgente successo dei MOOC (Massive Online Open Course), che ormai offrono migliaia di corsi gratuiti online di eccellente qualità e nelle cui piattaforme si stanno inserendo anche partner italiani (es. La Sapienza e Bocconi in Coursera), dovrà portare alla rivalutazione di questo tipo di strumenti nei corsi regolari (abilità linguistiche e informatiche, pratica in discipline di base quali matematica e fisica, simulazioni in giurisprudenza, casistica in medicina, ecc….) e in quelli di dottorato, con l’ambizione di inserire l’Ateneo in una delle piattaforme MOOC più prestigiose (edX, Coursera, UDACITY, EduKart). Contemporaneamente sarà attuato un piano speciale per la didattica che analizzi i linguaggi emergenti delle nuove generazioni, i più attuali upgrade dei media per il loro impiego proficuo a fini didattici e che sia in grado di ridisegnare nuove mappe dell’apprendimento efficace per la digital generation. Parimenti, l’innovazione dovrà permeare anche l’organizzazione interna con approcci di tipo sperimentale alla soluzione dei problemi più complessi, tali da generare modelli esportabili in altri contesti della pubblica amministrazione. In questo ambito, la formazione permanente del personale amministrativo assume il ruolo di progetto di vita lavorativa in grado di ottimizzare le risorse esistenti e di accumulare, ad alto tasso, il necessario capitale umano.

3. Istituzione funzionale e democratica

L’Università è l’unica Amministrazione dello Stato le cui figure apicali (Rettore e Direttori di Dipartimento) sono designate con il metodo elettivo. E’ anche l’unica in cui il processo decisionale si articola e si compie mediante organi collegiali a tutti i livelli di governo. E’, infine, anche l’unica che garantisce forme di libera espressione del pensiero critico e che prevede organismi di rappresentanza a tutte le componenti della comunità accademica. Lo Statuto dell’autonomia recita chiaramente e custodisce gelosamente questi principi, patrimonio preziosissimo sul quale incardinare lealtà istituzionale e garanzie per le varie diversità comunque espresse. Tuttavia, alcune critiche mosse al sistema ne denunciano l’eccessiva farraginosità e frammentazione dei processi decisionali e la scarsa efficacia nell’esecuzione degli stessi. Da Rettore difenderò a tutti i livelli il principio di elettività delle cariche e della collegialità delle decisioni quale elemento fondante dell’autonomia costituzionale delle Università, ma garantirò nel contempo la speditezza e l’efficacia nell’applicazione delle deliberazioni assunte. Sarò anche garante della piena autonomia dei Dipartimenti, i quali rappresentano le sedi in cui si attua la triplice missione dell’Università, da pericolose derive centralistiche o dalla possibile “invadenza decisionale” di altri organi dell’Ateneo. Il sistema in sé stesso presenta delle asimmetrie laddove si tratti di applicare appieno il principio di democrazia, inteso non nell’accezione di predominanza delle maggioranze, ma in quella di difesa delle minoranze e di equilibrio dei poteri. Per dare corso ai principi di elettività delle cariche e di maggiore democrazia (e si badi bene, non maggiore libertà che è già ampiamente garantita dallo Statuto), il mio programma prevedrà una riduzione dei prorettori (in numero di cinque, di cui uno vicario e con la delega alla didattica, uno per l’area organizzazione-bilancio, uno per l’area strutture-edilizia, uno per la ricerca e uno per l’area medica) e un numero di delegati massimo di dieci, dei quali cinque permanenti (Biblioteche, Internazionalizzazione, Orientamento e qualità della didattica e dei servizi, Rapporti con il territorio e trasferimento tecnologico, Innovazione e benessere del lavoro e dello studio). Vi potranno essere altri delegati se lo richiederanno esigenze progettuali e su proposta degli organi collegiali di governo, ma il loro mandato si esaurirà a progetto ultimato. L’incarico di prorettore e di delegato sarà subordinato all’approvazione dei nominativi proposti dal Rettore, scelti fra una rosa di candidati con idonee competenze nell’osservanza del principio di equilibrio di genere, fascia e provenienza disciplinare, da parte di Senato e Consiglio di Amministrazione in seduta congiunta, sentito il parere obbligatorio del Consiglio del Personale Tecnico e Amministrativo, nell’eventualità della presenza nella proposta di delegati di nominativi appartenenti alla categoria, e consultivo del Consiglio degli Studenti. Nell’apposito regolamento per la designazione della squadra di governo, sarà prevista anche la procedura di sfiducia di prorettori e delegati con le stesse modalità previste per il Rettore, senza che ciò comporti alcuna sfiducia nell’operato del Rettore stesso. Analogo procedimento sarà previsto anche per la designazione del Direttore Generale: in quanto organo dell’Università, le procedure per la sua nomina osserveranno sia il criterio della competenza, previsto dalla Legge e dallo Statuto, sia quello del gradimento della componente tecnico-amministrativa di Ateneo. Parimenti, sarà prevista una procedura di sfiducia del Direttore Generale sulla falsa riga di quanto previsto per il Rettore.

