Giorno della memoria: Mi chiedo come fanno gli ebrei sopravvissuti a convivere con i loro ricordi? [di Franco Annunziata]

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Sono nato nel 1941 e conservo un ricordo indelebile dei bombardamenti di Milano, con la fuga in cantina, a rischiare di fare la morte dei topi, nel cuore della notte. Siamo siamo stati sfollati a Viggiù, un paesino non molto lontano da Milano, e mi ricordo di essermi svegliato con i rumori dei bombardamenti su Milano, e il cielo era rosso perchè Milano stava andando a fuoco.

Dopo la guerra vicino a casa mia era un istituto religioso che ospitava i bambini/ragazzi orfani vittime dei bombardamenti: erano i mutilatini di Don Gnocchi che avevano perso gli occhi e le mani o sfigurati dalle esplosioni di ciò che avevano raccolto da terra e che veniva lanciato su Milano dagli aerei anglo-americani, vere e proprie azioni terroristiche contro la popolazione civile.

Mi chiedo come fanno gli ebrei sopravvissuti a convivere con i loro ricordi. Io non riesco a guardare film, fotografie o filmati sui campi di concentramento tedeschi! Metto la testa sotto la sabbia?

I racconti familiari mi dicono di quel periodo della nostra storia, ove cittadini italiani allineati con il regime, riconquistata la verginità, passati al regime democratico, e vissuti bene nel nuovo Stato. E mi dicono di persone passate all’altra parte della barricata, che non solo hanno vissuto bene ma hanno anche assunto comportamenti discriminatori nei confronti di altri loro collaboratori sul posto di lavoro, che magari non condividevano le loro nuove posizioni politiche, divenute fortemente redditizie.

Sappiamo tutti di intellettuali passati alla RSI (errori di gioventù?) e poi, dopo il 25 aprile, passati a sinistra e riveriti ed omaggiati.

In questi giorni si dice di intitolare diversamente alcune vie in alcune città italiane; a oltre settant’anni di distanza vogliamo fare i conti con il passato? Perchè non si sono fatti allora, saldando il debito con chi – pochissimi accademici – aveva fatto una scelta di non corresponsabilità con il regime?

E a proposito di conti quando ci renderemo conto che gli ebrei italiani portati via dalle loro case non sono scomparsi nel nulla improvvisamente ma qualcuno li ha pur visto portar via e forse qualcun altro li ha denunciati? O tutti gli italiani erano “brava gente”?

Tra i miei ricordi, in questa giornata, è la presenza di perduranti pregiudizi a carico degli ebrei. Da ragazzo ho sentio in chiesa, durante la Messa, esprimere giudizi negativi sugli ebrei, soprattutto nel periodo di Pasqua. Non ricordo fino ad oggi di avere sentito espressioni che ricordassero, per esempio durante le omelie, la tragedia che hanno dovuto subire i nostri fratelli maggiori: esiste il silenzio.

Certamente la Chiesa come Istituzione ha preso le distanze, ma il mio ricordo è il silenzio generalizzato quantomeno imbarazzato. Ancora oggi si sente di quel “tirchio di ebreo” detto di un non ebreo e continuiamo con stereotipi di questo tipo.

Oggi credo che dovremmo fare i conti con la nostra storia e con noi stessi. Personalmente condivido la preoccupazione del Rabbino di Roma, a proposito del futuro, e del risorgere di razzismi ed antisemitismi. Anche perchè sotto sotto c’è una forma di fastidio nei confronti di questi ebrei che parlano sempre della loro shoah: “che palle”, e poi cambiano canale!

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