Futuro della città antica [di Maria Antonietta Mongiu]

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Fu forse Tucidide, politico e storico ateniese del V sec. a.C. il primo che si servì della cultura materiale a supporto della ricostruzione storica. Racconta che la Caria, regione sud occidentale della Turchia, sarebbe stata abitata  in antico da popolazioni dell’Egeo. Erodoto, storico di una generazione precedente,  sulla base di ricostruzioni mitografiche, era convinto dell’origine minoica dei Cari.

Tucidide però aveva formulata la sua teoria adducendo,  come per molti luoghi, dati concreti. Quelli che gli ateniesi contemporanei andavano proponendo da quando, tra il 426 e il 425 a.C., volendo, per motivi religiosi, purificare l’isola di Delo su cui esercitavano la supremazia, “scavarono” le antiche sepolture, asportandone scheletri e corredi per riseppellirli in un’isoletta vicina.

Avrebbero riconosciuto tipologie delle tombe, riti funerari, corredi, comprese le armi, come appartenenti agli abitanti della Caria perché, osservarono, continuavano ad usarli.

Non sorprende che l’archeologia sia stata fondata attraverso un rito come lo furono città o luoghi che avessero un senso per la comunità o che gli inventori  siano stati i greci a cui dobbiamo molto del nostro pensiero. Si trattava a ben riflettere di una pratica interdipendente con l’ innovazione che  diventa consuetudine se si fonda sul passato assoluto, come avrebbe scritto Michail Bachtin.

Nello scavo purificatore degli ateniesi si intravvedono da una parte  gli elementi costitutivi  dell’archeologia: raccolta e classificazione di reperti, confronto, datazione,  attribuzione ad una cultura dall’altra in nuce le discipline di supporto quali, per citarne alcune, antropologia culturale, etnologia, paletnologia  dall’altra ancora l’essenza dell’urbano come luogo delle rovine su cui si ricostruisce, con spogli e riusi, la contemporaneità, tale solo se si riconosce interconnessa con l’archè ovvero con le origini.

La relazione è irreversibile ed esplicita da quando il futuro Carlo III di Spagna promuove gli scavi di Ercolano e Pompei ed insieme riprogetta Napoli e Madrid superando definitivamente l’archeologia antiquaria e del frammento e prospettando che lo stato di salute dell’antico misura nei luoghi quello del  progetto e della visione. Lo stato attuale di Cagliari antica ci interpella sul futuro della città.

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