Per garantire una maggiore incisività nell’azione di governo dei Consigli del Personale TA e degli Studenti, saranno proposte modifiche ai relativi regolamenti che prevedano pareri obbligatori in materie attinenti alle due componenti così come sarà rafforzato il vincolo di mandato fra i due organi collegiali statutari e i rispettivi rappresentanti in Senato e Consiglio di Amministrazione.

Su questo piano, mi impegno a integrare la Giunta di Ateneo e il Consiglio dei Delegati con le figure di un rappresentante del personale TA e di uno studente, rispettivamente nominati dai rispettivi Consigli. L’obiettivo della massima partecipazione ai processi democratici dell’Ateneo si raggiunge se nessun voto dell’elezione rettorale è disperso. Al fine di raggiungere un equilibrio democratico fra i poteri istituzionali, secondo la dottrina del “chi vince governa, chi perde controlla”, mi impegno a proporre in prima istanza a Senato e Consiglio di Amministrazione, quale presidente del Nucleo di Valutazione, il nominativo del secondo classificato nella competizione elettorale per Rettore.

Infine, il Sindacato rappresenta una struttura fondamentale nella dialettica democratica del nostro Ateneo. Alle necessarie sessioni di confronto previste dagli ordinamenti, per le quali l’interlocuzione con il datore di lavoro dovrà essere esperita per la parte Università esclusivamente dal Direttore Generale, dovranno affiancarsi sessioni periodiche di un tavolo di concertazione permanente, a cui interviene anche il Rettore, sui principali argomenti di interesse sindacale finalizzati ad un processo di convergenza fra il punto di vista dei rappresentanti dei lavoratori, anche di coloro che prestano la propria preziosa opera con contratti a tempo determinato, e quello del governo dell’Ateneo.

4. Verifica dei risultati

Autonomia, responsabilità e innovazione sono la chiave del futuro dell’Università di Sassari. Non è possibile però declinare queste categorie in assenza di validi sistemi di valutazione e di accreditamento della didattica, della ricerca e dei servizi, ma sempre nello spirito del generale miglioramento del sistema Ateneo e non come metodo ancorato ad una “visione manichea” del merito o, peggio ancora, ad una mera competizione meritocratica. Per raggiungere questo obiettivo tengo a dichiarare in questo manifesto che la politica rettorale si atterrà al principio orientatore delle comunità scientifiche e culturali ispirato alla collaborazione fra gli studiosi. Ritengo, infatti, che solo la compresenza delle culture della competizione e della solidarietà consenta di raggiungere gli alti obiettivi della ricerca. Il sistema della valutazione globale delle Università, inaugurato con la VQR, l’AVA e l’ASN dall’ANVUR, sta iniziando a incidere profondamente sulle modalità del finanziamento delle sedi e del conseguente reclutamento. E’ evidente che tutto il corpo accademico, tecnici-amministrativi e studenti compresi, deve esprimere uno sforzo crescente per ottenere di più con meno risorse al fine di invertire la spirale negativa che rischia di fare naufragare ogni buon risultato sul muro di una inferiore competitività del sistema nel quale opera il nostro Ateneo. Parafrasando Carl Lewis, in un mondo che corre bisogna correre più degli altri per non restare indietro, ma se si corre con degli handicap, allora bisogna correre almeno il doppio per restare al pari degli altri. E’ questo che siamo chiamati a fare ed è questo che faremo, consapevoli che se le molte eccellenze che vanta la nostra sede non saranno accompagnate da una forte attenzione per i problemi di chi è meno performante, non riusciremo a migliorare significativamente le nostre posizioni.

