Il presepe ed il senso del Natale [di Maria Antonietta Mongiu]
L’Unione Sarda 2 gennaio 2018. La città in pillole. In una recente intervista, Massimo Cacciari dichiara di non scandalizzarsi del Natale consumistico “Basta sapere che la nascita di Cristo non ha niente a che vedere con quello che vediamo intorno a noi. Il Natale è diventato un festa per bambini e adulti un po’ scemi”. Parole dure che soccorrono lo smarrimento che abita tanti e, specialmente, chi vive la ricorrenza della Natività in modi più autentici. Tra tanto luccichio c’è un luogo dove si può oltrepassare il disincanto e recuperare una dimensione persino religiosa o comunque meno reificata. Si tratta del presepe o presepio, scenografia che mette in scena la nascita di Cristo e la racconta, da quasi duemila anni, a miliardi di persone. Non vi è dubbio che per essere messo a punto ha impiegato secoli, pur rimanendo un testo aperto, giacchè tutte le contemporaneità pretendono di farne parte. Il filo rosso dal mondo antico consiste nel collazionare materiali di terre e culture lontane e trovare il loro equilibrio col nucleo fondante la sceneggiatura dettata dai Vangeli di Luca e di Matteo. Il fulcro lo vediamo, in tutta la sua potenza iconografica e simbolica, in un affresco del III secolo nelle Catacombe di Santa Priscilla a Roma: un uomo discosto e, in primo piano, una donna col bambino che guarda l’osservatore, sovrastati da una stella. Un palinsesto che porta a sintesi le mille dee madri che l’immaginario, fin dalle profondità della preistoria, ha prodotto e che lega in un’unica iconografia la nascita e la morte del figlio. Esempi unici per contenuto e lavorazione si possono ammirare nel Museo Nazionale di Cagliari, specie tra i bronzetti nuragici. Un oscuro archetipo, una madre che raccoglie il figlio nel grembo che lo ha generato, diventerà la Pietà cristiana. Nell’affresco paleocristiano Maria eredita l’indiscusso protagonismo delle madri che l’hanno preceduta. Quello che per Cacciari le viene riconosciuto più dalla storia dell’arte che del pensiero. Lo si capisce specie in Giotto della Cappella degli Scrovegni a Padova e della Basilica di Assisi. Questa affrescata su indicazione dei successori di San Francesco che inventò il presepe nel Natale del 1223 perché la Biblia pauperum avesse la Natività come cuore di ogni narrazione. Quello della Chiesa di Sant’Ignazio di Laconi ne conserva tutto il senso.
|