L’istinto di sopravvivenza [di Maria Antonietta Mongiu]
L’Unione Sarda 16 gennaio. La città in pillole. Elias Canetti il Nobel che inventò folgoranti immagini di città ne fotografa il fulcro invariante: «quando rendi omaggio a una città non pensi certo al suo potere. Pensi piuttosto che è riuscita a sottrarsi al potere di qualcuno». Lo possiamo riconoscere a Cagliari ogni volta si guardino le immagini del secondo conflitto mondiale tra cui l’insuperata peregrinatio di Sant’Efisio, filmata da Marino Cao, o si rifletta sulla percezione, diventata paradigma, del non essere stata mai conquistata neanche dai drammatici bombardamenti. In realtà lo è stata tante volte ma è prevalso un istinto che ha strutturato una consolidata tradizione di discendenza o di filiazione dalle città precedenti. Si chiama genius loci e di quale sostanza sia fatto lo sa ogni cagliaritano ancorché sia difficile da definire perché la dominante si fonda sull’interdipendenza tra pietra e acqua, fluida barriera contro ogni dominio. Chissà se esiste la possibilità di far diventare questo carattere patrimonio dell’umanità, perché tuttora oltrepassa ogni tentativo di farne una quinta scenica. Ne sono controprova lo sguardo lungo da Buoncammino verso Santa Gilla; ma, stando alla città di pietra, le cromie delle mura nei tramonti di questi giorni che hanno ripreso ad allungarsi o le sensazioni fuori dal tempo che abitavano il Chiostro di San Francesco di Stampace prima degli stravolgimenti. Quelle tessiture murarie erano figlie di materiali di spoglio e delle cave riattivate dai francescani che, dalle zone del Priorato di San Saturnino, occuparono il cuore della città romana, diventato uno dei castra bizantini e, successivamente, dei benedettini. La perdita delle stratificazioni non è altra cosa dalle distruzioni con cui i conquistatori marchiavano la loro presenza. Non significava però che un luogo diventasse loro perché le città di lunga durata, nel loro respiro profondo, sono più potenti. Nel luogo che fu San Francesco resiste, più forte di ogni B&B o di ogni friggitoria, l’orientamento stesso della città e l’ordito del sistema stradale, romani e postromani. Il tratto, occupato da tavolini, su cui si affaccia l’ingombro della chiesa, è lo stesso del documento che restituisce le indicazioni topografiche del terreno acquistato dai francescani, dove le coordinate sono le vie preesistenti. |