Per questo sono consapevole che il rafforzamento dei nuclei di ricerca in grado di produrre indicatori utili per migliorare le performances dell’Ateneo debbano essere incoraggiati e sostenuti. Parimenti, l’azione diretta sull’algoritmo ministeriale consentirà di valutare in anticipo gli effetti prodotti da un determinato intervento (ad es.: incremento del 10% degli studenti attivi, soppressione o attivazione di un CdS, ecc.) sugli indicatori di performances. Anche la valutazione della didattica dovrà essere efficace. Da diverso tempo gli studenti lamentano che i loro giudizi, espressi anonimamente nelle schede di valutazione dei docenti e delle strutture, non incidono efficacemente sul miglioramento dell’offerta formativa reale. Dovremo lavorare di più e meglio, con le Commissioni paritetiche e con il Presidio della qualità affinché l’insieme delle valutazioni degli studenti sia uno strumento per il miglioramento della didattica voluto e non solo un inutile adempimento burocratico nel caso subìto.

Se sono importanti la valutazione degli studenti e quella del personale docente, è altrettanto necessaria la valutazione del Personale tecnico e amministrativo, anche al fine della equa distribuzione delle risorse premiali. Sulla base degli orientamenti programmatici di Senato e Consiglio di Amministrazione, sentito obbligatoriamente il Consiglio del PTA, gli obiettivi e i parametri di valutazione del raggiungimento degli stessi dovranno essere stabiliti dal Direttore Generale e, a cascata, dai dirigenti e dai responsabili dei vari uffici (fino al dettaglio del singolo dipendente), ad inizio di ciascun anno accademico. Dopo la necessaria negoziazione con le parti sindacali, obiettivi e metodi dovranno essere illustrati, secondo i principi della massima trasparenza e condivisione, ai dipendenti affinché, dopo adeguato monitoraggio, ciascun responsabile, nel proprio ambito di potestà, possa esprimere la valutazione e indicare, eventualmente, le misure per il miglioramento delle performances.

5. Eccellenza

Sebbene il termine sia abusato, l’uso che vorrei farne in questo manifesto è quello originale: valore di un oggetto materiale o immateriale, definito nelle proprie dimensioni, misurabile in termini qualitativi o quantitativi, che superi una predefinita soglia posta al vertice di una opportuna scala. L’eccellenza è pertanto dei pochi rispetto ai molti e non una proprietà intrinseca acquisita per autodeterminazione o, peggio ancora, per autodefinizione: in questo manifesto, l’obiettivo alto è quello di portare l’intero Ateneo all’eccellenza nella dura competizione nazionale e internazionale fra le Università. Sono, come Vi ho già dichiarato, pienamente consapevole della grande difficoltà insita in questo obiettivo e degli handicap che possono frenarne il raggiungimento, ma sono altrettanto convinto che la messa a valore comune delle tante eccellenze che costellano la nostra Comunità sarà il booster di tutto il sistema. Va da sé che l’eccellenza, per affermarsi e diffondersi, ha bisogno di un ambiente lavorativo coeso, confortevole e attrezzato, tutti aspetti fondamentali per le politiche attive del benessere del lavoro contemplato dallo Statuto.

6. Ricerca

Il rapporto ANVUR sulla VQR del 2013 è stato ampiamente analizzato e commentato nel nostro Ateneo. Noi siamo una Università collocata di poco al di sotto della mediana, con alcune zone di criticità, ma con tante aree di buona qualità. Date le condizioni sociali ed economiche in cui operiamo, questo risultato è più che confortante. Tuttavia, l’analisi più approfondita dell’enorme massa di dati generata dall’esercizio, unitamente alle sollecitazioni del Nucleo di Valutazione, consente di intravedere un’area piuttosto interessante per il miglioramento generale delle performances scientifiche e culturali registrate nel sessennio ormai ampiamente alle spalle. Siamo in questo momento più che a metà strada del quinquennio 2011-2015 per il quale si prevede sarà condotto il successivo esercizio, ma già da ora l’ANVUR ha in studio metodi per trasferire direttamente gli esiti della ricerca ottenuti anno per anno dalle diverse università direttamente nell’algoritmo per la determinazione dell’FFO e dei PO. In un contesto caratterizzato da luci e ombre nell’adozione delle decisioni dell’ANVUR, contraddistinto da una scarsa condivisione con le comunità scientifiche di riferimento che hanno portato a forti contrasti con il CUN, occorre non abbassare la guardia neanche per un momento: dobbiamo sforzarci di aumentare la quantità e la qualità delle pubblicazioni, essere attrattivi per fondi competitivi e, soprattutto, migliorare il nostro trasferimento tecnologico e culturale alle imprese e alla società. La ricerca è una attività che necessità di rigore disciplinare, ma anche di creatività e tempo per ottenere risultati importanti. I troppi e sfortunatamente crescenti adempimenti burocratici cui il ricercatore è chiamato, unitamente alle preoccupazioni persistenti per una condizione precaria per i più giovani di noi, non avvantaggiano il raggiungimento della concentrazione necessaria per la buona ricerca. Il primo obiettivo di un’Università che guarda al futuro è quello di sgombrare le menti da occupazioni inutili (e a volte dannose) per consentire loro di produrre di più e meglio nei vari campi del sapere. In tal senso, un grande piano di semplificazione amministrativa delle procedure a servizio della ricerca è indifferibile. Gli altri aspetti (strutture, servizi alla progettazione europea, internazionalizzazione, ecc.), non meno importanti, della ricerca intersecano svariati punti di questo manifesto . Per una migliore completezza rimando alla loro lettura.

