I contraddittori ed improbabili impianti per la produzione di energia in Sardegna: i casi Porto Torres e Assemini [di Rosario Malvè]

Energie

Parte il progetto dell’impianto fotovoltaico di Assemini. Due sezioni, 18+8 MWp Pannelli a terra su struttura metallica zavorrata in calcestruzzo. La Delibera Regionale di autorizzazione reca la data del18/0772017, tempo di realizzazione dichiarato 9 mesi dalla data della Delibera per la prima sezione, sei mesi dopo la connessione della prima  per la seconda sezione.

Dopo due (immotivati) rinvii un analogo progetto per l’area industriale di Porto Torres è stato presentato in seduta pubblica lo scorso 3 settembre. In un’aula semivuota ho presentato (in modo “energico”) alcune osservazioni. La Nuova Sardegna del 4 settembre riportava solo notizia di interventi di natura generica del Sindaco di Porto Torres e di un sindacalista.

Per dare notizia delle mie osservazioni di natura tecnica ho pubblicato un Intervento sulla Nuova di qualche giorno successivo. Il testo pubblicato (nel limite delle battute consentite) lo riporto in un post separato.

Ho inviato osservazioni scritte anche all’Assessorato competente della Regione sostenendo la necessità di un intervento di variante al progetto. Fondamentalmente ne ho denunciato l’impostazione obsoleta su due aspetti:

1).  La disposizione progettuale dei pannelli è del tutto analoga a quella utilizzata per impianti, esistenti e visibili percorrendo la strada di Stintino, installati alcuni anni fa. Impianti con pannelli fissi al suolo ormai si fanno solo nelle zone desertiche dove il valore considerato del territorio è inesistente. Laddove esiste rispetto per il valore dell’area occupata, anche in campo aperto, si sceglie l’installazione su tracker che consente di variare l’esposizione al sole dei pannelli mediante servomeccanismi (inseguitori solari).

Questa modalità di installazione consente, a parità di potenza delle unità di produzione di ottenere una resa in chilowattora una volta è mezzo più grande. I vantaggi offerti da questa tecnica non si limitano agli specifici di produzione ed a sentimenti di rispetto del territorio ma consentono di utilizzare le aree occupate dai pannelli per attività agricole  e di pastorizia. Dal punto di vista tecnico l’installazione su tracker consente di migliorare considerevolmente i fattori di discontinuità del ciclo diurno rendendo disponibile intensità di produzione livellata dall’alba al tramonto.

2) La mancanza di un sistema di accumulo adeguato alla potenza dell’impianto per consentire la modulazione dell’energia immessa in rete. Le osservazioni sono state pienamente condivise dai relatori dell’ENI che hanno cercato in qualche modo di giustificare le scelte progettuali, manifestando tuttavia la possibilità di intervenire sulle deficienze.

La segnalazione inviata all’Assessorato ha piena validità anche per il progetto Assemini ma vedo che nessuno ne ha tenuto conto. Mi chiedo se la stessa cosa non accadrà anche per il progetto Porto. Significherà o che nella Regione Sardegna non hanno capito o che se ne saranno fregati.

Concludo osservando che l’impatto determinato dalla connessione in rete di impianti di produzione di scala industriale (utility scale) presenta diversi aspetti che devono essere contrastati dalle strutture produttive convenzionali o in qualche caso da interventi sull’hardware di rete (impianti centralizzati di accumulo elettrochimico) introducendo comunque costi che vanno direttamente sulle bollette di tutti.

Uno di questi è costituito dal fattore di discontinuità della produzione che si traduce in oneri di sbilanciamento. A pensare male non si fa mai male: conviene a tutti gonfiare le bollette?

Lascia un commento