A proposito della Massoneria celebrata all’Università di Sassari [di Giovanni Meloni]
Nonostante le proteste delle Organizzazioni sindacali e dell’Unione degli Universitari (UDU), dei Comitati per la Democrazia costituzionale e di alcune forze politiche democratiche, nonché di qualche docente, l’Università di Sassari ha voluto ospitare, con ostinazione degna di miglior causa, una manifestazione di propaganda politica della Massoneria sarda. La decisione dell’Università ha pienamente assecondato i chiari obiettivi di quella confraternita, la quale ha potuto dimostrare, con poca fatica, di avere la forza “politica” per essere riconosciuta da un’istituzione pubblica insigne, nonché la capacità di organizzare una mobilitazione partecipativa non trascurabile. Il Rettore dell’Università, assolvendo al compito di padrone di casa, com’egli stesso dice, ha definito “importante” l’evento massonico, senza tuttavia spiegare perché sia stato così importante per l’Ateneo sassarese. In verità, la benedizione del Magnifico è stata molto avara di ragionamenti, ma, in compenso, il Rettore non ha mancato di dilungarsi maggiormente nelle dichiarazioni rilasciate a «La Nuova Sardegna» sulla questione. “Quanto ai miei saluti – afferma il Rettore – sono stati inseriti [evidentemente nella locandina] senza che nessuno me li chiedesse”. Ma qualcosa non s’accorda con la logica. La locandina dell’evento è stata certamente predisposta da chi lo ha organizzato, la Massoneria, la quale, però, possiede certamente quella ovvia conoscenza delle buone maniere che l’autorizza ad inserire, nell’annuncio pubblico, il nome di chi è chiamato a partecipare ad una sua iniziativa (specialmente se si tratti del Rettore dell’Università), solo quando abbia preventivamente ottenuto l’assenso dell’interessato. Bisogna, dunque, concludere che il consenso fosse stato richiesto ed ottenuto. D’altro canto, non sembra ammissibile che la dichiarazione del Rettore possa essere interpretata nel senso che l’impegno a portare i suoi saluti sia stato accordato dalla propria segreteria a sua insaputa, giacché, se così fosse, sarebbe lecito chiedersi, con una certa preoccupazione, quante e quali altre questioni vengano decise nell’Università turritana senza che il suo Rettore ne sia informato. Insomma, la improbabile dichiarazione del Rettore appare un tentativo, non precisamente riuscito, di minimizzare una propria responsabilità. Ciò, tutto sommato, deve essere considerato positivamente, perché dice che perfino chi ha preso la decisione di ospitare la Massoneria all’Università non è poi così sicuro della sensatezza di essa. Il Rettore, peraltro, ha fatto, nello stesso contesto, un’altra dichiarazione che induce a riflettere, ossia che, ove Casa Pound chiedesse di organizzare in Aula Magna un convegno su immigrazione e accoglienza, l’evento potrebbe anche svolgersi, a seconda del modo con cui l’organizzazione neo fascista volesse trattare il tema. Sembrerebbe quasi che per il prof. Carpinelli le argomentazioni razziste della destra fascista su questo tema debbano essere ancora verificate e non fosse ben viva la coscienza che tali argomentazioni non possono risuonare nelle aule dell’Università della Repubblica nata dalla Resistenza. L’iniziativa della Massoneria ha mostrato un carattere essenzialmente propagandistico, certo non casualmente, alla vigilia delle elezioni politiche. Ma non basta, giacché lo sguardo acuto dei massoni si spinge fino alle prossime elezioni amministrative per il comune di Sassari. Infatti, uno degli organizzatori del convegno, non ha mancato di magnificare un esponente politico del centro destra, ex sindaco di Sassari, presente in sala, il quale ha già pubblicamente manifestato l’intenzione di ricandidarsi alla guida della città. L’insieme degli obiettivi dell’iniziativa non potrebbero essere più chiari, mentre non è ammissibile che l’Università si metta pedissequamente al servizio di operazioni tanto inequivocabilmente elettoralistiche, quanto politicamente connotate. Resterebbe, a questo punto, da chiedersi perché un’iniziativa con fini così scopertamente di parte (e di che parte) abbia trovato l’avallo del Partito Democratico, tramite la partecipazione ad essa di suoi importanti esponenti. Tra le tante ipotesi formulabili in risposta a tale interrogativo non se ne trova alcuna ragionevole e nessuna favorevole al PD. Vien fatto, perciò, di pensare che, forse, non avevano tutti i torti i Romani (quelli antichi) quando affermavano che gli dei tolgono la ragione a coloro che vogliono rovinare. |