7. Studenti

Gli Studenti sono al centro dell’Università poiché senza la loro presenza questa semplicemente non esisterebbe. L’Ateneo sassarese deve mantenere e accrescere la propria attrattività al fine di conservare e incrementare un patrimonio studentesco superiore alle 10.000 unità che lo mantenga nella classe delle medie strutture italiane. Purtroppo l’implosione demografica della Sardegna e lo scarso appeal nazionale e internazionale, ridurranno nel sessennio del prossimo mandato rettorale le coorti dei diciannovenni sardi. Nel caso fossi eletto, lavorerò su tre dimensioni: a) aumentare la quota di diplomati sardi che si iscrivono all’università che attualmente è fra le più basse d’Italia, concertando con Governo e Regione l’obiettivo ambizioso, ma non irrealizzabile, del 100% delle iscrizioni; b) potenziare l’orientamento nell’ultimo biennio della scuola superiore, affiancando all’insostituibile ruolo di coordinamento svolto a livello centrale dall’apposito ufficio, quello indispensabile ricoperto dai Dipartimenti; c) sviluppare politiche attive di collocamento dei laureati e dei dottori di ricerca nel mondo del lavoro, anche attingendo agli strumenti di coesione che la prossima finestra programmatica europea metterà a disposizione delle aree economicamente più problematiche dell’Unione. Ad esempio, si potrebbero attivare percorsi di impresa (Junior) gestiti dagli studenti per erogare servizi anche ai Dipartimenti. Di particolare importanza saranno i progetti di scouting rivolti a coltivare i talenti precoci, anche attraverso il design di percorsi didattici rapidi e di eccellenza. Gli Studenti, inoltre, dovranno costituire un capitale attivo nella costruzione della conoscenza. Gli esempi di innovazione scaturiti dalla creatività studentesca sono diventati, in molte realtà tecnologicamente avanzate, ormai dei classici. Tuttavia, questo innesto fecondo nei processi scientifici e culturali è possibile soltanto se agli studenti sarà data l’opportunità di costruire percorsi autonomi, ambiziosi e liberi di ricerca soprattutto attraverso il reperimento di idonei mezzi strumentali e finanziari. Sarà pertanto indispensabile prevedere delle risorse da assegnare, su appositi progetti, agli studenti più attivi affinché portino avanti autonomamente le proprie idee e si addestrino anche nel difficile compito della gestione di un processo innovativo.

La costruzione della comunità studentesca è poi l’altra e non meno importante faccia di una vita accademica attiva e soddisfacente. Sono consapevole della vitalità e importanza delle Associazioni studentesche, anche di quelle a fine goliardico, ma bisognerà impegnare maggiori risorse e delegare più ampie responsabilità a queste organizzazioni affinché contribuiscano, con maggiore efficacia, al miglioramento della qualità della vita dello Studente. In questo quadro, va recuperato e potenziato il rapporto con l’ERSU, ma va anche esplorata la possibilità di proporre al Governo Regionale, la restituzione alle Università dei servizi allo Studente; così come va radicalmente rivisitata la politica dello sport che vede i nostri impianti di Ottava desolatamente sottoutilizzati e la nostra presenza sul palcoscenico sportivo nazionale sempre più marginale. Andranno esplorate soluzioni alternative e innovative, compresa la permuta degli impianti di Ottava (o parte di questi) con altrettanti in sede cittadina, più agevolmente fruibili da parte di studenti e dipendenti. Infine, l’internazionalizzazione. La “maglia rosa” nella classifica della mobilità studentesca che abbiamo recentemente conquistato deve essere difesa e rafforzata. Il circuito degli studenti negli ambiti accademici internazionali è, e deve restare, una priorità delle politiche di governo della nostra Università.

