A Olbia vogliono dedicare una scuola alla Sheikha del Qatar [di Nicolò Migheli]
A dirla così sembra un avanzo di carnevale. Una battuta buttata lì tra una fava e un piede di maiale Invece è vera. Settimo Nizzi sindaco di Olbia in un impeto di generosità per gli investimenti che il Qatar sta facendo in Gallura e nella sua città, non trova di meglio che proporre di dedicare la scuola elementare di Maria Rocca alla Sheikha Mozah bint Nasser al-Missned, madre dell’attuale monarca del Qatar. Nizzi non è al suo primo incarico, è già stato sindaco della città gallurese, risulta abbastanza strano che non conosca la disciplina che regola l’intitolazione di vie e luoghi pubblici a personaggi noti. La legge è del 1927, integrata da una Circolare Ministeriale del 1980 la n° 313, stabilisce che i personaggi in questione debbono essere deceduti da almeno 10 anni. Su giudizio di una commissione il termine temporale può essere accorciato per personaggi con meriti particolari. Peraltro, la titolazione di una scuola non è prerogativa di un sindaco ma del consiglio di istituto che non decide da solo ma interpella i vari gradi del sistema gerarchico ministeriale. Supponendo che fosse possibile, quali sono i meriti della Sheikha madre? Le notizie biografiche riportate da Wikipedia dicono: Presidentessa della Qatar Foundation for Education, Science and Community Development. Presidentessa del Supreme Council for Family Affairs dell’Unaoc l’Alleanza delle Civiltà delle Nazioni Unite. Vice-presidentessa del Supreme Education Council dell’Unaoc. Inviata speciale per l’Istruzione di Base e Superiore dell’Unesco. Incarichi di prestigio normali per la madre di un monarca, inusuali magari per una nobildonna dei paesi del Golfo. Su che cosa sia il Qatar su questa rivista se ne scrive fin dal 2014, raccontando dell’affare Mater Olbia che sta distruggendo la sanità sarda e degli altri interessi turistici, edilizi e energetici. Un paese che fa parte degli stati che ispirano e finanziano il terrorismo jihadista, destabilizzatore della Siria e di mezzo Medio Oriente. Molto si è scritto anche sullo stato di schiavitù in cui vengono tenuti i lavoratori edili nepalesi che costruiscono le opere per i Mondiali di calcio del 2022; le centinaia di morti di questi per fatica. Il Qatar è un paese retto da una monarchia assoluta che ha condannato il poeta Al-Ajami all’ergastolo, poi commutato in quindici anni di carcere, per aver scritto: “Ah,quando toccherà a quel paese/il cui stolto sovrano/crede di potersi affidare all’esercito americano/Ah, quando toccherà a quel paese il cui popolo ha vuota la pancia/mentre il suo governo decanta le lodi dello sviluppo della finanza/ Ah, quando toccherà a quel paese/di cui sei cittadino la notte e al mattino dopo ti svegli apolide/ Ah, quando toccherà a quel regime repressivo ed autoritario.” I bambini delle elementari di Maria Rocca dovrebbero avere come modello la regina madre di uno stato autocratico, dove si pratica la poligamia, le donne in stato di subordinazione assoluta a qualsiasi autorità maschile. Un luogo dove ha legittimità una visione oscurantista dell’Islam, si imprigionano i poeti e i lavoratori sono tenuti in schiavitù. Credo che la Giunta Regionale e il sindaco di Olbia sappiano tutto questo, non sono degli ingenui, eppure per ingraziarsi il nuovo padrone non esistano a fare proposte oscene. Su La Vanguardia del 16 di febbraio campeggia un titolo scioccante: ¿Cuándo se jodió Catalunya? La stessa domanda, con egual durezza, la pongo a noi: Quando si è fottuta la Sardegna? Quando l’èlite che ci sgoverna si è venduta agli interessi non sardi, quando ha barattato i beni comuni per il tornaconto personale? Non esiste una data simbolica, è stato un lento scivolare, una cadere irretiti davanti alle perline dell’uomo bianco. Un pensare che noi da soli non abbiamo nessuna possibilità e che solo gli altri possono trarci dall’impaccio. Un’ impossibilità a condurre contrattazioni da eguali, sempre un passo indietro e pronti alla genuflessione. Una condizione antropologica che è diventata culturale fino a innalzare a modello la madre di un satrapo mediorientale. Siamo a questo punto. Nizzi e i suoi con questa operazione mostrano tutta l’ambiguità che possiede la destra, predicano l’allontanamento dei migranti perché neri, di cultura differente, in gran parte musulmani, che avrebbero il disegno di islamizzare l’Europa e la Sardegna; poi aprono le porte, stendono tappeti rossi a chi finanzia il terrorismo. Mai come adesso è chiaro che la grande paura è la povertà dei rifugiati. Per gli extracomunitari ricchi pecunia non olet. Non puzza a tal punto da dedicare loro una scuola. Quando se jodió la Sardegna? Non occorre risposta, la domanda serva per riflettere e agire di conseguenza. C’è ancora, per fortuna, un ottimismo della volontà. |