8. Investimenti umani, strutturali e tecnologici

Il ringiovanimento del personale docente, tecnico e amministrativo é la chiave di volta per una università del futuro. La feroce riduzione del turn-over che abbiamo subito, quale valvola di sicurezza generalizzata a tutta la pubblica amministrazione per il contenimento dei disavanzi finanziari dello Stato, ha creato una frattura generazionale ormai non più tollerabile. La distanza fra l’età media dei docenti e quella degli studenti è aumentata, creando una rottura nella linea della continuità generazionale che è stata da sempre un punto di forza dell’Università: pur riconoscendo che l’esperienza rappresenta un valore principe delle comunità del sapere, l’immissione continua di nuovi studiosi (e di intelligenze tecniche e amministrative giovani e preparate) è la garanzia di vitalità, rinnovamento ed efficacia della missione degli Atenei. Abbiamo in mano uno strumento formidabile per raggiungere questo obbiettivo: il varo di un piano del reclutamento che contemporaneamente garantisca il passaggio di ruolo e di fascia per gli studiosi giudicati positivamente alle tornate dell’Abilitazione Nazionale alla docenza e che contemporaneamente consenta il mantenimento, nel medio periodo, e l’aumento, in quello lungo, della numerosità del corpo docente, attraverso il reclutamento di ricercatori e l’agevolazione della brain circulation. A costanza di normativa e con un ulteriore sforzo per ricondurre l’indicatore ISEF di Ateneo al di sotto dell’unità, ciò è fattibile anche con una rinnovata capacità negoziale dell’autonomia dell’Ateneo, garantita dalla Costituzione, nei confronti del Ministero.

L’applicazione della legge 240 del 2010, con l’istituzione della figura del ricercatore precario, ha creato un vulnus nel corpo docente. Sarà prioritario mobilitare tutte le forze interne ed esterne all’Ateneo per l’estensione massima possibile dei periodi di servizio dei meritevoli e per la successiva stabilizzazione dei ricercatori atd. Sarà parimenti indispensabile prevedere un programma di sostegno dei ricercatori a tempo indeterminato (ad es. con la istituzione FAR di tipo competitivo destinato esclusivamente ai ricercatori o ponendo una particolare attenzione agli eccessivi carichi didattici che gravano su alcuni di essi) per fare in modo che questi, in tempi relativamente brevi, siano in grado di perfezionare la propria posizione curricolare al fine di superare i criteri posti dall’ANVUR per l’ASN. Parallelamente, dovrà essere previsto un piano specifico per il reclutamento del personale tecnico e amministrativo finalizzato non solo a colmare i vuoti di organico, ormai non più rimandabili, ma a potenziare il capitale di conoscenze tecnologiche e gestionali indispensabili per ricerca, didattica e amministrazione di qualità nonché all’apertura di prospettive stabili per coloro che, impegnati con contratti a tempo definito, hanno contribuito sostanzialmente all’erogazione dei servizi da parte dell’Ateneo.

All’incremento del capitale umano dovrà essere forzatamente affiancato anche quello dei capitali immobiliare e strumentale. Il nostro Ateneo è ricco di spazi e molto è stato fatto dalle passate amministrazioni rettorali per incrementarli e renderli maggiormente fruibili da tutti. Occorrerà proseguire tenacemente sui binari della realizzazione delle opere previste (ad es. nuovo complesso di Farmacia, azienda zootecnica, ecc..) e del completamento delle opere cantierate (orto botanico, padiglione di Agraria, ecc…) e su quello, più complesso, della efficace manutenzione del patrimonio per la quale bisognerà prevedere idonee e sufficienti poste di bilancio. Principio inderogabile sarà quello per cui i prossimi lavori dovranno essere eseguiti all’insegna dei principi di sostenibilità, con il massimo impiego di strutture passive con l’obiettivo della drastica riduzione o annullamento dei costi energetici. A tal fine, sarà indispensabile la piena utilizzazione della grande esperienza maturata in questo campo dagli studiosi dell’energetica operanti nel nostro Ateneo. Infine il capitolo dei beni strumentali: una particolare attenzione dovrà essere dedicata non solo alle grandi apparecchiature, come meritoriamente intrapreso dall’apposita commissione, ma anche ai laboratori didattici, agli atelier e agli spazi di sperimentazione degli studenti, prevedendone l’apertura per archi temporali coerenti con l’esigenza di frequenza ormai dilatate nell’arco della giornata.

9. Trasferimento delle tecnologie e del sapere

L’Ateneo turritano svolge una missione prioritaria nella diffusione dei saperi in ambito regionale e locale. L’ampia gamma di attività seminariali e convegnistiche, che quotidianamente sono erogate dall’Ateneo, è il risultato di una straordinaria vitalità della nostra comunità accademica e rappresentano un valore inestimabile per la crescita economica, culturale e democratica del territorio in cui essa è collocata e dell’intero territorio regionale. Andranno potenziati e promossi gli strumenti del trasferimento tecnologico, oggi rappresentati dalle spin-off, con specifici programmi per l’inclusione attiva degli studenti nei processi di costruzione di imprese innovative nei campi delle tecnologie, della medicina, dei beni culturali-ambientali e paesaggistici e dei servizi professionali e alla persona. Una particolare attenzione dovrà essere riservata alle nuove tecniche per una docenza efficace. Al di là della mera soddisfazione burocratica dei requisiti ministeriali di docenza, il sistema AVA sarà la via per il miglioramento continuo della qualità della didattica e dei servizi offerti agli studenti. Infine, il dottorato di ricerca dovrà sempre più assumere una rilevanza internazionale, sia nel reclutamento degli studenti, ma soprattutto nella qualificazione dei prodotti della ricerca e nella collocazione dei propri diplomati sul mercato del lavoro.

10. Amministrazione amica

I servizi amministrativi semplici ed efficienti rappresentano la prima preoccupazione di ogni organizzazione. La crescente complessità degli adempimenti, generata da una normazione sempre più frequente e stringente, ha comportato uno straordinario aumento dei carichi di lavoro del personale addetto e un rallentamento, a volte preoccupante, della risoluzione delle pratiche. Nonostante il piano delle performances scandagli a grana fine tutti i segmenti dell’organizzazione dell’Ateneo, sarà indispensabile generare maggiore flessibilità, anche introducendo elementi di sperimentazione, affinché le utenze interne ed esterne contino su celerità e certezza dei tempi di risposta. Una azione indispensabile dovrà essere svolta dal Consiglio del Personale TA al fine di disegnare, valutare e modificare on the job l’architettura organizzativa e strutturale dei servizi amministrativi. Un’attenzione particolare dovrà essere dedicata al rafforzamento delle segreterie amministrative dipartimentali nel quadro di una complessiva maggiore autonomia di queste strutture e della loro possibile azione diretta sulle poste di bilancio di loro pertinenza, pur nel rispetto del bilancio unico di Ateneo. Analoghe considerazioni valgono per il Sistema bibliotecario, motore, snodo e custode dei supporti al sapere. I servizi bibliotecari, documentali e librari dovranno essere sempre più performanti e costituire una risorsa non solo interna, ma per l’intera società di studiosi e cittadini della Sardegna. La digitalizzazione integrale che porta alla smaterializzazione dei processi amministrativi e di servizio esterni, deve rappresentare, fra le altre, una preoccupazione prioritaria. In questo contesto due aspetti sono preminenti: a) il rafforzamento, attraverso la formazione, e la messa in rete delle competenze fra le varie strutture, al fine di aumentare il grado di condivisione delle procedure, smaterializzare gli adempimenti e migliorare l’integrazione informativa della macchina amministrativa; b) l’autonomia della funzione amministrativa, che riconosce nel Direttore Generale l’organo di Ateneo di riferimento, per cui i prorettori e i delegati dovranno esercitare i compiti di applicazione degli indirizzi delle politiche stabilite dagli organi collegiali, ma non sostituirsi alle prerogative che la normativa vigente attribuisce ai dirigenti e ai responsabili delle strutture.

Un ultimo aspetto riguarda le regole. La nostra vita accademica è sempre più normata da una costellazione di regolamenti, per la stesura dei quali l’attuale delegato rettorale e gli organi di governo hanno speso molte risorse. L’Ateneo ora ha necessità di raccogliere questa importante eredità e di organizzarla in un testo unico che, con i necessari snellimenti, integrazioni e semplificazioni, possa rappresentare il regolamento generale della nostra Università.

11. Sassari, Sardegna.

Università e Città di Sassari intrecciano i propri destini da oltre quattro secoli. Se il Comune, nelle varie forma che ha assunto nelle passate epoche storiche, ha sempre rappresentato un baluardo per la difesa della nostra Istituzione, l’Università ha dato alla Città ospitante una dimensione internazionale e un respiro culturale di alto profilo. Ma ha anche costituito, e ancora oggi rappresenta, una risorsa economica di prima grandezza e una fonte di vitalità e innovazione per tutto il contesto urbano. Sassari senza la sua Università sarebbe una città mutilata. E’ proprio nella consapevolezza dell’indispensabilità dei servizi che il nostro Ateneo rende al territorio, primo fra i quali quello di assistenza medica, che il dialogo con la Città e l’area metropoli(turri)tana va rinforzato. Fra tutti, credo che il servizio sanitario sia prevalente e che su questo fronte si debbano prioritariamente incentrare gli sforzi per una sua crescita responsabile e sostenibile. L’AOU è una ricchezza per il territorio, non un’inutile duplicazione. La Scuola Medica sassarese, che ormai fornisce servizi didattici su scala nazionale, non può derogare all’inscindibile triplice funzione della ricerca-didattica-assistenza e questa configurazione, indispensabile per il raggiungimento di una preparazione medica coerente con gli standard internazionali, non può fare a meno dell’ambiente clinico nel quale gli studenti e i medici specializzandi possono acquisire la necessaria esperienza. Ma una struttura clinica ad hoc è anche indispensabile per una ricerca di qualità che non può essere condotta con la stessa efficacia presso complessi ospedalieri a carattere generale. Il connubio fra buona ricerca e didattica di alto profilo esita in un’assistenza di alta qualità. Questa è la missione dell’AOU assolutamente originale, non confondibile né tanto meno “vicariabile” con l’altrettanto importante funzione generalista dell’Ospedale Civile della SS. Annunziata.

La Sardegna è il nostro primo orizzonte delle politiche per la didattica e della terza missione. Gli Studenti dell’Ateneo turritano sono quasi esclusivamente sardi ed è a loro e alle loro famiglie che noi dobbiamo rendere il migliore servizio possibile. Una nuova fase di negoziazione dovrà essere avviata con il Governo regionale, anche in considerazione della generosità con la quale gli ultimi due governi che si sono succeduti sono intervenuti sul fondo unico, ma con la convinzione che soltanto una prospettiva lunga nella certezza delle risorse finanziarie e la strenua difesa della nostra autonomia nelle scelte didattiche e scientifiche siano la garanzia per la conservazione e il rilancio degli atenei della Sardegna.

Cari Studenti, Collaboratori e Colleghi, quanto costituisce questo documento è una traccia per il mio programma per il prossimo rettorato. Sono però convinto che il dibattito che si svilupperà sarà fecondo di suggerimenti, correzioni e nuove prospettive e che rappresenterà il pabulum sul quale confrontarsi nella campagna elettorale interna. Sei anni sono lunghi, quindi sufficienti a portare a termine anche il più ambizioso dei progetti. Proprio in vista di un orizzonte temporale così ampio, una scelta fra le candidature concorrenti dovrà essere compiuta non solo alla luce di “ciò che si firma Pulina 2  dichiara voler fare”, ma anche e soprattutto in considerazione della reale capacità di “saperlo e poterlo fare”. Per questo motivo, consapevole che in una prospettiva di miglioramento continuo della qualità il prossimo Rettore debba possedere i requisiti di alta qualificazione scientifica, buona valutazione della didattica, positiva esperienza nell’amministrazione di strutture complesse extrauniversitarie e engagement di contesto sociale, Vi allego a questa lettera-manifesto il mio curriculum, opportunamente ridotto per esigenze di leggibilità. Nell’auspicare una competizione elettorale leale e senza asprezze, ricca di dialogo e profondamente orientata al bene dell’Istituzione e nel riconoscere a viso aperto quanto di buono ci lascia il Rettore Mastino, i Sui Prorettori e Delegati, i Colleghi Direttori, il Senato e il Consiglio e tutti Voi che attivamente avete partecipato a questo processo di cambiamento dell’Università, Vi ringrazio per il tempo che avete dedicato alla lettura di queste note, Vi invito a sostenermi e aiutarmi in questo difficile percorso e

Vi saluto affettuosamente.

Sassari, 15 gennaio 2014

Breve curriculum vitae di Giuseppe Pulina, candidato alla carica di Rettore

Giuseppe Pulina, laureato in Scienze Agrarie a Sassari nel 1980 e Dottore di Ricerca a Roma nel 1987, è professore Ordinario di Zootecnica Speciale presso il Dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari dove insegna “Zootecnica” nel corso di Laurea in Scienze e Tecnologie Agrarie. Nella stessa Università ricopre le cariche di Direttore del Dipartimento di AGRARIA e di Senatore. E’ docente di “Etica della Scienza” nella Scuola di dottorato in Scienze e Biotecnologie dei Sistemi Agrari, Forestali e delle Produzioni Alimentari. In questo momento ricopre la carica di Presidente della Conferenza Nazionale di AGRARIA (ex conferenza dei presidi delle facoltà di Agraria).

Ha ricoperto la carica di presidente dell’Associazione per la Scienza e le Produzioni Animali (ASPA) dal 2010 al 2013, della quale è attualmente Presidente Emerito e di Vicepresidente dell’AISSA (Associazione delle Società Scientifiche di Agraria).

E’ Accademico Ordinario dell’Accademia dei Georgofili di Firenze e Accademico Onorario dell’Accademia di Agricoltura di Pesaro- Urbino.

E’ stato visiting professor presso le Università di Leeds (UK), Cornell (NY, USA) e Perth (Australia).

E’ stato delegato del sottosegretario MIUR ai tavoli per la revisione del DM 509 (che ha portato al DM 270) e ha partecipato attivamente alla stesura della collegata normativa sulle libere professioni.

Nel 2007 è stato Commissario straordinario liquidatore dell’ERA-Sardegna (istituzione che raggruppava i disciolti enti regionali Istituto Zootecnico e Caseario per la Sardegna, Centro Regionale Agrario Sperimentale della Sardegna, Stazione Sperimentale del Sughero, Istituto di Incremento Ippico) e Commissario straordinario liquidatore del Consorzio interprovinciale per la frutticoltura di Cagliari, Oristano e Nuoro e del Consorzio provinciale per la frutticoltura di Sassari, tutti confluiti nella Agenzia Regionale per la Ricerca in Agricoltura (AGRIS Sardegna) di cui è stato, fino al 2009, il primo Direttore Generale.

E’ stato consigliere di amministrazione dell’Istituto “Lazzaro Spallanzani” di Milano, presidente del OCPA s.r.l. (Organismo di Certificazione della qualità dei Prodotti Animali riconosciuto dal MIPAAF), presidente del CONAFORM (srl per la formazione di agronomi e forestali del consiglio dell’ordine nazionale) e consigliere di amministrazione dell’Università di Sassari.

E’ stato consigliere e poi presidente dell’Ordine dei dottori agronomi e forestali della provincia di Sassari e 3 volte consigliere del Consiglio dell’Ordine nazionale dei dottori agronomi e dei dottori forestali per il quale ha fondato e co-diretto per un triennio la rivista AF (Agronomi & Forestali).

 E’ autore di 312 pubblicazioni (di cui 53 su riviste con IF, 21 su riviste con referee senza IF, e oltre 120 tecnico-scientifiche su riviste o libri non soggetti a referee), di 4 software di programmazione e di gestione di sistemi zootecnici; egli è curatore ed autore di “Dairy sheep nutrition” and “Dairy goat feeding and nutrition” editi dalla CAB International, ed autore dei libri “Introduzione alla modellizzazione nella biologia sperimentale”, “Etic@ricerca.edu, breviario di etica per scienziati in formazione” e “Modelli matematici per le scienze animali”, editi dalla PLUS, nonché co-curatore del testo “Paesaggistica zootecnica” edito da Franco Angeli. Ha scritto la sceneggiatura di due lungometraggi (Longevità e benessere: i prodotti del pastoralismo; I pastori custodi del paesaggio della Sardegna) e del cortometraggio “Mutìre”.

I suoi lavori che compaiono sul DB ISI-Thompson® (gennaio 2014) sono n. 53; le citazioni 573; l’IF individuale = 10,8; l’indice h = 14. Rispetto alle mediane ANVUR del settore concorsuale (07/G1) i suoi valori sono 2,3 volte superiori per il numero di lavori, 2,2 volte superiori per le citazioni totali e 1,6 volte superiori per l’h-index.

 La sua valutazione scientifica operata per l’Università di Sassari (periodo 2004-2010), con punteggi espressi su 100, é: output 92,2; output contributivo 96,1; forza scientifica contributiva rivista 93,3; forza scientifica contributiva articolo 99,4. Tali punteggi gli sono valsi il premio Uniss 450° anniversario per i migliori ricercatori. 

La valutazione didattica degli studenti (dal 2004 al 2013 espressa in decimi come da questionari studenti inoltrati al Nucleo di Valutazione) è la seguente: modalità di esame 8,3±0,7; rispetto degli orari 9,2±0,4; reperibilità 8,4±0,5; stimolo di interesse 8,8±0,6; chiarezza espositiva 8,9±0,7; materiale didattico disponibile 8,1±0,6; qualità esercitazioni 8,8±0,8; interesse generale 8,7±0,7; soddisfazione 8,5±0,7.

 Egli è corsivista del quotidiano “La Nuova Sardegna”, tiene una rubrica (Scienza e Vita) sul mensile “I Viaggi del Gusto” ed è autore del libro di aforismi “Universitarismi”. Pratica la canoa di mare quale sport prediletto.

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